Mille anni di papa Gregorio VII

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“Quello che desideriamo è la pace, ma la pace di Cristo, pace non solamente con voi che Dio ha posto al più alto fastigio, ma con tutti gli uomini. E desideriamo con tutto il cuore e con tutta l’anima nostra che siano riconosciuti i diritti di tutti”:

così scriveva papa Gregorio VII all’imperatore Enrico IV, che ha fatto da sfondo all’apertura dell’Anno Gregoriano, indetto dalla diocesi di Sovana, Pitigliano e Orbetello per celebrare i 1.000 anni dalla nascita di Ildebrando da Sovana; una ricorrenza che la diocesi ricorderà solennemente per tutto l’anno.

Papa Gregorio VII, rigoroso sui principi, (con la lotta alla simonia e al concubinaggio nel clero) fu anche un innovatore, dando inizio a quella che sarà chiamata la ‘lotta delle investiture’, con la quale rivendicò con forza il diritto di nominare i vescovi, sottraendolo all’imperatore.

Durante il pontificato è riuscito a mettere in atto una profonda Riforma della Chiesa, svolgendo un ruolo importante nella lotta per le investiture, che lo pone in contrasto con l’imperatore Enrico IV, famoso per aver emanato il ‘Dictatus Papae’. Tra i suoi maestri c’è anche Giovanni Graziano, che diviene poi papa Gregorio VI. Quando l’imperatore Enrico III depone Gregorio VI e lo esilia in Germania, nel 1047, Ildebrando lo segue.

La sua permanenza e formazione in Germania è molto importante per la sua successiva attività ecclesiale. Nel 1047, dopo la morte di Gregorio VI, trascorre 2 anni nell’abbazia di Cluny. Ritornato a Roma, gli vengono conferiti importanti incarichi grazie al sostegno di Leone IX. Nel 1059, alla morte di papa Leone è nominato arcidiacono. Da quell’anno è uno dei personaggi più influenti dell’intera corte pontificia.

All’epoca di papa Gregorio la Chiesa è minacciata da una grave crisi interna dovuta al disordine e alla corruzione del clero ed alle investiture laiche concesse agli ecclesiastici che disgregano l’unità stessa della Chiesa, che papa Gregorio VII affronta con grande tenacia, ma la questione delle investiture lo coinvolge in una grande lotta con l’Imperatore Enrico IV.

Scomunicato, l’imperatore si presenta a Canossa a piedi nudi, vestito con il saio del penitente, per chiedere in ginocchio a papa Gregorio VII l’assoluzione. Quando però l’ha ottenuta e ha superato le difficoltà da cui in Germania il suo potere imperiale è stato messo in crisi, torna nuovamente contro il papa. Così l’imperatore Enrico IV, scomunicato dal papa, entrò trionfalmente a Roma nel 1084, costringendo Gregorio a barricarsi a Castel Sant’Angelo.

Infine papa Gregorio VII trascorse gli ultimi anni della sua vita a Salerno, dove consacrò la Cattedrale e verso la fine dell’anno convocò il suo ultimo concilio, in cui rinnovò la scomunica contro Enrico IV e Clemente III, l’antipapa eletto dall’imperatore. Il 25 maggio 1085 papa Gregorio morì e sulla sua tomba fu scolpita la frase: ‘Ho amato la giustizia e ho odiato l’iniquità: perciò muoio in esilio’.

Lo storico Ovidio Capitani scriveva nel 1965 sulla ‘Rivista di storia e letteratura religiosa’ che con la sua morte “scompariva la figura più vigorosa che la Chiesa d’Occidente avesse conosciuto da molti secoli; la misura della sua stessa incrollabile energia è data proprio dalla sua determinazione di portare al diapason tutte le tensioni che una lunga e complessa crisi, non solo ecclesiastico-religiosa, ma di tutte le strutture della società europea, specie in Germania e nell’Italia settentrionale, aveva sprigionato”.

Ed in occasione della ricorrenza il vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello, mons. Giovanni Roncari, ha scritto una lettera ai fedeli per ricordare la millenaria ricorrenza, che culminerà con l’udienza di papa Francesco nel ricordo del “grande papa che ha combattuto per la libertà della chiesa e delle sue istituzioni, per la vita apostolica del clero combattendo la simonia e altri peccati che macchiavano la vita dei sacerdoti, dei monaci e del popolo cristiano.

Nei libri di storia sia civile che della chiesa si parla di riforma gregoriana comprendendo con questo termine una serie di personaggi e avvenimenti che caratterizzano la chiesa medievale, e che lasciano tracce profonde nelle epoche successive”.

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