Il papa agli studenti dell’Università Lateranense: Dio non delude

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Mentre si recava al Campidoglio papa Francesco ha fatto sosta all’Università Lateranense incontrando gli studenti, preoccupato dal ‘crescente individualismo’ e dal problema ‘demografico’, per celebrare un momento liturgico iniziato con il canto del ‘Veni Creator’, introdotto con un brano del profeta Daniele, in cui tre giovani sono gettati nella fornace ardente, chiedendo una ‘rivoluzione culturale’ della misericordia:

“Questo testo contiene la preghiera di tre giovani figli di Israele: Anania, Azaria e Misaele, gettati in una grande fornace ardente dal re babilonese Nabucodonosor, perché si sono rifiutati di adorare la sua statua d’oro. La loro convinta determinazione ad essere fedeli a Dio e a custodire la loro libertà li espone di fatto al martirio, come succede anche oggi a vostri coetanei cristiani, in alcune parti del mondo.

Ma Dio interviene per impedire che le fiamme possano fare del male ai tre giovani: di fronte agli occhi increduli di Nabucodonosor, Anania, Azaria e Misaele passeggiano in mezzo al fuoco come se nella fornace ‘soffiasse un vento pieno di rugiada’; sono accompagnati da un angelo e si mettono a lodare e a pregare Dio”.

Ed ha spiegato il coraggio dei giovani nel tempo dell’esilio, ricordando anche il ‘coraggio’ di Susanna raccontato al capitolo 13 dello stesso libro: “Siccome le vicende di Daniele e dei suoi tre giovani compagni avvengono nel VI secolo a.C., durante l’esilio in Babilonia, comprendiamo qual è la logica di questo libro biblico: per affrontare con coraggio le persecuzioni subite nel presente, Israele ricorda l’esempio di personaggi illustri del passato, che hanno vissuto la fedeltà a Dio e alla sua Torah”.

Ha invitato i giovani a non abbandonare la memoria’: “La memoria sempre ci dà forza: la memoria del passato ci porta non solo un messaggio, ma ci porta la forza dell’appartenenza a un popolo. Così essi hanno vinto con la loro testimonianza la violenza distruttiva dei poteri di questo mondo: ne sono rimasti incolumi e hanno persino ottenuto la confessione di fede in Dio dei loro nemici, realizzando la missione sacerdotale di Israele in mezzo alle genti e di benedizione universale per tutti i popoli”.

Da qui l’invito ai giovani a non seguire il ‘pensiero unico’: “Essere avvolti dalle fiamme e rimanere incolumi: lo si può con l’aiuto del Signore Gesù, il Figlio di Dio, e della brezza dello Spirito Santo. Vi immagino così: anche se viviamo in un contesto culturale segnato dal pensiero unico, che avvolge e addormenta tutti con il suo abbraccio mortifero e brucia ogni forma di creatività e di pensiero divergente, voi camminate incolumi grazie al radicamento in Gesù e nel suo Vangelo, reso attuale dalla potenza dello Spirito Santo. In questa maniera custodite uno sguardo alto e anche uno sguardo altro sulla realtà, una differenza cristiana apportatrice di novità”.

Ricordando che il Vangelo è l’antidoto all’individualismo, papa Francesco ha sottolineato il valore del perdono: “Nella loro umile richiesta di perdono, i tre giovani riconoscono che Dio è stato giusto nei suoi giudizi e nelle sue opere… Nella loro preghiera i tre giovani interpretano la storia del popolo. Pur essendo l’ultimo anello della catena delle generazioni di Israele, non si sentono altra cosa rispetto al popolo e alla sua storia.

Essi sentono il peso di un conto aperto con il Signore e intonano una preghiera bellissima che è un riconoscimento di colpa e una richiesta di perdono. Le colpe sono dei padri, noi ne paghiamo le conseguenze, eppure in questo momento noi chiediamo perdono a nome di tutti.

Nessuna presa di distanza, ma riconoscimento che gli sbagli dei padri possono essere ripetuti, essere attualizzati, anche dalla generazione di oggi. C’è una solidarietà nel peccato, che diventa solidarietà nella confessione di fede: Dio che è misericordia infinita avrà pietà dei padri e anche di noi”.

Ed ha concluso l’incontro chiedendo agli studenti di essere ‘sfacciati’ come i tre giovani narrati nel libro di Daniele: “E voi giovani, mi raccomando: presentatevi davanti a Dio con la vostra nuda vergogna. Vi farà bene. Non solo a voi, a tutti noi. Un po’ come quando si ‘tira la corda’ della pazienza dei genitori e dei nonni, ben sapendo di essere molto amati.

Ma qui l’intuito dei tre giovani ha visto giusto: niente smuove la misericordia di Dio come il nostro cuore realmente contrito e umiliato. E’ una cosa grande, questa. Anzi, il figlio più giovane della parabola del Padre misericordioso, un esperto di questa sfacciataggine giovanile, sa che verrà accolto anche se il suo pentimento non è esattamente come dovrebbe essere.

‘Mi alzerò e andrò da mio padre’. Dietro tutto questo c’è una fiducia, una fede: ‘non c’è delusione per coloro che confidano in te’. Vi auguro di essere così aperti al futuro, intraprendenti e coraggiosi nel sognarlo e progettarlo, con l’aiuto degli studi che fate, perché ‘sfacciatamente’ fiduciosi che non c’è delusione per coloro che si affidano al Signore”.

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