Paolo Trianni: la Teologia spirituale apre a nuove prospettive

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“La teologia spirituale è una disciplina inopportunamente sottovalutata. Nell’ambito della sistematica, invece, essa ha una sua importanza ed esclusività, nella misura in cui abbraccia l’orizzonte dell’esperienza religiosa. E’ questa la sua specificità, e articolarne sempre meglio i contenuti risulta fondamentale per quella ‘nuova evangelizzazione’ e per quell’ ‘orientamento mistico’che il cristianesimo del terzo millennio è chiamato a fare propri. Sebbene focalizzata sul vissuto ed eminentemente pratica, infatti, la teologia spirituale pensa l’esperienza analizzando i fenomeni, risalendo alle cause e vagliandole alla luce della Sacra Scrittura e della tradizione della chiesa. Da questo punto di vista, essa è autentica e vera teologia”:

così inizia il libro sulla ‘Teologia spirituale’, scritto dal prof. Paolo Trianni, docente presso l’Urbaniana, la Gregoriana e l’Ateneo Sant’Anselmo, oltre a collaborare con la Facoltà di Filosofia di Roma Tor Vergata; vice-preside del Centro Studi Interreligiosi dell’Università Gregoriana. Il suo saggio si colloca in una corrente di rivalorizzazione della teologia spirituale che raccoglie la tradizione passata ma la apre anche a prospettive e sensibilità nuove ed attuali.

A lui abbiamo chiesto di spiegarci il motivo di un libro sulla Teologia spirituale: “E’ sempre il tempo della teologia spirituale. Stiamo parlando della disciplina più viva della teologia, quella che accompagna e deve accompagnare la ricerca teologica, che altrimenti diventa sterile, diventa mero intellettualismo, diventa inautentica.

La teologia spirituale dovrebbe insegnare la via della santità, dovrebbe armonizzare la fede con la vita, e rendere vivo ed illuminato dalla grazia il proprio credo. Un libro, e nello specifico un manuale di teologia spirituale, sempre è necessario per cementare questi valori e diffonderli. Nel mercato editoriale italiano non mancano manuali di teologia spirituale, ma occorre fare due osservazioni. La prima è che le questioni spirituali si rinnovano e se ne affacciano di nuove.

Oggi ci sono questioni spirituali non presenti nel passato che devono quindi essere inseriti nei manuali contemporanei. La seconda è che spesso i manuali sono condizionati dalla provenienza religiosa dell’autore. E’ il caso di certi manuali, certamente di grande valore, ma che avevano un’impostazione spiccatamente tomistica, gesuitica, carmelitana o benedettina. Questo manuale, nello specifico, vuole essere sintetico, accessibile, universalista e attento alle problematiche contemporanee, come quella dell’intercultura, del pluralismo religioso e delle realtà terrestri”.

Allora ci può spiegare cosa è la Teologia spirituale?
“Ci sono numerose definizioni di teologia spirituale. In modo molte semplice, può essere detto che la teologia spirituale deve insegnare come rendere più ricca la vita spirituale. Nel passato si usava un termine anche più eloquente: la perfezione cristiana. La vita interiore non può essere lasciata al caso e all’improvvisazione, deve essere pensata, deve essere organizzata, deve essere indirizzata. In passato questa disciplina è stata sottovalutata, ma ora se ne è riscoperta la centralità, anche se rimane una teologia ambigua che rischia di sconfinare e di calpestare i piedi alle altre teologie.

Oggi, però, se ne è riscoperta l’autonomia, pur rimanendo uno sforzo teologico trasversale ed interdisciplinare. In particolare sono temi propri della teologia spirituale, i tre stati di vita, la direzione spirituale, la preghiera, l’ascesi, la mistica. Essa, quindi, fa da collante tra la dogmatica e l’etica, e non sono mancati coloro che, in virtù di questa singolarità, hanno considerato la teologia spirituale l’apice ed il vertice della teologia”.

Alcuni capitoli sono dedicati all’ascesi ed alla preghiera: quanto sono importanti queste due modalità per la vita cristiana?
“Forse il primo compito della teologia spirituale è proprio quello di insegnare a pregare e a dare delle equilibrate indicazioni nell’ascesi e nella mortificazione personale. Gesù pregava e ha invitato a pregare. E tuttavia ogni è necessaria una teologia della preghiera, cioè è necessario insegnare a pregare. Pochi cattolici, ad esempio, conoscono i nove gradi della preghiera di cui la tradizione parla su una base tratta dagli scritti di Teresa d’Avila.

Inoltre oggi è vivo il confronto con le preghiere contemplative dell’Asia, rispetto alle quali occorre recuperare una tradizione di preghiera antica che risale ai padri del deserto, e magari anche le forme di preghiera nate all’interno della tradizione ortodossa.  Per quanto riguarda l’ascesi, bisogna ricordare che il cristianesimo è la religione della croce. Questo significa che la rinuncia, la mortificazione, il distacco, è una parte essenziale di questa religione.

Sebbene la tradizione cristiana si sia emancipata ed abbia superato il dualismo greco. In generale l’ascesi è anche legata al recupero di una certa visione escatologistica del mondo. Dopo il Concilio Vaticano II, nella chiesa si è grandemente sviluppata la sensibilità e l’approccio incarnazionista, ma il cristianesimo non può mai esonerarsi dalla critica sociale, e dalla critica ad un certo consumismo sfrenato, edonismo e materialismo che stanno segnando il nostro tempo”.

4) Come si coniuga la teologia spirituale nella vita quotidiana?
“Se la spiritualità non si coniuga col quotidiano non è spiritualità. Uno dei segni di rinnovamento della teologia spirituale è appunto la sua crescente attenzione alle così dette realtà terrestri. Sulla scia dell’apertura conciliare verso l’incarnazionismo, oggi le realtà terrestri sono diventate un tema non soltanto della teologia, ma anche, nello specifico della teologia spirituale.

L’ultimo capitolo del saggio – quello immediatamente il capitolo dedicato alla mistica a dimostrazione che il mistico non può essere un distaccato dimentico del mondo e della storia è dedicato appunto alla teologia spirituale delle realtà terrestri. Oggi più che mai c’è bisogno di una spiritualità della famiglia, dell’ecologia, del dialogo interreligioso, del lavoro, della politica… che mostrino come queste realtà quotidiane possono diventare vie di santificazioni personali, manifestandone anche il senso più alto in vista del bene comune e del compimento escatologico del Regno”.

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