Card. Ferrer: la fede ha necessità dell’obbedienza

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Si è svolto mercoledì 19 novembre a Padova il ‘Dies academicus’, che ha inaugurato il 15^ anno di attività della Facoltà teologica del Triveneto con l’intervento di mons. Francesco Moraglia, patriarca di Venezia e gran cancelliere. Inoltre il preside, mons. Roberto Tommasi, che concluderà a giugno gli 8 anni del suo mandato, ha proposto la relazione annuale sulla vita della Facoltà; mentre il card. Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha tenuto la prolusione su ‘L’obbedienza della fede’, sottolineando che essa “tocca ciascuno di noi, tocca i singoli gruppi e comunità, tocca anche tutta la Chiesa e in particolare il Romano Pontefice e i vescovi in comunione con lui”.

Nella relazione annuale il preside della facoltà teologica ha sottolineato che essa si configura come ‘sistema a rete’, che mette in relazione di collaborazione accademica la sede patavina (con i cicli di baccalaureato, licenza e dottorato in teologia), 5 Istituti teologici affiliati operanti in alcuni seminari del Triveneto e 7 Istituti superiori di scienze religiose presenti in alcuni dei principali centri del Veneto, del Friuli Venezia Giulia e del Trentino Alto Adige. I docenti attivi nella rete sono 336.

Gli studenti sono in totale 1699, così suddivisi: 306 nei tre cicli della sede di Padova dove sacerdoti, religiosi, seminaristi e laici studiano insieme; 175 (seminaristi) negli istituti teologici; 1218 (in grande maggioranza laiche e laici) negli Istituti superiori di scienze religiose.

Dei 306 studenti di teologia della sede di Padova, 46 provengono da Paesi europei ed extraeuropei (Benin, Brasile, Burundi, Camerun, Cile, Costa d’Avorio, Costa Rica, Ecuador, Filippine, Francia, Ghana, India, Indonesia, Libano, Madagascar, Messico, Moldavia, Mozambico, Nigeria, Perù, Polonia, San Marino, Romania, Ruanda, Sri Lanka, Svizzera, Thailandia, Togo, Venezuela). Il 54% degli studenti della sede di Padova è costituito da seminaristi, presbiteri e religiosi/e, mentre il 46% è costituito da laiche e laici; il 32% del totale sono donne:

“Rispetto ai tempi in cui lo studio della teologia era appannaggio del clero la significativa presenza di laici e laiche, con le peculiarità dei loro sguardi e delle loro sensibilità, nella sede di Facoltà, rappresenta oggi per il ‘mondo della teologia’, e anche per la Chiesa e la società, una risorsa promettente da diversi punti di vista”.

Nella prolusione il card. Ferrer ha sottolineato che “autorità e obbedienza costituiscono un binomio sempre attuale nella vita della Chiesa; in un modo o in un altro tocca tutti i fedeli. Tutti sono tenuti ad aderire al magistero, a rispettare e a seguire le norme di diverso grado che emanano dai legittimi pastori. Tutto questo ha senso soltanto se si vive nella fede.

Soltanto nella comunione di fede, nell’adesione di mente e di cuore alla rivelazione divina, ha senso la vita nella Chiesa. La obbedienza e la fede hanno molte cose in comune. Senza la fede non si può vivere nell’obbedienza e senza l’obbedienza, nei diversi gradi e modalità, non si può vivere la fede. Rivolgiamo lo sguardo per primo sulla radice neotestamentaria dell’espressione ‘obbedienza della fede’ e l’uso della stessa nel recente magistero”.

Dopo un excursus storico e biblico sul tema il prefetto della Congregazione per la fede ha affermato che la costituzione dogmatica Dei Verbum ha raccolto tutti gli insegnamenti della Chiesa sulla divina rivelazione: “L’obbedienza della fede implica così tutti gli aspetti dell’esistenza del cristiano. La teologia cattolica ha distinto, ma non dovrebbe mai separare, la ‘fides qua’ e la ‘fides quae’. La prima sarebbe l’atteggiamento di abbandono fiducioso a Dio, la seconda l’adesione concreta a determinati contenuti.

