Papa Francesco beatifica i ‘santi’ della quotidianità

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‘Oggi ringraziamo il Signore per i nuovi #Santi, che hanno camminato nella fede e che ora invochiamo come intercessori’: questo tweet di papa Francesco ha introdotto una giornata speciale al centro del Sinodo panamazzonico, con un saluto speciale a tutti i partecipanti alla beatificazione di cinque nuovi Santi:

il card. John Henry Newman, sacerdote anglicano che si convertì al cattolicesimo; madre Giuseppina Vannini, fondatrice delle Figlie di San Camillo, che spese la sua vita a servizio dei malati e dei sofferenti; Margarita Bays, consacrata laica, che visse in Svizzera durante il Kulturkampf ed ebbe la vita cambiata dal dono delle stimmate; Mariam Thresia Mankidjan, suora indiana che fu a fianco degli ultimi nell’India di fine Ottocento; infine Irma Dulce, l’angelo buono di Bahia che fu anche candidata al Nobel.

Però prima di concludere l’Angelus papa Francesco ha chiesto di pregare per l’ ‘amata Siria’, di nuovo in guerra: “il mio pensiero va ancora una volta al Medio Oriente. In particolare, all’amata e martoriata Siria da dove giungono nuovamente notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni del nord-est del Paese, costrette ad abbandonare le proprie case a causa delle azioni militari: tra queste popolazioni vi sono anche molte famiglie cristiane. A tutti gli attori coinvolti e anche alla Comunità Internazionale; per favore, rinnovo l’appello ad impegnarsi con sincerità, con onestà e trasparenza sulla strada del dialogo per cercare soluzioni efficaci”.

Inoltre ha chiesto di pregare specialmente per la situazione in Ecuador: “Insieme a tutti i membri del Sinodo dei Vescovi per la Regione Panamazzonica, specialmente a quelli provenienti dall’Ecuador, seguo con preoccupazione quanto sta accadendo nelle ultime settimane in quel Paese. Lo affido alla preghiera comune e all’intercessione dei nuovi Santi, e mi unisco al dolore per i morti, i feriti e i dispersi. Incoraggio a cercare la pace sociale, con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili, ai poveri e ai diritti umani”.

Prima di iniziare la solenne concelebrazione il papa aveva ricevuto i presidenti delle nazioni dei nuovi beati e nell’omelia aveva sottolineato che la salvezza è il punto di arrivo per il cristiano: “Non si lasciano paralizzare dalle esclusioni degli uomini e gridano a Dio, che non esclude nessuno. Ecco come si accorciano le distanze, come ci si rialza dalla solitudine: non chiudendosi in sé stessi e nei propri rimpianti, non pensando ai giudizi degli altri, ma invocando il Signore, perché il Signore ascolta il grido di chi è solo”.

Però Gesù salva chiunque invoca il Suo nome, che significa ‘Dio salva’: “Non si lasciano paralizzare dalle esclusioni degli uomini e gridano a Dio, che non esclude nessuno. Ecco come si accorciano le distanze, come ci si rialza dalla solitudine: non chiudendosi in sé stessi e nei propri rimpianti, non pensando ai giudizi degli altri, ma invocando il Signore, perché il Signore ascolta il grido di chi è solo”.

Dopo l’invocazione il papa ha sottolineato l’azione del camminare: “Nel breve Vangelo di oggi compaiono una decina di verbi di movimento. Ma a colpire è soprattutto il fatto che i lebbrosi non vengono guariti quando stanno fermi davanti a Gesù, ma dopo, mentre camminano. Vengono guariti andando a Gerusalemme, cioè mentre affrontano un cammino in salita.

E’ nel cammino della vita che si viene purificati, un cammino che è spesso in salita, perché conduce verso l’alto. La fede richiede un cammino, un’uscita, fa miracoli se usciamo dalle nostre certezze accomodanti, se lasciamo i nostri porti rassicuranti, i nostri nidi confortevoli. La fede aumenta col dono e cresce col rischio. La fede procede quando andiamo avanti equipaggiati di fiducia in Dio”.

Ed al termine c’è il ringraziamento: “Non è solo sano, è anche salvo. Questo ci dice che il punto di arrivo non è la salute, non è lo stare bene, ma l’incontro con Gesù. La salvezza non è bere un bicchiere d’acqua per stare in forma, è andare alla sorgente, che è Gesù. Solo Lui libera dal male, e guarisce il cuore, solo l’incontro con Lui salva, rende la vita piena e bella. Quando s’incontra Gesù nasce spontaneo il ‘grazie’, perché si scopre la cosa più importante della vita: non ricevere una grazia o risolvere un guaio, ma abbracciare il Signore della vita. E questa è la cosa più importante della vita: abbracciare il Signore della vita”.

Ha concluso l’omelia ricordando che questi tre verbi sono stati al centro della vita dei ‘nuovi’ beati: “Oggi ringraziamo il Signore per i nuovi Santi, che hanno camminato nella fede e che ora invochiamo come intercessori. Tre di loro sono suore e ci mostrano che la vita religiosa è un cammino d’amore nelle periferie esistenziali del mondo. Santa Marguerite Bays, invece, era una sarta e ci rivela quant’è potente la preghiera semplice, la sopportazione paziente, la donazione silenziosa: attraverso queste cose il Signore ha fatto rivivere in lei, nella sua umiltà, lo splendore della Pasqua. E’ la santità del quotidiano, di cui parla il santo Cardinale Newman”.

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