S.C.V. emergenza coronavirus Fase 3 – Disperato bisogno di Musei Vaticani, di cuori e di vita, di soldi

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“Nel 2015, il bilancio della Santa Sede presentava un disavanzo di 12,4 milioni di euro, mentre il bilancio della Città del Vaticano aveva profitti per 59,9 milioni di euro. Secondo un comunicato stampa della Santa Sede, i Musei Vaticani hanno generato la maggior parte dei guadagni. La pubblicazione non specificava quanto fosse l’impatto dei Musei Vaticani nell’amministrazione della Città del Vaticano. Un calcolo approssimativo basato sul numero di biglietti venduti suggerisce che i Musei Vaticani portano ogni anno circa 101 milioni di euro nelle casse del Vaticano. Due mesi di mancati ricavi ammontano a circa 16.940.000 euro. Tuttavia, questo numero non tiene conto dei profitti generati dai negozi dei Musei Vaticani e dai singoli tour. La perdita è piuttosto elevata, considerando che i dipendenti continuano a ottenere i loro stipendi. Per questo motivo, l’amministrazione dello Stato della Città del Vaticano ha avviato una drastica revisione della spesa” (Andrea Gagliarducci – CNA, 5 maggio 2020).

Comunicazione di servizio del “Blog dell’Editore”
Ringraziamo i nostri “lettori e sostenitori pontifici” nello Stato della Città del Vaticano e alla Santa Sede delle preziose informazioni che ci inviano e ricordiamo a chi ne avesse il desiderio, che da oggi si può inviare le segnalazioni opportune per il “Blog dell’Editore” tramite E-mail QUI.

Si comprende l’importanza del turista quando il turista non c’è e non paga il prezzo del biglietto. Ma i servizi che vengono dati ai turisti non sono stati sempre all’altezza e non sono sempre stati davvero completi. I turisti troppo spesso sono stati trattati come portafogli ambulanti. In questa nuova era che si affaccia, in questo nuovo orizzonte di tour operator e di visite guidate da Fase 3, lo Stato della Città del Vaticano, oltre a potenziare le visite online, dovrà prestare sempre maggiore attenzione alla persona, al turista, al visitatore, al dipendente. Perché se è vero che i servizi devono ripartire, devono ripartire garantendo la sicurezza di tutti.

Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano che gestisce i Musei Vaticani, con competenze anche sulla parte museale delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, attraverso il Vescovo Fernando Vérgez Alzaga, Segretario Generale dello stesso, prova a definire in una intervista rilasciata a Vatican News – segue il testo integrale – il nuovo orizzonte lavorativo dello Stato della Città del Vaticano, in particolare della macchina da soldi, che misura 7 km di struttura cinquecentesca e che conta per l’anno 2019 circa 7 milioni di visitatori all’attivo, la struttura vaticana prossima alla riapertura di tutti i servizi, dove una parola è d’obbligo, “sicurezza”, che seguendo le linee guida della Direzione di Sanità ed Igiene S.C.V. verrà assicurata a tutti.

Vérgez spiega in modo accorato la necessità di far ripartire la macchina dei servizi, in particolare quella dei Musei Vaticani, definiti struttura economicamente solida, che garantisce la sopravvivenza dello Stato della Città del Vaticano. Il Segretario Generale del Governatorato S.C.V. si sofferma analizzando gli scorsi mesi, dove le istituzioni vaticane hanno voluto defilarsi e affrontare l’isolamento con un profilo basso e discreto. Aggiungiamo noi, un profilo talmente discreto quasi da voler nascondere i casi Sars-CoV-2 positivi presenti nello Stato della Città del Vaticano e alla Santa Sede. È una situazione che non viene affrontata nell’intervista rilasciata ai media vaticani, ma che secondo noi è una questione centrale alla luce della volontà di tornare ad una normalità lavorativa e di erogazione di servizi, che dovrà essere raggiunta gradualmente, imparando a considerare un nuovo modo di vivere il lavoro e un nuovo modo di erogare un servizio.

