Card. Bassetti ai vescovi: la sinodalità nasce dal basso

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E’ dedicato alla sinodalità la prolusione del presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, intervenuto all’apertura dei lavori del consiglio episcopale permanente di primavera: “La sinodalità richiede spiritualità evangelica e appartenenza ecclesiale, formazione continua, disponibilità all’accompagnamento, creatività”.

La parte centrale dell’intervento infatti è stata incentrata sul significato autentico della parola: “Non è un vestito esteriore la sinodalità. Ha un significato misterico, contenuto in quella piccola preposizione: syn, insieme, frutto e condizione della venuta dello Spirito Santo, che ama l’unità e la concordia. La sinodalità è la forma esteriore che il mistero della communione assume nella vita della Chiesa: i cristiani sono sinodali, ossia ‘compagni di viaggio, portatori di Dio, portatori del tempio, portatori di Cristo e dello Spirito’, secondo l’espressione di sant’Ignazio di Antiochia. E’ quindi uno stile la sinodalità, che nasce da quella vita di grazia che conforma al Signore Gesù”.

La sinodalità inizia dal ‘basso’: “Inizia dall’ascolto, dove ciascuno ha qualcosa da imparare dall’altro, nella volontà di mettersi in sintonia, di accogliersi reciprocamente. Traspare nel linguaggio e nel comportamento, nelle relazioni, nelle scelte, nel modo ordinario di vivere. E’ generativa la sinodalità. Avvicina la realtà nella disponibilità ad apprendere e coinvolgersi. E’ sguardo sull’uomo: dagli ambiti di Verona – la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità umana, la tradizione e la cittadinanza – alle vie di Firenze: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare”.

Ed ha proposto il metodo sinodale per la ricostruzione della società: “La sinodalità è una proposta che sentiamo di poter e dover fare anche alla società, a una società slabbrata come la nostra. Non è certo sinodale la modalità con cui la comunicazione viene spesso usata per accendere gli animi, screditare e far prevalere le paure, arrivando a identificare nell’altro non un fratello, ma un nemico”.

Essa comporta uno sguardo diverso sulla società: “Purtroppo, quando manca questo sguardo, riusciamo a dividerci su tutto, a contrapporre le piazze, persino su un tema prioritario come quello della famiglia, sul quale paghiamo un ritardo tanto incredibile quanto ingiusto”. Quindi ha sottolineato le divisioni sorte recentemente sul tema della famiglia, mentre essa è sempre più in difficoltà: “Le istituzioni pubbliche non possono fare finta che la famiglia sia solo un fatto privato: ciò che avviene tra i coniugi e con i figli è un fatto sociale; e ogni essere umano che viene ferito negli affetti familiari, in un modo o nell’altro, diventerà un problema per tutti. Non si resti, quindi, sordi alle domande di sostegno in campo educativo, formativo e relazionale, che salgono dalle famiglie”.

Una visione non sinodale della famiglia comporta gravi conseguenze sulla società italiana: “Se non vogliamo rassegnarci al declino demografico, ripartiamo da un’attenzione reale alla natalità; prendiamoci cura delle mamme lavoratrici, imparando a riconoscere la loro funzione sociale; confrontiamoci con quanto già esiste negli altri Paesi del Continente per assumere in maniera convinta opportune misure economiche e fiscali per quei coniugi che accolgono la vita. Vanno in questa direzione diverse proposte avanzate anche dal Forum delle Associazioni Familiari”.

Dopo la famiglia il card. Bassetti ha chiesto uno sguardo sinodale anche per i giovani: “Sinodalità ci rimanda inevitabilmente ai giovani. La nostra passione educativa ci deve spingere a far crescere in loro il desiderio di intraprendere, di essere generativi, di tessere reti comunitarie e relazionali.

La dignità umana si costruisce attraverso il contributo che anche ciascuno di loro è chiamato a offrire al bene comune. Non per nulla dalla Settimana Sociale dei Cattolici Italiani di Cagliari ci siamo portati via il concetto di lavoro degno, espresso dall’Evangelii gaudium con quattro aggettivi: libero, creativo, partecipativo e solidale. Per rendere le persone partecipi della cittadinanza, la via principale rimane quella che sa ricercare con coraggio misure capaci di offrire lavoro e di crearlo”.

Quindi la sinodalità comporta a vivere una fraternità intensa: “Al riguardo, proprio la sinodalità ci deve aiutare a vivere una maggiore fraternità: da soli non possiamo nulla, da soli non siamo nulla; la nostra forza dipende dall’unità del nostro essere e del nostro agire.
Dobbiamo praticare la sinodalità come metodo di vita e di governo delle nostre comunità diocesane, a partire dal coinvolgimento di laici, uomini e donne, nonché dalle modalità con cui portiamo avanti corresponsabilità e processi decisionali…

In fondo, la sinodalità è un modo di ricollocare il nostro ministero episcopale in un quadro comunitario. Quello di cui abbiamo veramente bisogno è lo sviluppo di una coscienza ecclesiale, che renda ogni battezzato protagonista della vita e della missione della Chiesa”.

L’ultimo pensiero dell’introduzione è per l’appuntamento di riflessione e spiritualità che si svolgerà a Bari, a febbraio 2020 come esempio di ‘popolo in cammino’: “Un esempio di questo movimento è rappresentato anche dall’Incontro di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo, che si svolgerà a Bari nel febbraio del prossimo anno.

Promossa dalla Chiesa italiana, sarà un’assise unica nel suo genere tra i Vescovi cattolici dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum. Un incontro, anche qui, basato sull’ascolto e sul discernimento comunitario, che, valorizzando la sinodalità, si prefigge di compiere un passo verso la promozione di una cultura del dialogo e della pace, per un futuro dell’Italia, dell’Europa, dell’intero bacino mediterraneo”.

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