Torino in festa per santa Maria Ausiliatrice

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Un’intera giornata dedicata a Maria Ausiliatrice e ai missionari salesiani a Torino, a Valdocco, quartier generale della Famiglia Salesiana, con tre appuntamenti: la messa officiata dal vescovo mons. Cesare Nosiglia; un’altra celebrata dal rettor maggiore dei Salesiani, don Angel F. Artime, seguita da una solenne processione.

Nella giornata, inoltre, gli uffici delle Missioni Salesiane sono stati aperti per favorire l’incontro fra i missionari in visita a Valdocco e i loro sostenitori: “Del particolare rapporto che esiste fra la Madonna venerata nella basilica di Valdocco e le opere salesiane è testimonianza esemplare la cappella dove oggi in Gambia, ultimo Paese in cui sono approdati i Figli di Don Bosco, viene celebrata per la prima volta questa festa…

Lo sguardo di Don Bosco, capace di fare una sintesi storica, vedeva ricorrere nel suo tempo gli estremi di una ‘crisi’ che umanamente avrebbe potuto veder naufragare la cattolicità. Ideologie, guerre, povertà diffusa, trasformazioni tecnologiche, economiche e sociali stavano ponendo domande ‘pesanti’ alla fede cristiana. Occorreva dare risposte.

La sua certezza risiedeva nella natura spirituale della Chiesa, che in quanto tale sarebbe stata sempre salvata dalle mareggiate e dagli scogli in cui avrebbe potuto incappare. Consapevole al contempo che la Chiesa vive nel tempo, che è fatta di donne e di uomini che si misurano con lo spirito e con la carne, la necessità era ed è quella di attuare delle azioni che ne permettano la vita e la serena espressione del loro Credo”.

Nell’omelia mons. Nosiglia ha preso spunto dal racconto dell’incontro tra Maria ed Elisabetta: “E’ l’ansia missionaria di donarle Cristo, il Figlio che porta in grembo. E’ la gioia di comunicare a lei la sua fede. E’ il bisogno profondo di servirla nelle sue necessità.

Maria insegna alle nostre comunità cristiane e a ciascuno di noi a percorrere le vie della storia e degli ambienti della nostra vita andando incontro alle persone, uscendo da noi stessi e offrendo segni, parole, gesti di amicizia, di annuncio, di preghiera, di servizio. Soprattutto, insegna a portare Gesù ovunque viviamo.

Guardando ora alle nostre realtà locali, vorrei trarre da questa scelta di Maria, che onoriamo oggi con il titolo di Ausiliatrice, riconoscendo dunque che ella aiuta ogni discepolo del suo Figlio, che ella aiuta le famiglie e la Chiesa e il mondo intero con la sua intercessione potente, alcune indicazioni importanti per la nostra missione di credenti oggi e qui, nel nostro concreto vissuto e ambiente”.

Secondo l’arcivescovo di Torino la Madonna ha avuto il ‘coraggio di osare’ la speranza: “Oggi, assistiamo a una crisi della speranza, per cui si cerca di conservare l’esistente e si ha scarsa fiducia nel domani. A farne le spese sono soprattutto i giovani, che si vedono tarpare le ali da un mondo ‘adultizzato’, spesso chiuso dentro i propri schemi culturali e sociali, che stenta ad aprirsi al nuovo e a lasciare spazio alla loro progettualità e fantasia. Anche nelle nostre comunità avviene lo stesso: si preferisce governare il presente e si ha timore delle novità, che esigono un cambiamento giudicato troppo repentino e non accettabile dalla gente.

Così, vediamo quanta fatica si fa ad accettare i nuovi orientamenti pastorali che la diocesi propone, gli inviti e le proposte di formazione degli adulti e di rinnovamento della catechesi o le iniziative rivolte ai giovani, il buon funzionamento delle unità pastorali sul territorio tra parrocchie vicine, ma spesso separate e chiuse all’ombra del proprio campanile. Soprattutto, si fa fatica ad intraprendere un’azione missionaria rivolta a tutte le persone e famiglie che abitano nello stesso territorio cittadino e vivono ai margini delle parrocchie e delle realtà cristiane”.

