Il progetto per la nuova caserma della Guardia Svizzera Pontificia – da completare entro il 2027 – è sulla giusta via

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«Nessun contrasto poi, dicono alla Fondazione [per il Restauro della Caserma della Guardia Svizzera Pontificia in Vaticano], con la ristrutturazione della Caserma della Gendarmeria. Il portavoce della Fondazione svizzera ha detto che se 20 milioni di euro sono una spesa necessaria per gli alloggi di 58 gendarmi, allora anche un budget di 50 milioni di euro per 137 guardie è “appropriato”. Del resto il progetto della caserma della Guardia Svizzera dovrebbe vedere il completamento nel 2027. C’è tempo perché la Fondazione possa svolgere il suo compito» (Angela Ambrogetti – ACI Stampa, 19 giugno 2020).

Invece, il 12 giugno 2020 la solita arrabattona si prestava a diffondere l’ennesima mezza verità – che crea polemica, discordia e fake news – dal titolo “Papa Francesco boccia la caserma delle Guardie Svizzere e stanzia 20 milioni di euro per quella dei Gendarmi”: “In Vaticano ci sono due caserme da rifare, quella delle Guardie Svizzere e quella dei Gendarmi, ma tra i due progetti al vaglio dei vertici del Vaticano, al momento ne è passato solo uno. Nell’ultima riunione per l’approvazione del bilancio della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano è stato annunciato lo stanziamento di 20 milioni di euro per rifare la caserma dei gendarmi. Anche le Guardie Svizzere avrebbero voluto iniziare a costruire una nuova caserma per i loro soldati e per questo si sono rivolti al Papa chiedendo se fosse disposto a finanziare l’impresa ma Francesco al momento ha risposto picche. La risposta arrivata da Santa Marta è stata chiara. Solo se agli svizzeri riusciranno a raccogliere autonomamente i 50 milioni di euro preventivati potranno avviare i lavori, in caso contrario le casse d’Oltretevere non si apriranno”. Il progetto del Governatorato per la nuova caserme del Corpo della Gendarmeria tratterebbe di un ampliamento e una ristrutturazione dell’edificio esistente che include anche la vecchia redazione dell’Osservatore Romano che da settembre “lascerà liberi gli storici locali” (la redazione del giornale del Papa si dovrà trasferire nel Palazzo Pio, il palazzo storico della Radio Vaticana davanti a Castel Sant’Angelo, dove ora ci sono le redazioni della Direzione editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.

Le “informazioni” riportate, le erano fatte arrivare dalla sua solita “fonte interna” al Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che conosciamo già.

La verità è che Dott. Domenico Giani aveva già fatto fare per la nuova caserma del Corpo della Gendarmeria S.C.V. un progetto da alcuni professionisti ed aveva recepito anche alcuni possibili “sponsor”, sopratutto negli USA. Con gli scandali e le sue “dimissioni” da Comandante, gli importi preventivati, sembra che non sono rimasti più molti. Dott. Giani aveva molte amicizie personali e dopo la sua uscita di scena, alcuni di questi sponsor non sarebbero stati più molto inclini a donare.

Per quanto riguarda il Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, il progetto per una nuova caserma fu avviato già dal predecessore del Colonnelo Christoph Graf (Comandante dal 7 febbraio 2015), il Colonello Daniel Rudolf Anrig (Comandante dal 19 agosto 2008 al 31 gennaio 2015). Papa Francesco ha sempre detto che non avrebbe concesso somme dello Stato della Città del Vaticano, ma che la GSP avrebbe dovuto provvedere in proprio. Il progetto è stato fatto da uno studio ticinese (Studio Durisch+Nolli di Lugano).