Questo “Blog dell’Editore, sin dai primi giorni di marzo 2020, ha predicato nel deserto della comunicazione istituzionale della Santa Sede, per tutto il periodo dell’ emergenza, dando informazioni spesso in esclusiva proprio sui casi Sars-CoV-2 positivi S.C.V./Santa Sede. In particolare, nelle ultime comunicazioni è stato confermato dalle fonti interne, che i casi coronavirus positivi S.C.V./Santa Sede superano quota 100, con la percentuale più alta dei contagi proprio tra i mille dipendenti dei Musei Vaticani.

Sarebbe stato interessante capire come il Governatorato S.C.V. si pone davanti alla gestione di questo problema oggettivo, considerato che la comunicazione ufficiale dei casi coronavirus positivi S.C.V./Santa Sede è sempre stata – non a caso – incompleta, lacunosa e impantanata nella melma di regime. Sarebbe interessante capire come si pone di fronte a questo problema oggettivo, il Deus ex machina, il vero imperatore dei Musei Vaticani, Don Paolo Nicolini, mangiafoco e mangiadipendenti.
Augurando ai lavoratori vaticani di ricevere i DPI necessari e di essere messi in sicurezza in ogni settore e per ogni servizio.
Ricordiamo – come abbiamo riferito – che proprio ieri sera alle ore 19.00 le Guardie Svizzeri e i Gendarmi S.C.V in servizio agli ingressi dello Stato, a cui erano state consegnate mascherine e guanti chirurgici il 4 maggio per i soli servizi agli ingressi dello Stato, hanno tolto tali DPI, senza alcuna spiegazione ufficiale (oggi i DPI vengono di nuovo indossati, agli ingressi… da verificare stasera alle 19.00 cosa succede).

Ricordiamo inoltre che è risaputo che alla Domus Sanctae Marthae – come abbiamo riferito e ripetuto – né le Guardie Svizzere, né i Gendarmi vaticani, né tantomeno i dipendenti, inservienti, receptionisti, camerieri e addetti ai lavori, utilizzano mascherine e guanti per espressa richiesta di chi veste di bianco, che afferma che bisogna “dire le cose come sono”, cosa che il “Blog dell’Editore” ha sempre fatto, senza che alla Domus sia cambiato nulla nella sostanza.

Un fatto è certo, se riaprono i Musei Vaticani dal 18 maggio 2020 – come da nostre informazioni, data non confermata da Vérgez – e altri servizi dello Stato della Città del Vaticano, i dipendenti e visitatori dovranno indossare i DPI e lo dovranno fare tutti i dipendenti S.C.V. e Santa Sede, anche alla Domus Sanctae Marthae, Guardie Svizzere e Gendarmi S.C.V. compresi. Altrimenti, tutto ciò appare senza senso. Poiché il virus non è un essere pensante che decide di evitare di colpire qualcuno di sua iniziativa, ma è un organismo che tende a riprodursi e agisce come tale.

Nella speranza di non dover tornare più sull’argomento, speriamo che si cambi veramente registro e rotta della nave da crociera Domus ancorata nel porto di Santa Marta. Nella certezza che l’esperienza dell’isolamento abbia insegnato molto in termini di umiltà, siamo fiduciosi che in questa alba della nuova era anti Covid-19 non ci saranno più riforme da vetrina, come non ci saranno misure anti Covid-19 da vetrina. Perché, se così non fosse, “ci rivedremo all’inferno” (cit.).

L’intervista

Vérgez: così i Musei Vaticani si preparano a riaprire
Intervista con il Segretario generale del Governatorato: “Guardiamo avanti con fiducia”. A breve la riapertura al pubblico in condizioni di sicurezza e su prenotazione. Durante il lockdown alcune attività sono continuate
di Alessandro De Carolis
Vatican News, 9 maggio 2020

I tour virtuali vanno potenziati, ma “abbiamo un grande bisogno di realtà, un disperato bisogno. Non dimentichiamolo che a rendere vivi i Musei sono le persone e solo l’esperienza reale del Museo rende le persone vive. La virtualità non potrà mai sostituire la realtà: per godere dell’arte ci vogliono occhi e cuore”. Lo afferma il vescovo Fernando Vérgez Alzaga, Segretario generale del Governatorato della Città del Vaticano in questa intervista con Vatican News. Si avvicina la data della riapertura dei musei in Italia e anche i Musei Vaticani si preparano ad aprire nuovamente i battenti, spiega Vérgez, “si potrà accedere solo su prenotazione” e indossando la mascherina.

