San Bartolomeo dei Martiri: un santo tra il popolo

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Il 5 luglio scorso papa Francesco, durante l’udienza concessa al card. Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha esteso alla Chiesa universale il culto liturgico in onore del beato Bartolomeo dei Martiri (Bartolomeo Fernandes), dell’ordine dei Frati predicatori, arcivescovo di Braga, iscrivendolo nel catalogo dei santi (canonizzazione equipollente), celebrato domenica 10 novembre nella cattedrale di Braga dal prefetto della Congregazione delle cause dei santi, card. Angelo Becciu.

Secondo il postulatore generale dell’Ordine dei frati Predicatori, p. Gianni Festa, si tratta di un personaggio di primo piano nella storia della Chiesa della prima età moderna: “Come arcivescovo di Braga partecipò al concilio di Trento e fu grazie alla sua presenza e ai suoi interventi che l’assemblea conciliare approvò il decreto sulla riforma dell’episcopato…

Una santità, la sua, attualissima ed esemplare, ancora oggi, per tutti quei pastori che desiderano conformarsi sempre di più a Gesù Cristo e a seguire il suo esempio di ‘Pastor bonus’…

Ma la santità di Bartolomeo dei Martiri, oggi universalmente riconosciuta, non può essere circoscritta solo all’ambito del ministero pastorale svolto per anni nella Chiesa locale di Braga in Portogallo e vigorosamente difeso nella sua integrità al concilio di Trento, bensì va colta ed evidenziata anche negli altri ambiti della sua vita terrena:

umile e povero figlio di san Domenico, assiduo lettore della Sacra Scrittura e profondo conoscitore della teologia e della spiritualità, docente chiaro e aggiornato, pronto a dispensare con facondia di parola e di dottrina quanto aveva appreso negli studi e nella preghiera, religioso allo stesso tempo contemplativo e apostolico, perfetto testimone di quella tradizionale e nota definizione del frate predicatore risalente a san Tommaso d’Aquino, secondo il quale il carisma, appunto, del domenicano è quello di contemplari et contemplata aliis tradere”.

Il postulatore ha sottolineato il valore della sua opera evangelizzatrice: “Ma, sorprende ai giorni nostri l’indubitabile contiguità esistente tra il contenuto dei suoi scritti sul ministero episcopale, lo stile di vita assunto prima e dopo la nomina ad arcivescovo di Braga, la indomita attitudine all’opera di evangelizzazione e di riforma, e il magistero dell’attuale Pontefice, che fin dalle prime dichiarazioni e discorsi ebbe modo di soffermarsi con novità di accenti e originalità di immagini sullo stile pastorale di ogni sacerdote che secondo le sue parole deve modellarsi sull’immagine del pastore che sta sempre a difesa e a guida delle pecore che gli sono state affidate e per le quali spende e dona la vita”.

Nell’omelia il prefetto della congregazione dei Santi ha delineato la figura del santo portoghese: “Bartolomeo Fernandes dei Martiri appare anzitutto una figura di primissima importanza per la profondità della sua cultura teologica e del suo insegnamento, come dotto ed esemplare maestro dell’ordine dei Predicatori.

Non si può poi dimenticare il forte impegno per la riforma della Chiesa e il rinnovamento della vita cristiana di questo zelante pastore di anime, che fu tra i più fervidi e autorevoli padri del concilio di Trento, il più importante avvenimento ecclesiale del ‘500. Infine, avvertiamo la grande attualità del suo messaggio, specialmente in ambito dottrinale e pastorale, come uomo di preghiera, grande evangelizzatore e Vescovo totalmente dedito alle persone a lui affidate”.

Durante la sua vita fu un modello di santità: “Sì, san Bartolomeo fu un vero modello di pastore, egli ha seguito il divino Pastore e si è messo alla sua scuola. Eletto nell’autunno del 1557 priore del convento di Benfica, fra Bartolomeo portò con sé i contenuti della sua spiritualità, divenendo un ricercato maestro di vita interiore.

E’ bello ricordare come era suo costume radunare i confratelli novizi al termine dell’ufficio di Compieta per istruirli nell’orazione, insistendo sul fatto che l’unico modo per sostenere e rafforzare l’uomo esteriore era quello della pratica di una assidua preghiera interiore grazie alla quale si giunge ad assaporare come soave sia lo Spirito di Dio, autore e perfezionatore di quell’uomo nuovo che è chiamato a soppiantare l’uomo vecchio.

Diventato vescovo continuò a coltivare diligentemente lo spirito di preghiera assidua e la contemplazione: qui sta il segreto della sua fervida attività apostolica! La sua straordinaria missione pastorale è l’irradiamento esteriore della propria vita interiore, capace di suscitare affabilità e dolcezza nelle relazioni umane, misericordia e generosità con il popolo, zelo e fervore nel ministero della predicazione, pazienza e costanza nelle avversità e nelle persecuzioni”.

Ma non si risparmiò nemmeno per aiutare i suoi concittadini nei momenti di difficoltà: “Infaticabile nel rinnovamento della diocesi, con uno stile improntato alla più assoluta povertà personale, egli visitò l’intero territorio metropolitano, sostando più giorni nelle quasi 1300 parrocchie.

La visita pastorale, che effettuava ogni tre anni, era un’espansione della presenza spirituale del vescovo tra i fedeli, diventando concretamente un efficace strumento per capire, ammonire e correggere. La sua passione per la Chiesa lo indusse a prestare grande attenzione al tema della riforma, chiedendo a sacerdoti e fedeli laici maggiore coerenza e fedeltà al Vangelo.

Di fronte a una realtà ecclesiale segnata dallo spirito mondano per scarsa preparazione e inerzia, egli promosse eventi formativi per sacerdoti e laici, rilanciando l’importanza della catechesi. Operò incessantemente e con successo per elevare moralmente e materialmente le condizioni dei sacerdoti, costruendo altresì il seminario diocesano.

Dimostrò una paterna vicinanza ai mali della società, con una sempre vigile attenzione ai poveri. Al tempo della peste del 1570, si rifiutò di obbedire al re e al cardinale che gli avevano ingiunto di lasciare Braga. Preferì mettere a rischio la propria vita piuttosto che abbandonare gli appestati e privare i sani rimasti isolati e sprovvisti di ogni soccorso a causa dell’epidemia”.

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