Il Papa ha concesso a sempre più Guardie Svizzeri di poter mettere su famiglia e quindi di sposarsi. Inizialmente, le Guardie Svizzeri si potevano convolare a nozze solo se era disponibile un appartamento all’interno della Caserma, poi all’interno della Città del Vaticano ed ora abitano anche nelle immediate vicinanze dello Stato della Città del Vaticano, ma in appartamenti dell’APSA, totalmente a carico dell’APSA in quanto considerate abitazioni di servizio (con costi abbastanza ingenti tra ristrutturazioni ed affitti mancati). In questo, le Guardie Svizzeri sono stati accontentati, ma per quanto riguarda la Caserma i soldi devono essere recepiti in autonomia. Anche il 12 novembre 2018 nell’Udienza avuta prima da Papa Francesco e poi dal Cardinal Segretario di Stato Pietro Parolin, fu ribadito al Presidente di turno della Confederazione Svizzera Alain Berset, che i fondi andavano cercati in Svizzera. Il Governo della Confederazione si era inizialmente proposto ad aiutare in parte la Fondazione, ma la proposta non è stata appoggiata a maggioranza (come noto, in Svizzera non tutti sono “a favore” del sostegno a questo esercito, che è comunque considerato un grande vanto).

La Fondazione per il Restauro della Caserma della Guardia Svizzera Pontificia in Vaticano “zVg Stiftung Renovation Kaserne” – il Comitato di patrocinio della Fondazione per il finanziamento della nuova Caserma della Guardia Svizzera è presieduto da Doris Leuthard, già consigliera federale della Svizzera – si sta spendendo molto per racimolare fondi ma si è ancora lontani dall’ingente somma necessaria.

La Fondazione per il Restauro della Caserma della Guardia Svizzera Pontificia in Vaticano è stata creata a Soletta in Svizzera nell’autunno 2016. Il suo unico obiettivo è il rinnovo degli edifici delle caserme e delle altre infrastrutture della guardia. La Fondazione è sotto il controllo della Confederazione e del Cantone di Soletta. Con il suo scopo pubblico e caritatevole, il suo status di fondazione esente da imposte è riconosciuto. Al raggiungimento del suo scopo (o in caso di cessazione del progetto), la Fondazione per il restauro della caserma verrà sciolta; il suo patrimonio rimanente verrà trasferito alla Fondazione della Guardia Svizzera Pontificia.

Il primo progetto prevedeva l’abbattimento totale dei tre stabilì che compongono oggi il Quartiere degli Svizzeri nella Città del Vaticano, ma la Sovrintendenza vaticana ha vietato l’abbattimento dello stabile che affaccia sul confine Vaticano, perché “patrimonio artistico”. C’è chi dice che questo sia solo un pretesto, perché di fatto le strutture risalgono agli anni ‘30 e non hanno un particolare “valore” o pregio artistico. Inoltre, negli incontri avuti con i tecnici del Governatorato S.C.V., questi si sono mostrati abbastanza scettici sul fatto che la gestione dei lavori (e sopratutto l’amministrazione dei fondi) dovesse restare in mano svizzera.

Questo è uno dei requisiti posti dalla Fondazione perché il Governatorato, sopratutto nei servizi infrastrutturali, non gode di buona reputazione. Sopratutto quando si tratta di “soldi degli altri”, le spese lievitano come i tempi dei cantieri. Basti pensare a quanto il Governatorato spende ogni anno per le manutenzioni in modo scellerato. Quando era Segretario Generale del Governatorato S.C.V., l’Arcivescovo Carlo Maria Viganó (il 4 aprile 1998 nominato Delegato per le Rappresentanze pontificie nella Segreteria di Stato, il 16 luglio 2009 viene trasferito all’ufficio di Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, il 19 ottobre 2011 è nominato Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d’America) aveva messo un bel freno a questa prassi, ma dopo di lui le cose sono tornate ad andare nel “verso sbagliato”. Anche per questo un progetto che inizialmente era partito spedito, iniziò a rallentare.

