La preghiera a san Giovanni Paolo II per i malati di coronavirus

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Questa sera l’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, mons. Claudio Giuliodori, ha condotto la preghiera mariana dalla cappella ‘san Giuseppe Moscati’ del Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma per iniziativa della Cei, conclusa dalla  supplica a san Giovanni Paolo II nel giorno della morte.

Dall’ospedale, che accoglie contagiati da Covid-19, è stata rivolta una preghiera per tutti coloro che sono nella sofferenza e nell’isolamento a causa della malattia, per i familiari che vivono momenti di profonda amarezza non potendo assistere né portare conforto ai propri cari ricoverati, per quanti ci hanno lasciato, spesso senza neppure un estremo saluto, affinché il Padre celeste li accolga nella sua infinita misericordia.

In particolare mons. Giuliodori ha invocato l’aiuto del Signore per il personale sanitario impegnato a contrastare sul territorio e negli ospedali gli effetti devastanti della pandemia: “Vogliamo esprimere anche la più sentita gratitudine agli operatori sanitari, che in questi giorni, ci stanno offrendo un esempio luminoso di che cosa significa spendere la vita per gli altri e prendersi cura di chi è nella prova assumendo fino in fondo lo stile e lo spirito del Buon Samaritano”.

E nella supplica a san Giovanni Paolo II l’assistente ecclesiastico generale ha rivolto una supplica al papa santo: “Tu che 25 anni fa ci hai donato l’Evangelium vitae aiutaci ad amare e servire ogni vita umana, a partire da quelle che sono più indifese, emarginate, sfruttate, scartate… e in particolare a prenderci cura, oggi, di quelle che per il contagio sperimentano la fragilità, l’isolamento e la morte”.

Nei misteri luminosi del Rosario è stata letta uno scritto di san Giuseppe Moscati, il medico santo di Napoli: “Quali che siano gli eventi, ricordatevi di due cose: Dio non abbandona nessuno. Quanto più vi sentite solo, trascurato, vilipeso, incompreso, e quanto più vi sentirete presso a soccombere sotto il peso di una grave ingiustizia, avrete la sensazione di un’infinita forza arcana, che vi sorregge, che vi rende capaci di propositi buoni e virili, della cui possanza vi meraviglierete, quando tornerete sereno. E questa forza è Dio!”

E dalla testimonianza di suor Bartolomea Capitanio, cofondatrice delle ‘Suore della carità’, note come ‘Suore di Maria Bambina’, esempio delle religiose e dei religiosi che ‘stanno vicino ai malati, ai disabili e agli anziani’, nei luoghi dove i più fragili restano persone, è stato letto il suo ‘metodo di vita’:

“I Poveri ammalati, ed infermi saranno veramente la delizia del mio cuore. Avrò sommo impegno nell’assistere gli ammalati dell’Ospitale; mi impiegherò quanto le mie deboli forze permetteranno per il loro ben essere: riguarderò in loro e negli altri poveri la persona stessa di Gesù Cristo, perciò tutto quel che potrò fare in loro favore lo farò volentieri. Non guarderò a fatica, a tempo, ad incomodo, procurerò d’imparare ai vostri piedi il vero modo di giovar loro, e voi aiutate la povera vostra serva”.

Al termine del Rosario, mons. Claudio Giuliodori, davanti alla statua che si trova nel piazzale antistante il Policlinico Universitario, ha elevato una supplica a san Giovanni Paolo II nell’anniversario della sua nascita al Cielo:

“Mentre l’umanità è sconvolta da una pandemia di immani proporzioni ci rivolgiamo a te san Giovanni Paolo II che da questo luogo hai dato al mondo una luminosa testimonianza di come, con fede e fiducioso abbandono in Dio, si possono affrontare le prove e le malattie.

Tu che 25 anni fa ci hai donato l’ ‘Evangelium vitae’, aiutaci ad amare e servire ogni vita umana, a partire da quelle che sono più indifese, emarginate, sfruttate, scartate e in particolare a prenderci cura, oggi, di quelle che per il contagio sperimentano la fragilità, l’isolamento e la morte.

Tu che tante volte e per lunghi giorni hai condiviso in questo ospedale il soffrire umano e ne hai illuminato il significato con la ‘Salvifici doloris’ sostieni gli operatori sanitari in questo momento di gravoso e immenso sacrificio perché siano per tutti i malati segno di Gesù medico premuroso e salutare.

Tu che hai concluso i giorni della tua vita terrena abbracciato alla croce e senza più parole hai fatto risplendere sul tuo volto quello del Crocifisso fa che vivendo con fede questo tremendo calvario della pandemia, sappiamo contemplare, sorretti dalla Divina Misericordia, la luce del Risorto.

Tu che hai affidato la tua vita a Maria con il motto Totus tuus, insegnaci a camminare con lei, donna dei dolori e della speranza, perché imparando a stare sotto la croce non venga mai meno la certezza che lo Spirito Santo effuso dal suo Figlio Gesù farà nuove tutte le cose e che dopo i giorni della sofferenza verranno quelli della consolazione”.

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