La Madre di Dio insegna a dare alcune priorità all’essenziale senza alcuna rinuncia: “Maria ci insegna a investire il tempo non solo per il proprio benessere fisico e materiale, ma anche per la crescita umana e spirituale. Oggi, nella mentalità prevalente e reclamizzata dai mass-media, emergono regole primarie di vita da perseguire come idoli assoluti e indiscutibili.

La prima dice che ‘il tempo è denaro’ e questo principio diventa il valore primario, per cui tutto tende a fare soldi e tutto viene visto come via per raggiungere quest’obiettivo, al quale si sacrifica anche il tempo che dovrebbe essere dedicato alla famiglia, ai figli, alla comunità e alla solidarietà.

‘Quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?’, ammonisce Gesù. Il lavoro è importante ed è un primario diritto di ogni persona, ma l’uomo non conta per quello che possiede o per quello che è capace di produrre e di guadagnare, perché vale per se stesso in quanto persona, soggetto di esigenze e di attese, che vanno oltre i beni materiali e provvisori ed appellano a quelli spirituali ed eterni”.

Poi ha chiesto di dedicare anche un po’ di tempo a Dio, come è raccontato nel Vangelo: “Con queste regole di vita, il tempo dedicato a Dio, alla preghiera e al prossimo si riduce sempre più e anche gli spazi, che nella nostra cultura e tradizione venivano dedicati al riposo e ai valori dello spirito, come la domenica, sono svuotati della loro anima e si trasformano in ulteriori occasioni di stress, di shopping, di evasione.

In questi ultimi tempi, abbiamo notato che diverse categorie di lavoratori si sono mobilitate criticamente contro il tentativo di rendere la domenica e perfino la Pasqua un giorno come gli altri, sottoposto alle leggi assolute del mercato e del consumismo, e hanno esigito che fosse salvaguardata la libertà per la loro vita personale e familiare.

La Chiesa sostiene questa rivendicazione e richiama incessantemente il valore religioso e spirituale, ma anche sociale e familiare, della domenica e chiede che di essa tutti possano usufruire per la cura spirituale di se stessi, per l’incontro fraterno in famiglia, per la solidarietà”.

Insomma la Madonna insegna ad usare bene il tempo: “Maria ci insegna ad usare il tempo per farci carico del disagio delle persone e delle famiglie. Il paradosso, che esiste oggi nella nostra terra, è ben evidenziato dal fatto che aumentano la ricchezza materiale e sociale, ma crescono anche l’insicurezza e la precarietà, la corruzione che è un cancro sociale dei più dannosi, le preoccupazioni e l’incertezza per il futuro, un clima di conflittualità su tutto e una palese rassegnazione che oscura l’animo di tanti.

Spesso, si tratta di un disagio nascosto, che emerge solo nelle sue espressioni più crude, ma che è diffuso in molti nuclei familiari e abbraccia persone di ogni età e condizione”.

Insomma Maria Ausiliatrice invita a vivere la ‘vicinanza’: “Interessa anche il vivere quotidiano, per cui non sono pochi coloro che chiedono assistenza alle parrocchie e ai servizi sociali, anche per avere solo qualcosa da mangiare o per pagare il ticket sanitario o le bollette di affitto o di servizi indispensabili.

La vita nei quartieri della nostra città e in particolare nelle periferie, diventa sempre più problematica, per la solitudine di tanti anziani che soffrono, oltre che per motivi economici, per la mancanza di affetto, di relazioni di vicinato o di parentela sincere e costanti, di un’efficace prossimità che permetta di affrontare i problemi più semplici e quotidiani”.

Ed ha concluso con il ringraziamento ai ‘buoni samaritani’: “Accanto alle iniziative promosse dalla Caritas e dalla San Vicenzo e da Migrantes, c’è nella città una numerosa schiera di ‘buoni samaritani’, disponibili a farsi carico di queste situazioni.

Maria ci insegna che questo servizio non può essere solo di pochi o delegato ad esperti o volontari che generosamente si prestano, ma deve essere di ciascuno nei confronti del suo prossimo che gli vive accanto e che ha bisogno di essere accolto e visitato nelle sue difficoltà.

Le nostre comunità debbono attivare e promuovere questa rete di prossimità, così da integrare sul piano dell’ambiente di vita quotidiano i servizi necessari alle esigenze delle famiglie e delle singole persone in difficoltà”.

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