Ovviamente, lo Stato della Città del Vaticano (e quindi il Papa) avrebbe coperto parte degli alloggi per le famiglie duranti il tempo della costruzione della nuova caserma, con dei moduli prefabbricati nella zona della Fontana della Galea, poco distante dal Cortile del Belvedere, mentre le famiglie sarebbero state ospitatate in appartamenti dell’APSA tra via di Porta Angelica e Borgo, per la durata degli anni che un progetto simile porta con se.

Poco prima del 2000 fu fatto un “restyling” della Caserma degli alabardieri svizzeri, mettendo soppalchi, aria condizionata, telefono ed internet in ogni stanza. Ma si tratta comunque di 20 anni fa, mentre la Caserma dei gendarmi e molto più datata, senz’altro non più rimandabile. Ad ogni modo, il progetto per la nuova caserma degli svizzeri – altrettanto necessaria – è fermo, in attesa dei soldi necessari. Ma, ovviamente c’è sempre chi vuole trovare la polemica in tutto, sulla base di veline fabbricate da coloro che buttano il sasso ma nascondono la mano dietro l’anonimato. Dunque, il progetto non è stato bocciato, ma si è solo arenato per alcuni motivi e uno di questi è proprio il modo di amministrare i soldi raccolti all’esterno.

Sul progetto per la nuova caserma della Guardia Svizzera Pontificia ho scritto un anno fa, sulla mia pagina Facebook (non avevo ancora aperta questa mia rubrica “Blog dell’Editore” su Korazym.org), il 24 aprile 2019 (QUI) e il 5 maggio 2019 (QUI).

Con l’occasione segnalo anche un articolo della Televisione Svizzera del 1̊ agosto 2018, che ripercorre le tappe precedenti: QUI.

Informazioni dettagliate e complete si trovano sul sito Internet della Fondazione per il Restauro della Caserma della Guardia Svizzera Pontificia in Vaticano “zVg Stiftung Renovation Kaserne”: “Restauro della Caserma della Guardia Svizzera Pontificia del Vaticano. Fondazione per il Restauro della Caserma della Guardia Svizzera Pontificia del Vaticano”.

Infine, condivido volentieri l’articolo di ieri che segue, con delle informazioni precise ed aggiornate, a firma di Angela Ambrogetti, Direttore di ACI Stampa e di Korazym.org.

Il progetto per la nuova caserma della Guardia Svizzera prosegue con successo
La Fondazione che raccoglie i fondi e gestisce il progetto nega che ci sia mai stato uno stop
di Angela Ambrogetti
CITTÀ DEL VATICANO , 19 giugno, 2020 / 5:00 PM (ACI Stampa).-
“Il progetto per la nuova caserma della Guardia Svizzera è sulla giusta via. Tanta buona volontà e molto impegno! Siamo fiduciosi che nemmeno la crisi sanitaria ci fermerà nell’ avviare del progetto. Un grazie di cuore a tutti coloro che apprezzano questa particolarissima presenza svizzera nel cuore della Città del Vaticano. Ieri, oggi e domani”.
La dichiarazione è di Doris Leuthard Ex consigliera federale Presidente del Comitato di patrocinio della Fondazione per il finanziamento della nuova Caserma della Guardia Svizzera.
Nel primo numero della newsletter “Cronaca dalla Caserma” di maggio 2020 i donatori hanno un quadro chiaro della situazione. Che smentisce le voce su una frenata del progetto.

Come riporta la agenzia kath.ch i promotori del progetto per il nuovo edificio della caserma per la Guardia Svizzera Pontificia affermano che si tratta di una informazione sbagliata. Non è vero dicono, che il progetto sia stato rifiutato dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano piuttosto non è ancora stato sottoposto alla Commissione, ha detto un portavoce della fondazione.
Gli architetti stanno attualmente lavorando al progetto della nuova facciata. Riguardo alla campagna di finanziamento, avviata solo l’autunno scorso, nonostante l’interruzione per il coronavirus ha raccolto finora 5 milioni di franchi svizzeri (4,67 milioni di euro).
Di questi sono stati 2 milioni già investiti. Dato che le fasi della costruzione sono previste fino al 2026, “il finanziamento è a buon punto”.
Nessun contrasto poi, dicono alla Fondazione, con la ristrutturazione della Caserma della Gendarmeria. Il portavoce della Fondazione svizzera ha detto che se 20 milioni di euro sono una spesa necessaria per gli alloggi di 58 gendarmi [*], allora anche un budget di 50 milioni di euro per 137 guardie è “appropriato”.
Del resto il progetto della caserma della Guardia Svizzera dovrebbe vedere il completamento nel 2027. C’è tempo perché la Fondazione possa svolgere il suo compito.