Pur nella legittimità della distinzione i due aspetti si implicano mutuamente: l’uomo può solo abbandonarsi a Dio che si rivela in Cristo come Padre amoroso che vuole la nostra salvezza, e non avrebbe senso riconoscerlo come tale senza affidarsi completamente a lui. D’altra parte soltanto nell’incontro personale si può penetrare la verità di Dio che si avvicina a noi e ci offre la sua amicizia”.

Per questo il card. Ferrer ha sottolineato il carattere cristologico della fede: “La fede in Dio comporta necessariamente, nella visione cristiana, la fede in Gesù. Nessuno va al Padre se non per mezzo del Figlio, via, verità e vita”. Di conseguenza l’obbedienza della fede è fondata sull’obbedienza filiale di Gesù:

“L’obbedienza è l’espressione economica della filiazione… Amore e obbedienza vanno insieme. Ambedue sono l’espressione della filiazione di Gesù. Se l’amore mutuo del Padre e il Figlio nello Spirito è la caratteristica della Trinità immanente, l’obbedienza è la manifestazione ‘economica’ della filiazione. Per questo Gesù in quanto uomo raggiunge proprio nell’obbedienza la sua perfezione”.

Il credente deve vivere questa ‘obbedienza’ come fede che porta a vivere la filiazione a Dio, che è Padre: “La fede, e possiamo dire ‘l’obbedienza della fede’, ci giustifica e ci fa partecipare in questa identità irrepetibile di Gesù. L’esempio di Gesù ci mostra la via. La filiazione divina e anche la nostra condizione di immagine di Dio, reale già in questa vita, si perfezioneranno nella vita futura. Soltanto allora saremo figli in pienezza, la nostra speranza si realizzerà…

Il rapporto con Dio ci dice ciò che siamo, con esso si definisce il nostro essere davanti a Dio e dunque la verità profonda su noi stessi. E questo rapporto non è semplicemente con Dio in quanto uno, ma ci introduce nella vita della Trinità… La fede ci dà accesso alla filiazione divina, che è la pienezza dell’immagine e somiglianza divine”.

In fondo, ha concluso il card. Ferrer, la fede è insieme risposta personale ed ecclesiale, come è affermato nella prima sezione del Catechismo della Chiesa cattolica: “La fede è risposta a una Parola che Dio ci rivolge e che è anzitutto una Parola personale, il Figlio, il Logos fatto carne, che con le sue parole e le sue opere porta a compimento la rivelazione.

A partire di questo significato originale, la Parola di Dio ha diversi significati, la Scrittura, la Tradizione… Poiché la Parola a noi rivolta è una Parola personale, deve essere anche personale la nostra risposta. Ma questa parola che ci interpella ci arriva sempre tramite la Chiesa, e perciò l’obbedienza della fede ha necessariamente un carattere ecclesiale…

La fede ci porta a un coinvolgimento sempre necessario, che secondo le circostanze potrà essere più o meno intenso, nella vita della Chiesa, nostra Madre, che ci genera in Cristo. Ma questa dimensione ecclesiale ha relazione anche col dovere di professare la fede della Chiesa nella sua integrità.

Togliere qualcosa alla fede equivale a danneggiare il tutto, a indebolire la comunione col Signore. La fede una soltanto si può conservare nella sua integrità, perché altrimenti non sarebbe più una, dipenderebbe del arbitrio di ciascuno. Sarebbe allora il prodotto della nostra fantasia più che dell’ascolto. Papa Francesco ci ricorda che la fede è una perché c’è un solo Dio, perché c’è un solo Signore, e perché c’è una sola Chiesa, un solo corpo e un solo Spirito”.

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