Papa positivo o Papa negativo, la Domus non è più luogo sicuro. Supplica al Papa, nel tempo della prova

Condividi su...

“A quanto apprende da fonti vaticane ilfattoquotidiano.it, è stato subito fatto il tampone al Pontefice e a tutti gli altri ospiti della struttura. Tutti sono risultati negativi. Nella residenza del Papa sono subito scattate tutte le misure previste per sanificare gli ambienti comuni e per tutelare tutti i pochi ospiti rimasti. In primis ovviamente Francesco che, in via precauzionale, non sta più mangiando nella mensa comune di Casa Santa Marta, bensì nella sua stanza, la camera 201, al secondo piano dell’edificio. Al momento, non è stata presa in considerazione l’ipotesi che il Papa possa essere trasferito in un ambiente più sicuro per limitare ulteriormente i contatti” (Francesco Antonio Grana – Ilfattoquotidiano.it, 26 marzo 2020).

Il viaggio del Crocifisso miracoloso dalla Chiesa di San Marcello al Corso in Roma a piazza San Pietro per la preghiera di Papa Francesco per chiedere la fine della pandemia (Foto di Francesco Antonio Grana).

Avevo pronto da questa mattina l’articolo che segue, in attesa come di un segno di vita – Coronavirus permettendo – di una comunicazione della Santa Sede in riferimento alle informazioni che escono dalla Domus Sanctae Marthae*****, la residenza del Santo Padre, da fonti interni certi.
Il mio atteggiamento rispettoso e cortese verso l’istituzione a cui ho dato quasi 30 anni della mia vita, con abnegazione e nel senso più nobile di servizio, non va messo in discussione. Nel contempo posso assicurare, che le condizioni di agonia nelle quali la comunicazione della Santa Sede è stato portato da rottamatori e asfaltatori incompetenti e superbi negli ultimi anni, mi procura grande tristezza e profonda angoscia. Soprattutto, mi sento mortificato di dover alzare la voce come in un deserto, dal 7 marzo 2020, nel supplicare la Santa Sede di portare nostro Papa in un luogo sicuro, per il bene di se stesso, dei suoi collaboratori più stretti, dei suoi servitori, del Popolo di Dio alla guida del quale è stato posto dal Signore.

In accordo con lo staff di questa mia rubrica (personale) “Blog dell’Editore”, ho posto come limite per la pubblicazione le ore 17.30, Vigilia del giorno della preghiera di supplica con Papa Francesco in Piazza San Pietro, per chiedere al Signore la fine della pandemia, domani venerdì 27 marzo 2020 alle ore 18.00, alla presenza del Crocifisso di San Marcello al Corso in Roma. Un antico e venerato crocifisso in legno del XV secolo, ritenuto dagli studiosi come il più realistico di Roma, che sopravvisse a un incendio, salvò Roma dalla peste e, abbracciato da San Giovanni Paolo II, segnò il momento più forte della “Giornata del perdono” del Grande Giubileo dell’Anno Santo 2000.

Non essendo pervenuto nessuna comunicazione dalla comunicazione della Santa Sede che non comunica, abbiamo decidere di pubblicare.

Papa positivo o Papa negativo (ma una parola al riguardo dalla comunicazione della Santa Sede che non comunico non abbiamo ancora sentito, non lo sappiamo), che la Domus Sanctae Marthae***** non è più un luogo sicuro, lo capirebbe anche un bambino. La Domus dovrebbe essere chiusa, come è chiusa al pubblico la Palazzina del Belvedere dopo la sanificazione del 6 marzo u.s. Tutto chiuso fino a nuova comunicazione. Entrano solo addetti ai lavori. La Domus Sanctae Marthae***** è stata costruita per ospitare i 120 cardinali elettori in un Conclave. Infatti, ha 120 stanze e considerando i dipendenti che ci lavorano possiamo affermare che almeno 100 persone (e ci teniamo molto bassi) ci vivono quotidianamente in quel palazzo, che non e più sicuro. Andrebbe chiuso e i residenti isolati preventivamente, confinati nelle loro stanze come nelle navi da crociera in quarantena (ormai, dopo alcune settimane di Coronavirus, si è visto che lo smart working a casa si può fare).

La Domus praticamente è un’estensione della Segreteria di Stato, perché in tempo ordinario e non di Conclave, i residenti in gran parte sono monsignori che lavorano nella Segreteria di Stato. Ora con cosa possiamo paragonare la Domus nella Città del Vaticano, non dico altri hotel a cinque stelle, visto che non vi sono altri hotel tout court? Sicuramente c’è una struttura con cui fare il paragone, cioè il Palazzo della Canonica di San Pietro che si differenzia dalla Domus perché non e un albergo e non ha spazi comuni come ristorante, reception, saloni per la colazione, pranzo e cena, saloni e salotti per riunioni. Nella Canonica vivono nei loro appartamenti canonici della Basilica di San Pietro. Ma come mai al Palazzo della Canonica non ci sono problemi di Covid-19? Perché ognuno rispetta l’isolamento nel proprio appartamento, senza entrare e uscire, rientrare e riuscire, come si fa nella Domus, dove le abitudini e i modi di vita non sono cambiate. Quindi, la bomba a orologeria è sempre pronta a esplodere.

