Suora-avvocato che prega alla Convention democratica: sulla legalità dell’aborto “non ho la conoscenza o l’autorità per decidere”

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Suor Simone Campbell (foto in copertina, con la scialla arcobaleno LGTBQ+, che ormai è diventata la divisa di un certo certo religioso-clericale-attivista, dietro un cartello anti-Trump), che ha pregato alla Democratic National Convention durante la quale alla Presidenza e Vice Presidenza USA furono nominati due notori promotori dell’aborto legale (tra altri questioni anti-cattoliche), ha rifiutato di prendere posizione sulla moralità delle protezioni legale dell’aborto.

Il Presidente pro-vita dei vescovi cattolici elogia il Governo Trump per aver assicurato che l’Assistenza Sanitaria Globale degli Stati Uniti non promuova l’aborto.

Una ricerca del Catholic News Agency ha rilevato, che dei donatori al Network Lobby for Catholic Social Justice di cui Suor Campbell è Direttore esecutivo, hanno legami con la difesa dei diritti legali all’aborto.

Il 19 agosto, in risposta alla domanda di CNA se la sua organizzazione si opponesse alla protezione legale dell’aborto, Campbell ha dichiarato: “Non è questo nostro problema. Questo non lo è. Per questo non ho la conoscenza o l’autorità per decidere. Non è il problema su cui lavoriamo. Sono un avvocato. Dovrei studiarlo più intensamente di quanto ho fatto. La nostra agenda sono le questioni di giustizia economica”.

Durante un’intervista a Democracy Now nel 2016, Suor Campbell si è espressa più direttamente: “Dal mio punto di vista, non penso che sia una buona politica mettere fuori legge l’aborto”.

Per iniziare, invece di rilasciare interviste e pregare in pubblico ad un raduno politico sostenendo il ticket pro-aborto Biden-Harris, potrebbe con profitto studiare il Catechismo della Chiesa Cattolica, in particolare la parte sull’aborto, ai numeri 2270-2275, che inizia così:
“La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita” (2270).
E più avanti:
“Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione:
«I diritti inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte della società civile e dell’autorità politica; tali diritti dell’uomo non dipendono né dai singoli individui, né dai genitori e neppure rappresentano una concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in forza dell’atto creativo da cui ha preso origine. Tra questi diritti fondamentali bisogna, a questo proposito, ricordare: il diritto alla vita e all’integrità fisica di ogni essere umano dal concepimento alla morte».
«Nel momento in cui una legge positiva priva una categoria di esseri umani della protezione che la legislazione civile deve loro accordare, lo Stato viene a negare l’uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando lo Stato non pone la sua forza al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e in particolare di chi è più debole, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto. […] Come conseguenza del rispetto e della protezione che vanno accordati al nascituro, a partire dal momento del suo concepimento, la legge dovrà prevedere appropriate sanzioni penali per ogni deliberata violazione dei suoi diritti»
(2273).

Oppure, se fosse ritenuto troppo complicato studiare il Magistero della Chiesa Cattolica Romana a cui professa di appartenere, la suora avrebbe potuto leggere L’Osservatore Romano [Il giornale della Santa Sede contro le nuove linee guida del governo sulla pillola abortiva: decisione “sconcertante” – 20 agosto 2020], invece di indottrinarsi con i testi del Partito Democratico di Obama-Biden-Harris.

In alternativa, avrebbe potuto prendere conoscenza della Dichiarazione dell’Arcivescovo di Kansas City, Mons. Joseph F. Naumann, Presidente del Comitato per le attività pro vita della Conferenza Episcopale USA: “Il Governo Trump merita i nostri elogi per aver assicurato che il finanziamento dell’Assistenza Sanitaria Globale degli Stati Uniti promuova effettivamente la salute e i diritti umani e non li indebolisca promuovendo l’aborto. Uccidere bambini non nati innocenti e indifesi attraverso l’aborto non è assistenza sanitaria. L’aborto viola il diritto umano più fondamentale del nascituro, il diritto alla vita, e può anche ferire la madre emotivamente e fisicamente. Gli americani riconoscono questa ingiustizia e la stragrande maggioranza di loro si oppone a dare dollari di tasse a organizzazioni che sono più impegnate a promuovere l’aborto che a fornire servizi sanitari” [Testo originale in inglese della dichiarazione: QUI].

Intanto, in attesa di studiare prima di darsi all’attivismo, avrebbe potuto rispondere, per esempio, come ha fatto Jacopo Coghe, il Portavoce di Pro Vita & Famiglia, attivista per i diritti umani, che promuove la Famiglia, la Vita e la libertà educativa (cose che dovrebbe fare Suor Campbell):
“Io non voglio che l’aborto sia illegale,
io vorrei che fosse impensabile.
L’aborto non è assistenza sanitaria.
L’eutanasia non è assistenza sanitaria.
Il suicidio assistito non è assistenza sanitaria.
Uccidere non migliora la salute.
E i veri medici non uccidono.
Sin dal concepimento,
siamo unici e irripetibili!
#ioscelgolavita”.

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