Papa Francesco descrive il buon Pastore

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“Ancora una volta vorrei esprimere la mia vicinanza agli ammalati di Covid-19, a quanti si dedicano alla loro cura a tutti coloro che, in qualsiasi modo, stanno soffrendo per la pandemia. Desidero, nello stesso tempo, appoggiare e incoraggiare la collaborazione internazionale che si sta attivando con varie iniziative, per rispondere in modo adeguato ed efficace alla grave crisi che stiamo vivendo.

E’ importante, infatti, mettere insieme le capacità scientifiche, in modo trasparente e disinteressato, per trovare vaccini e trattamenti e garantire l’accesso universale alle tecnologie essenziali che permettano ad ogni persona contagiata, in ogni parte del mondo, di ricevere le necessarie cure sanitarie”.

Così, dopo la recita del Regina Coeli dal palazzo apostolico, papa Francesco ha pregato per i malati di coronavirus ed ha ricordato che oggi è la Giornata nazionale per i bambini vittime di violenza:

“Rivolgo un pensiero speciale all’Associazione ‘Meter’, promotrice della Giornata nazionale per i bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza. Incoraggio i responsabili e gli operatori a proseguire la loro azione di prevenzione e di sensibilizzazione delle coscienze al fianco delle varie agenzie educative. E ringrazio i bambini dall’Associazione che mi hanno inviato un collage con centinaia di margherite colorate da loro”.

Prima della recita del Regina Coeli il papa aveva ricordato che oggi è la giornata delle vocazioni, riprendendo il vangelo del ‘buon Pastore’, che invita ad ascoltare la ‘voce’: “Queste diverse voci risuonano dentro di noi. C’è la voce di Dio, che gentilmente parla alla coscienza, e c’è la voce tentatrice che induce al male. Come fare a riconoscere la voce del buon Pastore da quella del ladro, come fare a distinguere l’ispirazione di Dio dalla suggestione del maligno?

Si può imparare a discernere queste due voci: esse infatti parlano due lingue diverse, hanno cioè modi opposti per bussare al nostro cuore. Parlano lingue diverse. Come noi sappiamo distinguere una lingua dall’altra, possiamo anche distinguere la voce di Dio e la voce del maligno.

La voce di Dio non obbliga mai: Dio si propone, non si impone. Invece la voce cattiva seduce, assale, costringe: suscita illusioni abbaglianti, emozioni allettanti, ma passeggere. All’inizio blandisce, ci fa credere che siamo onnipotenti, ma poi ci lascia col vuoto dentro e ci accusa… 

La voce di Dio, invece, ci corregge, con tanta pazienza, ma sempre ci incoraggia, ci consola: sempre alimenta la speranza. La voce di Dio è una voce che ha un orizzonte, invece la voce del cattivo ti porta a un muro, ti porta all’angolo”.

Ed ha delineato due panorami, che queste due ‘voci’ prediligono: “La voce di Dio e quella del tentatore, infine, parlano in ‘ambienti’ diversi: il nemico predilige l’oscurità, la falsità, il pettegolezzo; il Signore ama la luce del sole, la verità, la trasparenza sincera…

Prestiamo attenzione alle voci che giungono al nostro cuore. Chiediamoci da dove arrivano. Chiediamo la grazia di riconoscere e seguire la voce del buon Pastore, che ci fa uscire dai recinti dell’egoismo e ci conduce ai pascoli della vera libertà. La Madonna, Madre del buon Consiglio, orienti e accompagni il nostro discernimento”.

Nella messa mattutina dalla cappella di Santa Marta papa Francesco ha pregato per i ‘buon pastori’ di questo tempo particolare, che sono sacerdoti e medici: “Questo mi fa pensare a tanti pastori che nel mondo danno la vita per i fedeli, anche in questa pandemia, tanti, più di 100 qui in Italia sono venuti a mancare.

E penso anche ad altri pastori che curano il bene della gente: i medici. Si parla dei medici, di quello che fanno, ma dobbiamo renderci conto che, soltanto in Italia, 154 medici sono venuti a mancare, in atto di servizio. Che l’esempio di questi pastori preti e ‘pastori medici’, ci aiuti a prenderci cura del santo popolo fedele di Dio”.

Nell’omelia il papa ha sottolineato che il gregge riconosce la voce del buon Pastore: “Ma quando c’è un buon pastore che porta avanti, c’è proprio il gregge che va avanti. Il pastore buono ascolta il gregge, guida il gregge, cura il gregge. E il gregge sa distinguere fra i pastori, non si sbaglia: il gregge si fida del buon Pastore, si fida di Gesù”.

Ed ha descritto le caratteristiche del buon Pastore: “Soltanto il pastore che assomiglia a Gesù dà fiducia al gregge, perché Lui è la porta. Lo stile di Gesù deve essere lo stile del pastore, non ce n’è un altro… Uno dei segni del buon Pastore è la mitezza. Il buon pastore è mite. Un pastore che non è mite non è un buon pastore. Ha qualcosa di nascosto, perché la mitezza si fa vedere come è, senza difendersi.

Anzi, il pastore è tenero, ha quella tenerezza della vicinanza, conosce le pecore ad una ad una per nome e si prende cura di ognuna come se fosse l’unica, al punto che quando torna a casa dopo una giornata di lavoro, stanco, si accorge che gliene manca una, esce a lavorare un’altra volta per cercarla e [trovatala] la porta con sé, la porta sulle spalle.

Questo è il buon pastore, questo è Gesù, questo è chi ci accompagna tutti nel cammino della vita. E quest’idea del pastore, quest’idea del gregge e delle pecore, è una idea pasquale. La Chiesa nella prima settimana di Pasqua canta quel bell’inno per i nuovi battezzati: ‘Questi sono gli agnelli novelli’, l’inno che abbiamo sentito all’inizio della Messa. E’ un’idea di comunità, di tenerezza, di bontà, di mitezza. È la Chiesa che vuole Gesù, e Lui custodisce questa Chiesa”.

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