[*] Questo numero “58″ si trova già nell’articolo sul Messaggero del 12 giugno 2020: “Archiviato il restyling della caserma degli svizzeri, alla riunione dei cardinali, c’è chi però ha annunciato che verrà avviata a breve la costruzione della caserma dei Gendarmi, visto che esiste un progetto per rimettere a nuovo i locali «in cui dormono 58 persone con letti a castello avendo a disposizione solo 6 bagni e 4 docce» «in una situazione igienico sanitaria precaria»”.
Fatto è che i gendarmi che usufruiscono della caserma non sono 58. Il Corpo della Gendarmeria ad oggi ha raggiunto quasi quota 190 effettivi, considerate le assunzioni degli ultimi anni. Solo gli allievi gendarmi per il tempo di due anni dormono in caserma. Terminati i due anni, se confermati nel ruolo, gli allievi divenuti effettivi lasciano la caserma. Non si possono fare paragoni sotto il profilo dei “residenti in caserma” tra i due corpi, perché nessun gendarme vive nella caserma a differenza delle guardie svizzere alle quali, se sposate, viene assegnato loro un un’appartamento nella caserma svizzera o nello SCV (es. via San Luca) dove vivono con la moglie e i figli, mentre le guardie svizzere “single” vivono in caserma.
La Gendarmeria voleva da sempre ottimizzare gli spazi: fare uno scavo per creare un parcheggio sotterraneo per le molte auto di servizio e quelle personali, adattare la sala operativa, possibilmente trasferire il Comando e i vari uffici dal Palazzo del Tribunale in Piazza Santa Marta e poi gli ambienti per le camere dei gendarmi. Giani inoltre voleva che gli ufficiali vivessero o potessero vivere stabilmente in caserma, ma pare che questa ipotesi sarebbe stata bocciata già tempo fa.
I gendarmi “cittadini vaticani” previsti fino a pochi mesi fa erano solo due, il comandante e il vice comandante. Per il comandante era prevista una abitazione nello Stato della Città del Vaticano, per il vice comandante no, con la sola eccezione che quando Giani arrivò nel 1998, con la nomina di vicario gli fu assegnata l’abitazione dove si trova tuttora. Il vice comandante ha sempre vissuto fuori dallo Stato della Città del Vaticano, perché anche se prevista la cittadinanza vaticana per lui, non è prevista alcuna residenza interna.
Ora oltre ad esserci un Papa regnante e un Papa emerito nella Città del Vaticano, c’è con Giani anche un comandante uscente “cacciato” fuori dal Corpo della Gendarmeria ma non fuori dall’abitazione assegnata al comandante e non cacciato fuori dal Vaticano; c’è con Gauzzi un comandante entrante che in realtà ancora non ha una abitazione interna e che ad oggi è residente fuori dallo Stato della Città del Vaticano. E questo è un fatto insolito, perché – per evidenti motivi di servizio – il Comandante del Corpo della Gendarmeria dovrebbe abitare all’interno dello stato.
Se tutte le Guardie Svizzeri per motivi di servizio sono cittadini vaticani e i gendarmi non lo sono (almeno non tutti), da pochi mesi c’è una novità assoluta, che sin dal 1970 è senza precedenti. La cittadinanza vaticana è stata estesa anche ai gradi inferiori di vice comandante: Papa Francesco ha nominato cittadini vaticani (oltre al comandante e al vice comandante, che già avevano cittadinanza vaticana) anche al primo dirigente e ai dirigenti, compresi i commissari. Quindi, dall’ottavo livello amministrativo sino al ruolo di comandante, i gendarmi vaticani sono oggi cittadini vaticani.
