Papa Francesco ai giapponesi: la Sophia suscita speranza

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Papa Francesco è ripartito per l’Italia, salendo a bordo dell’aereo che da Tokyo lo ha portato a Roma-Fiumicino, dopo il saluto ai vescovi e alle delegazioni e l’omaggio floreale da parte di due ragazze in abiti tradizionali, sono state alcune delle ultime immagini, prima del decollo.

Thailandia e Giappone sono state le tappe del viaggio, scandito da otto giorni di incontri, cerimonie, celebrazioni e testimonianze per confermare nella fede i due popoli asiatici e, in particolare, per levare la voce contro ‘il flagello’ dell’abuso e lo sfruttamento dei più piccoli e poveri, l’immoralità dell’uso e del possesso delle armi atomiche e incoraggiando i giovani a ‘costruire un futuro basato sulla cultura della fraternità’.

Subito dopo la partenza in aereo da Tokyo, papa Francesco ha fatto pervenire all’imperatore del Giappone, Sua Maestà Imperiale Naruhito, un telegramma di ringraziamento per l’accoglienza: “Partendo dal Giappone, rinnovo il mio profondo apprezzamento a Vostra Maestà, ai membri della famiglia imperiale e a tutto il popolo giapponese, per la calorosa accoglienza e generosa ospitalità. Vi assicuro le mie preghiere e invoco su tutti voi abbondanti benedizioni divine”.

Prima di andare all’aeroporto, il papa si è congedato dal Giappone celebrando la messa nella Sophia University con i membri della Compagnia di Gesù; in precedenza aveva incontrato gli universitari, ringraziando il popolo nipponico dell’accoglienza: “Il mio soggiorno in questo Paese è stato breve ma intenso. Ringrazio Dio e tutto il popolo giapponese per l’opportunità di visitare questo Paese, che lasciò una forte impronta nella vita di san Francesco Saverio e dove tanti martiri hanno dato testimonianza della loro fede cristiana.

Sebbene i cristiani siano una minoranza, la loro presenza si sente. Io stesso posso attestare la stima generale nei confronti della Chiesa Cattolica, e spero che questo rispetto reciproco possa aumentare in futuro. Ho anche osservato che, nonostante l’efficienza e l’ordine che caratterizzano la società giapponese, si percepisce che si desidera e si cerca qualcosa di più: un desiderio profondo di creare una società sempre più umana, più compassionevole, più misericordiosa”.

Ha quindi sottolineato l’importanza dello studio universitario nella società contemporanea: giapponese, capace di recepire la cultura di altri popoli: “Lo studio e la meditazione fanno parte di ogni cultura, e la vostra cultura giapponese è, in questo senso, orgogliosa del suo antico e ricco patrimonio. Il Giappone è stato in grado di integrare il pensiero e le religioni dell’Asia nel loro insieme e creare una cultura con identità specifica.

La Scuola Ashikaga, che tanto impressionò San Francesco Saverio, è un esempio della capacità della cultura giapponese di assorbire e trasmettere la conoscenza. I centri di studio, meditazione e ricerca continuano a svolgere un ruolo importante nella cultura di oggi. Per questo motivo, è necessario che mantengano la loro autonomia e la loro libertà, quale pegno di un futuro migliore.

Poiché le università rimangono il luogo principale in cui vengono formati i futuri leader, occorre che la conoscenza e la cultura in tutta la loro ampiezza ispirino tutti gli aspetti delle istituzioni educative rendendole sempre più inclusive e capaci di generare opportunità e promozione sociale”.

Per questo l’uomo ha bisogno della Sophia e l’università è un ‘luogo’ in cui la Sophia può suscitare speranza: “Sempre l’uomo, al fine di gestire le proprie risorse in modo costruttivo ed efficiente, ha avuto bisogno della vera Sophia, della vera Sapienza. In una società così competitiva e tecnologicamente orientata, questa Università dovrebbe essere non solo un centro di formazione intellettuale, ma anche un luogo in cui una società migliore e un futuro più ricco di speranza possono prendere forma”.

L’università ‘Sophia’, dove la maggior parte degli studenti non sono cattolici, è uno dei più illustri atenei del Giappone, fondata nel 1913 dalla Compagnia di Gesù su invito di papa Pio X. In questo denso tessuto culturale, che si snoda attraverso 8 facoltà e 18 dipartimenti, spicca una profonda vocazione internazionale che permette ogni anno a circa 1.000 studenti stranieri di studiare in Giappone e ad oltre 2.000 giovani giapponesi di seguire corsi di studio all’estero:

“Sono certo che questo aspetto dell’identità della vostra Università andrà sempre rafforzandosi, in modo che i grandi progressi tecnologici di oggi possano essere messi al servizio di un’educazione più umana, più giusta ed ecologicamente responsabile. La tradizione ignaziana, su cui si basa Sophia, deve stimolare tanto gli insegnanti quanto gli studenti a creare un’atmosfera che favorisca la riflessione e il discernimento.

Nessuno studente di questa università dovrebbe laurearsi senza aver imparato come scegliere, responsabilmente e liberamente, ciò che in coscienza sa essere il meglio. Possiate, in ogni situazione, anche in quelle più complesse, interessarvi a ciò che nella vostra condotta è giusto e umano, onesto e responsabile, come decisi difensori dei vulnerabili, e possiate esser conosciuto per quell’integrità che è tanto necessaria in questi momenti, nei quali le parole e le azioni sono spesso false o fuorvianti”.

Nel discorso agli universitari ha sottolineato la necessità dell’accompagnamento ai giovani, che per il missionario Francesco Saverio è stato sempre una realtà importante: “La vostra Università nel suo insieme è chiamata a concentrarsi sui giovani, che non solo devono essere destinatari di un’educazione qualificata, ma anche partecipare a tale educazione, offrendo le loro idee e condividendo la loro visione e le speranze per il futuro. Possa la vostra Università essere conosciuta per questo modello di confronto e per l’arricchimento e la vitalità che esso produce”.

Inoltre l’università è chiamata anche ad essere missionaria, secondo la tradizione cristiana e umanistica: “L’Università, focalizzata sulla sua missione, dovrebbe essere sempre aperta a creare un arcipelago in grado di mettere in relazione ciò che socialmente e culturalmente può essere concepito come separato.

Gli emarginati saranno coinvolti e inseriti in modo creativo nel curriculum universitario, cercando di creare le condizioni perché ciò si traduca nella promozione di uno stile educativo capace di ridurre le fratture e le distanze. Lo studio universitario di qualità, piuttosto che essere considerato un privilegio di pochi, va accompagnato dalla consapevolezza di essere servitori della giustizia e del bene comune; servizio da attuare nell’area che ognuno è chiamato a sviluppare”.

Ha concluso l’intervento con l’invito ad essere sempre protagonisti della ricerca: “Cari giovani, cari professori e tutti voi che lavorate nell’Università Sophia, possano queste riflessioni e il nostro incontro di oggi portare frutto nella vostra vita e nella vita di questa comunità accademica. Il Signore e la sua Chiesa contano su di voi quali protagonisti nella missione di cercare, trovare e diffondere la Sapienza divina e offrire gioia e speranza alla società di oggi”.

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