San Giovanni Paolo II: la Chiesa difende la dignità dell’uomo

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‘Ringraziamo il Signore per ogni bene compiuto nel mondo e nei cuori attraverso le parole, le opere e la santità di #GiovanniPaoloII. Ricordiamo sempre il suo appello: Aprite le porte a Cristo!’: il tweet di papa Francesco ha ricordato la festa di san Giovanni Paolo II a 41 anni dall’inizio del suo pontificato.

E proprio in questo giorno mons. Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, durante il Congresso del Movimento ‘Europa Christi’, in svolgimento a Varsavia, ha chiesto a papa Francesco di proclamare san Giovanni Paolo II dottore della Chiesa e patrono d’Europa: “Nel 2020 celebreremo il centenario della nascita di San Giovanni Paolo II e il 15° anniversario della sua morte. Il suo pontificato era pieno di decisioni rivoluzionarie e di eventi importanti che cambiarono il volto del papato e influenzarono il corso della storia europea e mondiale”.

Anche il card. Stanisław Dziwisz ha sostenuto la richiesta del’arcivescovo Stanisław Gądecki indirizzata a Papa Francesco: “Il pensiero di san Giovanni Paolo II è infatti assolutamente moderno, originale e creativo, ma al contempo resta nobilmente classico.

Il difficile bilanciamento di papa Wojtyła tra tradizione e modernità ha portato un soffio di grande freschezza nella vita della Chiesa, e per mezzo di questa, nello spazio universale della cultura, della politica e della scienza in generale. Da questo punto di vista il papa santo è diventato un vero e proprio maestro e dottore della Chiesa, e con ciò un fondamentale custode di quei valori europei, che costituiscono il fondamento irremovibile della civiltà contemporanea”.

Ricordando l’anniversario mentre si sta concludendo il sinodo panamazzonico, appare interessante menzionare il suo discorso ai i partecipanti alla IV Riunione Plenaria e alla Sessione Generale della Pontificia Commissione per l’America Latina nel 1995 sull’evangelizzazione:

“Dinnanzi all’avvento del terzo millennio avete esaminato il problema degli Evangelizzatori: vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, tenendo presente l’importanza della solidarietà e della cooperazione, in ordine ad uno scambio di doni fra le Chiese. Ai vescovi, con i presbiteri, loro immediati collaboratori, spetta, per mandato divino e per la natura gerarchica della Chiesa, un compito primario nell’Evangelizzazione. In effetti tra le loro funzioni principali emerge l’annuncio del Vangelo.

Da ciò la necessità della presenza assidua, attiva, vigilante e stimolante dei Pastori fra i loro collaboratori e fra i propri fedeli. Anche i religiosi e le religiose, per la loro vocazione e dedizione, hanno una funzione speciale nell’opera di evangelizzazione. Ben conosciuto è il grande lavoro missionario tanto generoso ed efficace che essi hanno realizzato e che continuano a realizzare”.

Nel discorso san Giovanni Paolo II aveva chiesto collaborazione ai laici: “La Chiesa, inoltre, è cosciente del fatto che per portare a termine quest’opera ha bisogno della cooperazione attiva dei laici e, fra essi, di quella dei giovani, chiamati ad essere evangelizzatori degli stessi giovani. In quest’opera anche la famiglia, santuario domestico dove iniziano e si consolidano la vita cristiana e la vocazione all’apostolato, detiene un ruolo fondamentale”.

Mentre alcuni anni prima (1979) durante la terza conferenza episcopale latinoamericano a Puebla aveva delineato il compito della Chiesa nella difesa della dignità umana: “Quelli che hanno familiarità con la storia della Chiesa sanno che in tutti i tempi vi sono state ammirevoli figure di Vescovi profondamente impegnati nella promozione e nella coraggiosa difesa della dignità umana di coloro, che il Signore aveva loro affidato.

Lo hanno sempre fatto in forza dell’imperativo della loro missione episcopale, perché per essi la dignità umana rappresenta un valore evangelico, che non può essere disprezzato senza grave offesa del Creatore. Questa dignità viene conculcata, a livello individuale, quando non sono tenuti nel dovuto conto valori come la libertà, il diritto di professare la religione, l’integrità fisica e psichica, il diritto ai beni essenziali, alla vita.

E’ calpestata, a livello sociale e politico, quando l’uomo non può esercitare il suo diritto di partecipazione, o viene sottoposta ad ingiuste e illegittime coercizioni o a torture fisiche o psichiche… Come Vescovi non potete disinteressarvi di essi. So che vi proponete di compiere una riflessione seria sulle relazioni e connessioni esistenti tra evangelizzazione e promozione umana o liberazione, prendendo in considerazione, in un campo così ampio e importante, la specifica presenza della Chiesa…

Se la Chiesa si rende presente nella difesa o nella promozione della dignità dell’uomo, lo fa in conformità con la sua missione, che, pur essendo di carattere religioso e non sociale o politico, non può fare a meno di considerare l’uomo nel suo essere integrale”.

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