Sinodo: dai circoli minori un grido per i diritti dei popoli amazzonici

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Al Sinodo panamazzonico sono state pubblicate le relazioni dei Circoli minori, in cui è stato proposto anche un ‘rito amazzonico’, che permetta di sviluppare sotto l’aspetto spirituale, teologico, liturgico e disciplinare, la ricchezza singolare della Chiesa cattolica in Amazzonia, come ha sottolineato mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione: quando l’annuncio del Vangelo raggiunge una cultura, si incultura attraverso quelle forme più coerenti per esprimere il mistero.

In età contemporanea è stato concesso un rito, limitato solo alla liturgia, per il cammino neocatecumenale: “Se la proposta verrà approvata ci sarà da cercare di comprendere come può essere realizzata. Alcuni libri liturgici sono già stati tradotti in riti amazzonici:

c’è già da decenni una riflessione in atto sulla teologia india e su una catechesi che possa svilupparsi secondo questo orientamento. I riti sono un’espressione dell’evangelizzazione: quando l’annuncio del Vangelo raggiunge una cultura, si incultura, cioè cerca di esprimersi in forme che tale cultura ritiene più coerenti per esprimere il mistero”.

Quindi durante la conferenza stampa mons. Mário Antônio da Silva, vescovo di Roraima (Brasile) ha sottolineato che l’assemblea sinodale è un’opportunità per ascoltare la voce dell’Amazzonia, per riconoscere le strade già tracciate dai martiri e aprire nuove strade per la Chiesa e per una ecologia integrale. Per il vescovo di Roraima sono necessari nuovi collaboratori per arrivare anche in piccole comunità lontane dai piccoli centri, però il celibato è un dono della Chiesa e deve essere considerato come qualcosa di molto prezioso.

Dalle relazioni dei circoli minori in lingua italiana è emerso il ‘grido’ per porre fine alle violenze contro gli abitanti dell’Amazzonia: “La Chiesa, accanto a loro, ne riafferma il diritto a terra, cultura, lingua, storia, identità e spiritualità propria. Difende il loro diritto al consenso previo, libero ed informato su progetti nei loro territori; una effettiva riparazione integrale delle violazioni già sofferte e la protezione ai leader criminalizzati a causa di denunce o resistenza”.

I padri sinodali hanno sottolineato che la Chiesa è una ‘casa comune’, riconoscendo il lavoro effettuato dalle missioni: “In questo senso, è molto fecondo l’incontro tra la Chiesa inviata ai popoli amazzonici e quella che progressivamente nasce tra di essi, con volto proprio. Dobbiamo distinguere tra Chiesa ‘indigenista’, che considera gli indigeni come destinatari passini di pastorale, e Chiesa ‘indigena’, che li comprende come protagonisti della propria esperienza di fede. Bisogna decisamente puntare a una Chiesa indigena, secondo il principio ‘Salvare l’Amazzonia con l’Amazzonia’.

Il Vangelo di Cristo rinnova continuamente la vita e la cultura, la purifica ed eleva, la feconda dall’interno, fortifica, completa e restaura in Cristo le qualità spirituali e le doti di ciascun popolo. Riconosciamo con gratitudine che i missionari e le missionarie si sono inseriti in profondità nella cultura e cosmovisione dei popoli e comunità a cui sono inviati. Continua ad essere una sfida oggi più che mai necessaria, vivendo tutti in una cultura individualista che non favorisce la sobrietà ed il sacrificio”.

L’annuncio esplicito della risurrezione di Cristo, dopo tempi adeguati di vicinanza e di condivisione della vita, senza alcuna forma di proselitismo, è una grande ricchezza per i popoli dell’Amazzonia. Si è anche osservato che l’Amazzonia sta vivendo un Kairos, un tempo di grazia, che ha un particolare rilievo in questo sinodo. I popoli amazzonici insegnano molto perché essi da mille anni si sono presi cura della loro terra, dell’acqua, della foresta e sono riusciti a preservarle fino ad oggi:

“In questa sfida dobbiamo valorizzare il significato della memoria che nei popoli indigeni ha un grande valore nell’esperienza personale, sociale e della trasmissione della cultura e della fede. Questo è possibile attraverso il dialogo interculturale e intergenerazionale, permettendo l’incontro tra un ‘io’ e un ‘tu’. Il dialogo è possibile a partire dalla inseauribilità del Mistero che si comunica nella vita di questi popoli e che costituisce un metodo fondato nel rispetto per la libertà dell’altro valorizzando i ‘semina verbi’ presenti nelle varie culture”.

Inoltre da una sintesi di tutti i Circoli minori è risultato l’imperativo per la Chiesa di schierarsi dalla parte dei più deboli, a cominciare dai popoli indigeni contro i quali la violenza assume molte facce: i mega-progetti estrattivi, l’esodo forzato, l’estendersi del narcotraffico, la tratta, i femminicidi, l’annientamento ancestrali.

In tale contesto, è stata proposta la creazione di un Osservatorio per i diritti umani o di un Osservatorio socio-ambientale. I Circoli spagnoli e quello portoghese hanno evidenziato il carattere profondamente martiriale della Chiesa amazzonica, chiedendo di continuare ‘i processi di beatificazione dei martiri’ della regione. Anche sul ruolo delle donne tutti i gruppi hanno concordato sulla valorizzazione del volto femminile della Chiesa, attraverso un’apertura alle donne di ministeri non ordinati esistenti, oppure il diaconato femminile.

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