Dio non ha creato il male. Il male è l’assenza di Dio

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“Si quidem deus est, unde malo? Bona vero unde, si non est? – Se Dio esiste, da dove viene il male? Ma da dove viene il bene, se Dio non esiste?” (Boezio, De consolatione philosophiae).

Il male è solo privatio boni (assenza di bene), come in discordia, ingiustizia, e la perdita di vita o di libertà. Il male è il risultato dell’assenza dell’amore di Dio nel cuore degli uomini.

La consolazione filosofica

Alcuni filosofi hanno sostenuto che l’esistenza del male sia logicamente incompatibile con un Dio con tali caratteristiche. Il tentativo di risolvere la questione in questi contesti è stata storicamente una delle preoccupazioni principali della teodicea (la “giustizia di Dio”, un ramo della teologia che studia il rapporto tra la giustizia di Dio e la presenza nel mondo del male, anche indicata come teologia naturale e nel XIX secolo limitatamente alla cultura francese, come teologia razionale).

Tra le risposte elaborate vi sono degli argomenti secondo cui il vero libero arbitrio non può esistere senza la possibilità del male, che l’uomo non può comprendere Dio, che la sofferenza è necessaria per la crescita spirituale o che il male è la conseguenza di un mondo decaduto. Altri sostengono che Dio non sia onnipotente o buono, o entrambe le cose, oppure che Dio non esista.

Un esempio di una formulazione del problema del male è spesso attribuito a Epicuro:
1. Se un dio onnipotente e perfettamente buono esiste, allora il male non esiste.
2. C’è il male nel mondo.
3. Quindi, un dio onnipotente e perfettamente buono non esiste.

Questo argomento si presenta nella forma logicamente valida del modus tollens. In questo caso, P è “Dio esiste” e Q è “non c’è il male nel mondo”.

Dal momento che non è chiaro esattamente come l’antecedente della prima premessa del “argomento di Epicuro” comporti il conseguente, sono state proposte altre versioni successive, per esempio:

1. Dio esiste.
2. Dio è onnipotente, onnisciente e perfettamente buono.
3. Un essere perfettamente buono vorrebbe prevenire tutti i mali.
4. Un essere onnisciente conosce tutti i modi in cui i mali possono venire generati.
5. Un essere onnipotente, che conosce tutti i modi in cui un male può venire generato, ha il potere di impedire che il male venga generato.
6. Un essere che conosce tutti i modi in cui un male può venire generato, che è in grado di impedire a tale male di esser generato, e che vuole farlo, impedirebbe la generazione di questo male.
7. Se esiste un essere onnipotente, onnisciente, e perfettamente buono, allora non esiste il male.
8. Il male esiste (contraddizione logica).

Il filosofo cristiano Peter Kreeft ha fornite alcune risposte al problema del male e della sofferenza, dicendo:
1. Dio può utilizzare a breve termine mali per beni a lunga portata.
2. Dio ha creato la possibilità del male, ma non il male stesso.
3. Il libero arbitrio è stato necessario per il bene più grande del vero amore. Essere onnipotenti non significa essere in grado di fare ciò che è logicamente contraddittorio, per esempio, dando la libertà senza alcuna potenzialità per il peccato.
4. La sofferenza di Dio e la sua morte in Croce ha realizzato il suo supremo trionfo sul diavolo.
5. Dio usa la sofferenza per rafforzare il carattere morale (Cfr. Apostolo Paolo nella Lettera ai Romani, Capitolo 5).
6. La sofferenza può avvicinare le persone a Dio.
7. La “risposta” ultima alla sofferenza è Gesù stesso, il quale – più di qualsiasi spiegazione – è la nostra reale necessità.

