Roma ricorda Massimo Troisi

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Il 4 giugno 1994 moriva, ad appena 41 anni, Massimo Troisi, che sin da piccolo soffre di problemi di salute al cuore. Nel 1976, anche grazie a una raccolta fondi promossa dal quotidiano Il Mattino, Troisi vola a Houston per una prima operazione cardiaca. Tornato dagli Stati Uniti, Troisi ricomincia l’attività già avviata negli anni precedenti: fa parte di alcuni gruppi teatrali.

Da uno di essi (I Saraceni) nascerà La Smorfia, che, oltre che da Troisi, è composta da Lello Arena ed Enzo Decaro. Dopo essersi esibiti al teatro ‘Sancarluccio’ di Napoli, iniziano a ottenere i primi successi. Fino a quando la televisione non si accorge di loro, grazie al regista Enzo Trapani ed a Giancarlo Magalli (allora autore), che cercavano nuovi talenti comici per la trasmissione della Rai ‘Non Stop’.

La Smorfia diventa un fenomeno nazionale; i tre sono protagonisti anche di Luna Park, programma condotto da Pippo Baudo. Il trio si separa all’inizio degli anni ’80, dopo pochi anni di attività e l’attore napoletano intraprende una nuova strada: il cinema. Esordisce alla regia nel 1981, con ‘Ricomincio da tre’, che è una successo clamoroso. Il suo secondo lungometraggio è ‘Scusate il ritardo’. Nel 1984 firma, insieme a Roberto Benigni, ‘Non ci resta che piangere’.

Quello con l’attore toscano è una delle tante collaborazioni di prestigio per Troisi; fra le altre c’è quella con Pino Daniele, che firma le colonne sonore dei suoi film. I suoi ultimi film come regista sono ‘Le vie del Signore sono finite’, del 1987, e ‘Pensavo fosse amore… invece era un calesse’, del 1991. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del decennio successivo recita anche in tre pellicole di Ettore Scola: ‘Splendor’, ‘Che ora è?’ e ‘Il viaggio di Capitan Fracassa’.

E fino al 30 giugno al teatro dei Dioscuri al Quirinale è stata allestita unna mostra che racconta la vita, la produzione artistica, con il suo inconfondibile stile dell’attore, come ha scritto la sorella Rosaria nel libro ‘Oltre il respiro. Massimo Troisi mio fratello’: “Se n’è andato in un caldo pomeriggio di giugno del 1994 (…), in un felice momento di meditazione e ricchezza espressiva, appena finito di girare un film apparentemente stravagante e profondamente diverso dal resto della sua produzione. Una storia di poesia che ha voluto portare a termine facendo un grande sforzo per contrastare le sue condizioni di salute che si andavano aggravando”.

Infatti dall’esperienza de ‘La Smorfia’, insieme a Lello Arena e Enzo Decaro, al debutto in televisione con ‘Non stop’, alla Smorfia in TV, alle comparsate sul piccolo schermo, poche ma mirate, in compagnia di Gianni Minà, Renzo Arbore, Pippo Baudo, e ovviamente fino all’avventura come regista e attore di cinema, quella di Troisi è una ‘parabola poetica’. E’ questo il fil rouge scelto dai curatori e che giustifica il titolo stesso della mostra.

Troisi non è un poeta alla maniera tradizionale: il suo è un modo di vivere ‘poeticamente’, che è una cifra della sua napoletanità, di ragazzo semplice di periferia, goffo e timoroso, insoddisfatto ma mai disperato, che comunica con leggerezza e a frasi sospese, sfiorando a tratti la balbuzie. La comicità di Troisi, vibrante, emozionale, mai banale, è tutta intrisa di poesia.

In mostra spicca una lettera manoscritta a sette anni, per il cognato Giorgio Veneruso, marito della sorella Annamaria. Troisi poeta Massimo, è un percorso tra fotografie private, immagini d’archivio, locandine, audiovisivi, installazioni audio-video e carteggi personali inediti. Un vero viaggio alla scoperta di un interprete che è stato un dolente e ironico Pulcinella senza maschera, erede di Eduardo ma capace di attualizzare la tradizione partenopea.

Sono esposte oltre 80 fotografie, provenienti da archivi familiari e di amici e colleghi, dall’Archivio storico Luce, le Teche Rai e l’Archivio Enrico Appetito (con le foto dai set di Mario Tursi) e altri fondi foto-cinematografici- che, con l’aggiunta di canzoni e musica, illustrano la poetica, le tematiche, le passioni e i successi di Troisi.

La mostra è divisa in cinque spazi. All’ingresso si è accolti da una gigantografia di Troisi, scattata da Pino Settanni, e un video realizzato dall’Archivio Luce con brani di interviste tratte dal Fondo Mario Canale, e momenti di backstage da ‘Il viaggio di Capitan Fracassa’ di Ettore Scola e de ‘Il postino’, il film testamento dell’attore napoletano: “La poesia non è di chi la scrive, ma di chi la usa!”

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