La vita e l’opera di Giovannino de’ Grassi, miniatore, architetto e scultore lombardo

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Alla metà del Trecento, quando ormai in Italia e in Europa si faceva strada la corrente del Gotico Internazionale, in terra lombarda si affermò il miniaturista Giovannino de’ Grassi. L’anno di nascita non è certo, ma è collocato indicativamente al 1350. A Pavia si trovava la scuola di miniaturisti più importante della regione, dove tra l’altro si conservava una delle più prestigiose biblioteche di codici miniati.

Per questo motivo, non dev’essere stato difficile per Giovannino apprezzare e avvicinarsi a quest’arte. La diffusione della miniatura fu favorita anche dal signore di Milano Gian Galeazzo Visconti, attento alla cultura d’oltralpe francese e suo imitatore. Un esempio di come l’influenza francese si rivelò importante agli occhi del Visconti fu l’avvio del cantiere per l’edificazione del duomo di Milano, che chiaramente allude alle costruzioni presenti in area francese.

E proprio nella fabbrica del duomo, a partire dal 1392, troviamo al lavoro Giovannino de’ Grassi. La sua attività di miniatore, oltre che di scultore e architetto, è documentata dal 1370, anno in cui venne incaricato da Gian Galeazzo di decorare l’Offiziolo, libro d’ore destinato alla preghiera del principe.

Giovannino è autore di importantissimi libri di modelli, chiamati taccuini, in cui l’artista riproduceva i soggetti delle opere di artisti famosi, affinché potesse sempre avere presenti, per la sua attività di miniatore, delle figure e un repertorio di immagini abbastanza vasto. Un esempio celebre di come le immagini di questi libricini venissero prese come figure da riprodurre è costituito da un uomo primitivo, disegnato da de’ Grassi e utilizzato come modello per una scultura del duomo di Milano.

I taccuini, oggi visibili in forma di libri, riscossero un notevole successo e, molto probabilmente, si producevano in fogli singoli che solo in un secondo momento venivano riordinati e rilegati in un unico testo. Il taccuino di Giovannino fu realizzato tra il 1380 e il 1400. Oggi, dopo uno studio approfondito, è stato possibile rilevare le figure prodotte dalla mano del maestro e quelle realizzate dai suoi allievi-studenti. Da non sottovalutare, le figure di animali, i taccuini noti come bestiari, che si rivelarono fondamentali per lo studio di bestie esotiche e rapaci che Giovannino deve aver visto e copiato nelle tenute viscontee.

Un’altra opera celebre di Giovannino è un alfabeto in cui le lettere sono decorate e istoriate, formate da figure animali e umane, nel cui interno, a volte, vengono riprodotte scene evangeliche, di cavalieri o soldati che combattono tra di loro, di lotte tra uomini e bestie feroci. Come scrisse Otto Pacht nel suo testo fondamentale per lo studio della miniatura, “La miniatura medievale”, con queste lettere “si cercava di nobilitare l’aspetto della pagina”.

Il taccuino di Giovannino è conservato presso la Biblioteca Civica bergamasca Angelo Mai. Nel 1997, ha subito un intervento di studio diagnostico e di restauro, effettuato dall’istituto fiorentino dell’Opificio delle Pietre Dure.

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