Papa Francesco: grati a papa Benedetto XVI

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“…sono lieto di consegnare personalmente anche quest’anno i “Premi Ratzinger”. È per me una gradita circostanza. Anzitutto esprimo il mio apprezzamento per le due illustri personalità che ci sono state ora presentate dal Cardinale Amato, Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Joseph Ratzinger – Benedetto XVI.

Saluto con riconoscenza il prof. Charles Taylor e il p. Paul Béré, come pure i loro parenti ed estimatori, che li accompagnano in questo momento di festa, e i responsabili e gli amici della Fondazione. Ma sono anche lieto di avere questa bella occasione per esprimere ancora una volta stima e affetto per il mio predecessore, il caro papa emerito Benedetto XVI”.

Con queste parole papa Francesco ha iniziato il discorso per il conferimento del premio ‘Ratzinger’ a Charles Taylor, perché ha approfondito il fenomeno della secolarizzazione del nostro tempo in Occidente, ed al gesuita p. Paul Béré, che ha dedicato i suoi studi all’inculturazione in Africa.

All’inizio del discorso il papa ha ricordato l’esempio del papa emerito: “Gli siamo grati per l’insegnamento e l’esempio che ci ha dato nel servire la Chiesa riflettendo, pensando, studiando, ascoltando, dialogando, pregando, perché la nostra fede si conservi viva e consapevole nonostante il mutare dei tempi e delle situazioni, e perché i credenti sappiano rendere conto della loro fede con un linguaggio capace di farsi intendere dai loro contemporanei e di entrare in dialogo con essi, per cercare insieme le vie dell’incontro con Dio nel nostro tempo”.

L’insegnamento di papa Ratzinger è stato imperniato nella ricerca del connubio tra fede e ragione: “Questo è stato sempre desiderio intenso di Joseph Ratzinger, teologo e pastore che non si è mai chiuso nell’ambito di una cultura puramente concettuale e disincarnata, ma ci ha dato l’esempio di una ricerca della verità in cui ragione e fede, intelligenza e spiritualità, sono continuamente integrate. Tutte le discipline e le arti concorrono in tal senso nel dare il loro contributo alla crescita dell’umano verso la sua pienezza. Questa, infine, si trova solo nell’incontro con la persona vivente di Gesù Cristo, il Logos incarnato, la rivelazione di Dio che è amore”.

Tale dialogo è necessario per la ‘vitalità’ dell’evangelizzazione: “Essere e restare in dialogo attivo con le culture, che cambiano nel corso dei tempi e si diversificano nelle diverse parti del mondo, è un dovere per la teologia, ma è allo stesso tempo condizione necessaria per la vitalità della fede cristiana, per la missione di evangelizzazione della Chiesa”.

Quindi ha ricordato che i due premiati sono stati animati da questo ‘spirito ratzingeriano’: “Ciò vale per tutte le culture: l’accesso alle dimensioni dell’umanità in cerca di redenzione va cercato in tutte le direzioni, con creatività, con immaginazione; deve esprimersi con i linguaggi appropriati in tutti gli ambiti e gli spazi in cui l’umanità vive le sue pene, le sue gioie, le sue speranze. In questo senso, per quanto i due Premiati provengano da continenti e ambiti culturali diversi, il loro messaggio è molto più simile di quanto non appaia a prima vista.

Nella varietà delle culture, nel loro differenziarsi nel tempo e nello spazio, si può e si deve sempre cercare e trovare la via dell’accesso a Dio e all’incontro con Cristo. Questo è stato ed è l’impegno del professor Taylor e del padre Béré, questa è la missione di tutti coloro che, seguendo l’insegnamento del teologo Joseph Ratzinger e papa emerito Benedetto XVI, si propongono di essere cooperatori della Verità”.

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