Un racconto esplicativo (senza attribuirlo… male, dicendo il vero)

“Un giorno, un professore ateo sfidò i suoi alunni e chiese: ‘Dio ha fatto tutto ciò che esiste?’.
Uno studente rispose coraggiosamente: ‘Sì l’ha fatto’.
‘Proprio tutto?’, chiese il professore.
‘Sì proprio tutto’, rispose lo studente.
‘Allora Dio ha fatto anche il male giusto? – rispose il professore – Perché il male esiste’.
Lo studente non seppe rispondere e restò in silenzio.
Il professore era visibilmente soddisfatto di aver provato ancora una volta che la fede era un mito.
All’improvviso un altro studente alzò la mano e chiese: ‘Posso farle una domanda professore?’. ‘Il freddo esiste?’.
‘È chiaro che esiste – rispose il professore -. Non hai mai sentito freddo?’.
‘In realtà il freddo non esiste, secondo le leggi della fisica, ciò che noi consideriamo freddo nella realtà è assenza di calore, che fa in modo che tale corpo ha e trasmette energia. Lo zero assoluto è l’assenza totale e assoluta del calore, tutti i corpi rimangono inerti, incapaci di reagire. Ma il freddo non esiste. Noi abbiamo ceato questo termine per descrivere come ci sentiamo quando manca il calore’.
‘E l’oscurità?’, continuò lo studente.
‘Esiste’, rispose il professore.
‘Di nuovo, professore, si inganna: l’oscurità è l’assenza totale di luce. Possiamo studiare la luce, ma non l’oscurità. Il prisma di Newton scompone la luce bianca nei suoi vari colori, secondo la lunghezza d’onda’.
E infine lo studente chiese: ‘E il male, professore, esiste il male? Dio non creò il male. Il male è l’assenza di Dio nei cuori delle persone. L’assenza dell’amore, dell’umanità e della feda. L’amore e la fede sono come il calore e la luce, la loro assenza produce il male’.
Questa volta era il professore che restò in silenzio” (Anonimo).

Per evitare di attribuire male e cadere nel falso

Ho riportato il racconto di cui sopra, perché è significativo e perché viene citato – e attribuito male – molto in questo tempo.

E prima che qualcuno commenta che non è anonimo, ma di Albert Einstein, faccio presente che nessuno ne riporta una fonte, nessuno ha idea di dove e quando Einstein avrebbe riportato questo racconto. Ma viene comunque condiviso – senza una minima di verifica – come “di Einstein”, non solo nei social e nei messaggi, ma anche su giornali e riviste “seri”). Ci sono molte altre frasi (falsamente) attribuite a Einstein, come per esempio l’aforisma che segue (anche questo considerato azzeccato per il tempo che corre…):

“Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolata allora da una generazione di idioti” (Anonimo).

Riporto questa citazione, perché altrettanto significativa. Però, anche questa citazione può essere attribuita a Einstein, perché non c’è nessun riscontro.

Ciononostante, molte citazioni simile vengono condivise come sue, senza preoccuparsi di fare un minimo di verifica (costerebbe 30 secondo su Google, e visto che tempo ne abbiamo, perché sprecarlo in condivisioni scellerati che fanno perdere tempo a gente come me, che non ho tempo da perdere e il mio tempo ha un valore inestimabile, per me?). Visto che si trovano online o sono state condivise – “forward” – attraverso la messaggistica elettronica (quante volte ho letto questa giustificazione, ed è come con il Coronavirus, “debole” ma letale per l’ignoranza e per la velocità frenetica, a causa della connessione planetaria del mondo moderno) come “di Einstein” e, quindi, “significa che sono vere”. Questo dimostra quanto poco la gente si soffermi a verificare una news. E allora, le fake news si diffondono viralmente, più velocemente del Coronavirus – perché in assenza di DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) intellettuali – e quello che è falso si trasforma in verità. Non perché si ripete il falso in modo virale, che per questo diventa anche vero. Anche se si continua a dire falsamente (come Spadaro) che 2+2=5, rimane vero che 2+2=4 (e neanche 3).

A proposito, il falso non esiste, è l’assenza della verità.

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