Si fa prima a dire cosa è ancora aperto nello Stato della Città del Vaticano, perché è tutto chiuso, tranne l’Annona (il supermercato delle generi alimentari), la Farmacia Vaticana e la Basilica di San Pietro (perché l’Arciprete Cardinale Angelo Comastri continua a dire, che la Basilica è aperta). È tutto chiuso. Solo qualche amministrazione lascia un personale ridotto al minimo all’interno, come per esempio lo IOR, per le operazioni istituzionali. Ma è tutto chiuso.

Alle famiglie dei dipendenti vorremmo far sapere cosa il Papa ha intenzione di comunicare, perché i dipendenti che lavorano tutt’oggi alla Domus non sono tutelati. E nessuno parla di loro, della loro tutela e delle loro famiglie. Il Papa parla spesso di famiglie, ma alle famiglie dei dipendenti della Domus chi ci pensa? Al momento tutto dimostra, che il Papa alle famiglie dei dipendenti della Domus non ci pensa affatto.

Per la bomba a orologeria – che farà presto altre boom! – è solo questione di tempo. Il prossimo contagiato alla Domus magari sarà una “fonte attendibile” di certi vaticanisti (che fanno ovviamente il loro mestiere – finalmente mi viene a dire, con rammarico, e qualcuno anche giocando sporco – in presenza di una comunicazione della Santa Sede che non c’è). E se il virus colpisce la fonte, stop alle comunicazioni irrituali, perché la fonte è della Domus, sta dentro la Domus.
Questo è sicuro ed è solo questione di tempo.
#ilvirusnonhafretta
#ilvirusaspetta
#ilvirusnonperdona


Postilla

La supplica del mio staff al Papa
nel tempo della prova.
Che faccio mia

Avverto, che ora non ci vogliono scoop o notizie, ma che ci vogliono riflessioni, perché siamo sull’orlo dell’abisso e ogni singolo cristiano deve salvare il Papa. È il dovere di ogni singolo cristiano.

Da cristiano non ho paura in questo tempo difficile, perché sono nelle mani del Signore. Dio è con me sempre, anche fuori dalle chiese chiuse. Dio è con me nel buio del mio isolamento.

Caro Papa Francesco, in questo tempo difficile non ho paura. E non chiedo a Dio di aiutarmi a vincere questa paura in questo tempo difficile.

Chiedo a Dio di donarmi l’umiltà di morire a me stesso per comprendere che sono vulnerabile e non invincibile.

Chiedo a Dio di donarmi l’intelligenza di saper cambiare il mio modo di vivere e non mettere con la mia condotta a rischio i miei affetti più cari, i mie amici più veri, i miei colleghi di lavoro.

Chiedo a Dio di donare al Papa quell’umiltà che serve ad accettare i suggerimenti di chi ha l’arduo compito di proteggerlo e di curare la sua sicurezza.

Chiedo a Dio che il Papa sia umile ed ascolti nel silenzio della sua stanza 201, chi gli suggerisce saggiamente di allontanarsi dalla Domus, per raggiungere un luogo isolato e sicuro come il Palazzo Apostolico o ancora meglio la Residenza presso le Ville pontificia di Castel Gandolfo.

Sin dal 2013 abbiamo capito che Papa Francesco sarebbe stato un Papa di prossimità al popolo di Dio, di contatto con il popolo di Dio. Abbiamo visto anche i schiaffetti sulle mani di questo Popolo di Dio.

Quindi, probabilmente per il Papa l’esperienza che lo fa soffrire di più è la solitudine. Ma non la solitudine quando si ritira in preghiera o quando la sera la luce della sua stanza 201 alle 21.35 si spegne e alle 4.30 si accende. La solitudine che Papa Francesco teme di più è dover accettare la solitudine come possibile condizione umana, nella quale si trova la sicurezza della propria salute e la speranza del proprio futuro.

Papa Francesco, vuoi continuare nel tuo pontificato anche dopo la scia di distruzione portata dal Covid-19? Se vuoi continuare ad essere il Pontefice di tutti noi – e noi lo vogliamo – offri al Signore il tuo atto di umiltà, nella solitudine e nell’isolamento. Noi saremo sempre uniti nel Signore e nella preghiera, perché ora esiste un’unica priorità, restare in vita. Esiste un’unica e sola priorità, restare vivi.

Papa Francesco, prova a pensare ad una tua malattia e ad una tua eventuale dipartita in questo momento. Metteresti la chiesa di fronte al baratro di un Conclave di anziani cardinali chiusi in una Cappella Sistina che potrebbe diventare la loro tomba, perché il virus può andare ovunque sai. Sì, ovunque, anche nella Cappella Sistina e non verrà fermato ne dai gendarmi ne dalla guardie svizzere, né dai più avanzati sistemi di sicurezza tecnologica… l’amuchina in quantità industriale non servirà a niente. Il virus può andare ovunque.