I Musei Vaticani, quasi 7 milioni di visitatori nel 2019, come tutti i Musei sono stati costretti a chiudere al pubblico. Come avete organizzato il lavoro in questi giorni di chiusura forzata? Come stanno procedendo le attività?
R. – Abbiamo chiuso le porte al pubblico consapevoli del fatto che la salvaguardia della salute venga prima di tutto. Per questo, nell’ultimo mese e mezzo si è deciso di mandare avanti solo quelle attività che noi chiamiamo essenziali e per le quali è stato sufficiente convocare una trentina di dipendenti al giorno. Una percentuale molto bassa se Lei considera che la “famiglia” dei dipendenti e collaboratori dei Musei conta quasi mille persone tra custodi, storici dell’arte, restauratori personale amministrativo e delle diverse società di servizi. Nelle ultime due settimane abbiamo cominciato, piano a piano, a riprendere anche altre attività. Ci serve soprattutto per dare modo e tempo al personale di abituarsi ai nuovi protocolli di sicurezza e verificare sul campo gli inevitabili aggiustamenti di “tiro” di fronte ad uno scenario inedito e complesso qual è quello nel quale, da tempo, siamo tutti immersi.

Come ha affrontato il Museo questa crisi e come fronteggerà la crisi economica dei prossimi mesi?
R. – Prima di tutto c’è stata la preoccupazione di garantire lo stipendio a tutto il personale. Un’attenzione questa che è espressione della ferma volontà del Santo Padre. In secondo luogo, abbiamo subito provveduto a tagliere tutte le spese non urgenti. Come in ogni buona famiglia ora è il momento di risparmiare ed eliminare il superfluo, di fare qualche sacrifico, attendendo tempi migliori. Per quel che riguarda il futuro posso dire che i Musei Vaticani sono un’istituzione solida, anche da un punto di vista economico. Questo ci consente di guardare avanti con fiducia.

In questi giorni abbiamo assistito a un incremento del pubblico digitale, normale dal momento che siamo tutti costretti a casa. Avete pensato di intensificare la vostra comunicazione in questo ambito?
R. – Questi due mesi sono stati per noi i mesi del silenzio. Abbiamo visto Papa Francesco solo in una Piazza San Pietro deserta. Tutti i giorni vediamo le sale e le gallerie dei Musei vuote di persone. Il silenzio richiama la preghiera. Per questo abbiamo preferito stare un po’ in disparte, ridurre la nostra comunicazione al minimo e dare una testimonianza in questo senso. Comunque sia, per chi avesse voluto e lo voglia ancora, sul sito web ufficiale proponiamo numerosi tour virtuali dei Musei, compresa la Cappella Sistina. Da qualche mese è, inoltre, attivo un profilo Instagram ufficiale @vaticanmuseums dove ogni giorno presentiamo un’opera delle collezioni pontificie. In particolare, in questo ultimo periodo, lo abbiamo fatto anche in collaborazione con Vatican News. Mi lasci però dire una cosa: abbiamo un grande bisogno di realtà, un disperato bisogno. Non dimentichiamolo che a rendere vivi i Musei sono le persone e solo l’esperienza reale del Museo rende le persone vive. La virtualità non potrà mai sostituire la realtà: per godere dell’arte ci vogliono occhi e cuore, non schermi da toccare (o almeno, non solo quelli!).

I Musei italiani si preparano ad aprire i battenti nelle prossime settimane. Voi siete pronti?
R. – Non abbiamo ancora una data certa riguardo la riapertura. La preparazione parte prima dall’interno. Abbiamo attivato dei protocolli sanitari per il personale addetto: all’arrivo viene misurata la temperatura corporea e consegnati guanti e mascherine. La Direzione di Sanità ed Igiene del Governatorato ha trasmesso un decalogo riguardante norme di igiene e di social-distancing che siamo tutti invitati a seguire scrupolosamente. Per il pubblico in entrata stiamo completando l’installazione di alcuni termoscanner per il rilevamento della temperatura. Si potrà accedere ai Musei solo con una prenotazione. Questo ci consentirà di scaglionare gli ingressi durante l’orario di apertura. I visitatori dovranno essere muniti di mascherina. Nel voucher di conferma della prenotazione e nel sito web si troveranno tutte le indicazioni necessarie, quando sarà il momento.