La domanda che in molti si fanno è perché solo alcuni gendarmi sono cittadini vaticani, se tutti sono in servizio nel medesimo corpo? Ci sono gendarmi di serie A e gendarmi di serie B?
Ma la questione è anche un altra, il Corpo della Guardia Svizzera Pontificia fa capo alla Segreteria di Stato, mentre il Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano fa capo al Governatorato S.C.V., facendo fa parte di una delle sette Direzioni, che ognuno ha un direttore, che è cittadino vaticano. Ora per i dipendenti della Gendarmeria di ottavo e nono livello è stata prevista la cittadinanza vaticana, ma per gli altri dipendenti del Governatorato S.C.V. dell’equivalente livello no. Tutto ciò appare davvero un paradosso. Questo è il vero paragone da fare oggi, poiché chi veste di bianco ha esteso la cittadinanza vaticana fino ai gendarmi con il ruolo di commissario (ottavo livello amministrativo). Se le Guardie Svizzere sono tutti cittadini vaticani perché i gendarmi no? La cosa giusta sarebbe o tutti o nessuno, ma evidentemente ci sono due pesi e due misure anche in questo senso.
Per quanto riguarda la caserma del Corpo della Gendarmeria, la stessa non è mai stata residenza di nessun gendarme almeno dal 1970 ad oggi, da quando la Gendarmeria Pontificia (costituito e denominato “Corpo dei Carabinieri Pontifici” da Pio VII nel 1816, con la restaurazione dello Stato della Chiesa, a seguito del Congresso di Vienna, dopo il crollo dell’Impero Napoleonico) è stata sciolta il 14 settembre 1970 da Paolo VI, trasformata in un nuovo “Ufficio Centrale di Vigilanza”. Poi, il 25 marzo 1991 mutò nuovamente la denominazione in “Corpo di Vigilanza dello Stato della Città del Vaticano”, per ricevere il 2 gennaio 2002 l’attuale denominazione di “Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano”, su richiesta di Camillo Cibin a Giovanni Paolo II.
I più significativi ammodernamenti strutturali negli ultimi anni nella caserma della Gendarmeria sono stati l’inserimento della Sala Operativa, che è stata attivata negli anni ‘90 da Cibin e perfezionata da Giani, il quale l’ha contestualizzata in un nuovo ramo del Corpo della Gendarmeria, il COS (Centro Operativo di Sicurezza) dal quale dipende tutta la sicurezza tecnologica e di video sorveglianza affidata alla Gendarmeria.
Con il “caso Gabriele” (Vatileaks 1) sono state anche ristrutturate le celle di sicurezza, rese conformi agli standard internazionali. Attualmente le celle confortevoli sono due, ma alla luce degli ultimi accadimenti giudiziari appaiono poche. Infatti, per i dieci giorni di detenzione di Torzi e considerato che non vi sono notizie diverse che Mons. Cappella sta scontando la sua condanna a 5 anni in altro luogo, le celle della Gendarmeria erano al completo.
Sotto il Comando di Giani è stato dato ampio spazio anche all’Associazione Gendarmi in Congedo, per i quali dalla Valle d’Aosta è stata fatta arrivare una vera e propria baita alpina, costata 60 mila euro e costruita sul posto dietro la cappella di San Pellegrino, nascosta da sguardi indiscreti in uno spazio all’aperto, che si trova accanto alla struttura della caserma della Gendarmeria. Si tratta di uno spazio nel quale trovano un luogo ricreativo i gendarmi in pensione, che hanno aderito all’Associazione Gendarmi in Congedo [Staff del Blog dell’Editore].

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