Caro Papa Francesco, non mettere la Chiesa davanti l’orlo dell’abisso. Fai un passo indietro rispetto al virus, altrimenti nessuno potrà salvarti.

Nessuno.

Aggiornamento 26 marzo 2020 ore 18.53

Prendo atto del fatto, che finalmente, dopo 18 giorni di letargo, alcuni vaticanisti si sono svegliati e si sono buttati su una linea che abbiamo tracciato sin dal 7 marzo 2020. Ora che altri ci seguono – finalmente, ovviamente senza citare Korazym.org (l’etica professionale, quella sconosciuta) – sono comunque contento, forse servirà a qualcosa.

Però, preferirei non avere ragione su alcune intuizioni che avverto, perché alcuni scenari, se diventassero reali, starebbero a significare una tragedia per tutti. Al Domus c’è ormai un via vai per accertamenti. Basta solo uno dei monsignori che si aggrava e succede l’imponderabile. Ahimè, è scenario probabile.

[traduzione italiana di lavoro dall’originale inglese]
NOTIZIE DAL MONDO
26 marzo 2020 / 18:53
Il Vaticano prepara un piano di emergenza contro il coronavirus in un’affollata residenza papale
Philip Pullella
CITTÀ DEL VATICANO (Reuters) –
Il Vaticano sta conducendo test per il coronavirus su dozzine di sacerdoti che vivono nella stessa residenza di Papa Francesco e stanno preparando piani di emergenza per spostare i malati diagnosticati altrove, secondo quanto è riferito da una fonte della Santa Sede.
Le mosse arrivano diversi giorni dopo un prete che vive nella residenza di Santa Marta e lavora nella Segreteria di Stato è risultato positivo al virus ed è stato ricoverato in ospedale in Italia.
La fonte vaticana era uno dei numerosi funzionari che hanno espresso preoccupazione per una possibile riacutizzazione nella residenza in cui il Papa ha vissuto dalla sua elezione nel 2013.
La moderna residenza, che ha 130 camere e suite e uno staff di circa 30 persone, ospita anche dozzine di sacerdoti che continuano a lavorare nei principali dipartimenti vaticani.
Mentre il Vaticano ha messo in atto procedure per arginare la diffusione del coronavirus all’interno della città-stato, alcuni funzionari affermano che potrebbero non essere sufficienti e ritengono che potrebbe essere necessario un arresto totale.
“Santa Marta potrebbe essere una bomba in attesa di esplodere”, ha detto uno dei funzionari, che hanno tutti parlato a condizione di anonimato perché non sono autorizzati a discutere della questione.
Francesco è risultato negativo per il coronavirus due volte nelle ultime settimane, secondo i media italiani. Il Vaticano non ha commentato tali rapporti.
Attualmente ci sono circa 50 residenti permanenti a Santa Marta, che è gestito come un hotel e ha smesso di accettare prenotazioni per visitatori temporanei all’inizio di questo mese.
Circa la metà dei residenti è stata sottoposta a test mercoledì e l’altra metà è stata testata giovedì, secondo una fonte, aggiungendo che il piano è di spostare coloro che risultano positivi in un hotel gestito dalla Chiesa per i pellegrini a Roma. Anche altri alti funzionari vaticani che vivono altrove all’interno della città-stato sono stati sottoposti al test, secondo un altro.
La preoccupazione è che i sacerdoti vadano tra Santa Marta, i loro lavori nei dipartimenti vaticani, e talvolta vanno a Roma.
“Lo considero un problema potenzialmente grave per la salute pubblica”, ha affermato un funzionario.
Fino a poco tempo fa, Francesco mangiava nella sala da pranzo comune, ma da un po’ di tempo mangia nella sua suite, ha detto un funzionario.
Francesco ha 83 anni e una parte di uno dei suoi polmoni è stato rimosso a seguito di una malattia quando era un giovane.
Una fonte che entra regolarmente nella residenza afferma che sono state prese precauzioni come l’incoraggiamento del distanziamento sociale e la disponibilità di disinfettanti per le mani.
Dal 6 marzo, il Vaticano ha emesso almeno cinque avvisi o decreti che rispecchiano i passi compiuti in Italia, il paese più colpito in Europa, con oltre 8.000 morti da giovedì.
Includono raccomandazioni per comunicare telefonicamente anche con persone nello stesso ufficio, alternando turni e incoraggiando più lavoro possibile da casa.
Ma la maggior parte degli uffici vaticani è ancora aperta, sebbene con uno staff ridotto, e alcuni dicono che dovrebbero essere chiusi.
“La Chiesa continuerà senza che la Curia romana funzioni per alcune settimane”, ha detto un funzionario, usando il nome dell’amministrazione centrale del Vaticano.
“Questa politica per tenere aperti tutti gli uffici è preoccupante. Il mio dipartimento può essere chiuso per mesi senza alcun danno “, ha detto un altro.
Francesco ha cancellato le apparizioni pubbliche e sta conducendo le sue udienze generali attraverso la televisione e Internet. Ma riceve ancora circa cinque funzionari vaticani al giorno, secondo il suo calendario ufficiale.

Free Webcam Girls
151.11.48.50