In questa Fase 2 si presume che, almeno all’inizio, i vostri ospiti siano i cittadini della capitale o, al massimo, i residenti nel Lazio. Avete pensato a qualcosa di particolare per loro?
R. – Sarà con tutta probabilità così, almeno in un primo periodo, e per questo stiamo ragionando su una possibile variazione degli orari di apertura cercando di favorire visite pomeridiane e serali, in particolare nel fine settimana. Mi piacerebbe che questo momento di difficoltà si trasformasse in un’opportunità. Mi rivolgo proprio a loro facendo mie le parole del Prof. Antonio Paolucci, già direttore dei Musei Vaticani: “Romani, riappropriatevi dei vostri Musei. I Musei Vaticani nascono come i Musei della città di Roma”. Quale occasione migliore per visitarli nelle prossime settimane?

Sarà possibile visitare anche i Giardini Vaticani?
R. – Certamente sì! Se riapriamo le nostre porte non vogliamo sacrificare alla comodità organizzativa l’esperienza dei nostri ospiti. Se si riapre, si riapre tutto quanto possibile. Il lento ritorno alla normalità, al quale aneliamo, pretende, secondo me, di essere creativi per evitare che tutto si riduca ad una semplice questione di immagine, piuttosto fasulla. Chiaramente anche per le visite dei Giardini ci saranno modalità diverse, che sapranno tenere in conto le esigenze cui sopra accennavo e quindi si interverrà, anche in questo caso, su orari ed altri aspetti. In questo senso, aggiungo che riprenderanno anche le attività turistiche, museali e culturali presso il complesso delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo che, per volontà del Santo Padre, sono affidate proprio ai Musei Vaticani. In questo caso è presumibile pensare che si preferirà concentrare le attività nel fine settimana, quando la classica gita fuori porta – che oggi ci appare quasi come un lusso – potrebbe diventare occasione ideale per cogliere la straordinaria opportunità di visitare la residenza estiva dei Papi e gli splendidi Giardini di Villa Barberini. Il sole caldo e bellissimo di questi giorni sembra proprio invitarci a questo!

Quanti visitatori pensate di ricevere nei prossimi mesi finché la crisi sanitaria non sarà terminata?
R. – Se una cosa ci ha insegnato questa pandemia è che bisognerebbe evitare di fare previsioni che si spingano più in là di due giorni. Battute a parte. In questi anni abbiamo imparato che nel mondo del turismo è fondamentale mantenere un rapporto costante e di fiducia con i tour operator. Il confronto con loro è determinante per conoscere in anticipo le dinamiche del mercato di settore, così come per la scelta e lo sviluppo dei progetti e delle iniziative di accoglienza. Anche insieme a loro stiamo ora cercando di capire cosa potrà succedere nel prossimo futuro, ma non è semplice e quello dei tour operator è un settore in grande difficoltà al momento. Grati di questo rapporto di fiducia reciproca non abbiamo esitato neanche un momento a rimborsare immediatamente i biglietti da loro acquistati in precedenza e rimasti invenduti. Speriamo possa servire anche per evitare scelte dolorose per le tante persone che lavorano in quel mondo. Dobbiamo poi capire bene come rapportarci ad eventuali gruppi di visitatori, che nelle attuali contingenze sono quelli più difficili da gestire. È un argomento importante questo, anche perché chiama in causa il lavoro prezioso delle guide turistiche, delle quali spesso ci si dimentica ma che stanno attraversando un momento molto difficile. Se ci saranno gruppi e se i musei li accoglieranno le guide avranno più facilità di lavorare e credo che dobbiamo tenere presente, per quanto possibile, questa equazione. Chiaramente per molto tempo non sarà possibile accogliere comitive numerose, però un segnale, seppur minimo, credo che bisognerà darlo. Certamente dovremo tutti accettare una diminuzione dei componenti del singolo gruppo, altrimenti sarebbe ingestibile. Vedremo come sarà possibile farlo, ci vorrà tempo e pazienza però proveremo a fare il massimo sotto ogni aspetto.

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