Il papa: il documento sulla fratellanza in linea con il Concilio Vaticano II

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Papa Francesco è rientrato a Roma e si è recato alla basilica Santa Maria Maggiore per ringraziare la ‘Salus Populi Romani’ per l’esito del suo Viaggio apostolico nel Paese arabo. Nel volo di ritorno ha risposto alle domande dei giornalisti, introducendo così il colloquio: “E’ stato un viaggio troppo breve ma per me è stata un’esperienza grande. Io penso che ogni viaggio sia storico e anche che ogni nostro giorno sia per scrivere la storia quotidiana. Nessuna storia è piccola, ogni storia è grande e degna. E anche se è brutta, la dignità è nascosta e sempre può emergere”.

Innanzitutto ha raccontato le proprie impressioni di viaggio: “Ho visto un paese moderno, mi ha colpito la città. Anche la pulizia della città, mi sono chiesto come fanno ad annaffiare i fiori in questo deserto. E’ un Paese moderno, accoglie tanti popoli ed è un Paese che guarda al futuro: per esempio nell’educazione dei bambini. Educano guardando al futuro.

Poi mi ha colpito il problema dell’acqua: stanno cercando per il prossimo futuro di prendere l’acqua del mare e renderla potabile, e anche l’acqua dell’umidità e farla potabile. Sempre cercano cose nuove. Ho anche sentito dire da loro: ci mancherà il petrolio, e ci stiamo preparando. Mi è sembrato un Paese aperto, non chiuso.

Anche religiosità: è un islam aperto, di dialogo, un islam fraterno, di pace. Sottolineo la vocazione alla pace che ho sentito di avere, malgrado ci siano i problemi di alcune guerre nella zona. Per me molto toccante l’incontro con i saggi dell’islam, un incontro profondo, erano di diversi luoghi e di varie culture. Questo indica pure l’apertura di questo Paese a un certo dialogo regionale, universale, religioso. Sono stato colpito poi dal convegno interreligioso: è stato un fatto culturale forte”.

Un’altra domanda ha riguardato l’applicazione della dichiarazione sulla fratellanza: “Il documento è stato preparato con tanta riflessione e anche pregando. Sia il grande Imam con la sua equipe, sia io con la mia, abbiamo pregato tanto per riuscire a fare questo documento. Perché per me c’è un solo grande pericolo in questo momento: la distruzione, la guerra, l’odio fra noi.

Se noi credenti non siamo capaci di darci la mano, abbracciarci, baciarci e anche pregare, la nostra fede sarà sconfitta. Questo documento nasce dalla fede in Dio che è Padre di tutti e Padre della pace. Condanna ogni distruzione, ogni terrorismo, dal primo terrorismo della storia che è quello di Caino. E’ un documento che si è sviluppato in quasi un anno, con andata e ritorno, preghiere… è rimasto a maturare, un po’ confidenziale, per non partorire il bambino prima del tempo. Perché sia maturo”.

Ed a proposito della diplomazia vaticana riguardo alla situazione venezuelana ha precisato: “Ci sono dei piccoli passi, e l’ultimo è la mediazione. Ci sono passi iniziali, facilitatori, non solo per il Vaticano ma in tutta la diplomazia. Si fa così in diplomazia. Credo che dalla Segreteria di Stato potranno spiegare tutti i passi. Ho saputo prima del viaggio che arrivava col plico diplomatico una lettera di Maduro. Non l’ho ancora letta, vedremo che cosa si può fare. Ma perché si faccia una mediazione, ci vuole la volontà di ambedue le parti, che siano ambedue le parti a chiederla.

La Santa Sede nel Venezuela è stata presente nel momento del dialogo in cui c’erano (l’ex premier spagnolo) Zapatero e mons. Tscherrig e poi ha continuato con mons. Celli. E lì è stato partorito un topolino. Adesso vedrò quella lettera, vedrò che cosa si può fare. Ma a condizioni che lo chiedano ambedue le parti. Io sono sempre disposto.

Quando la gente va dal curato perché c’è un problema tra marito e moglie, prima va uno. Ma si chiede: l’altra parte vuole o non vuole? Anche per i Paesi questa è una condizione che li deve fare pensare prima di chiedere una facilitazione, o una mediazione. E andrò in Spagna”.

Un’ulteriore domanda ha riguardato la libertà religiosa: “Ogni processo ha principi, c’è un prima e un dopo, ma senza fermarsi”. Ed infine una domanda sugli abusi sessuali contro le donne ed i minori: “E’ vero, è un problema. Il maltrattamento delle donne è un problema. Io oserei dire che l’umanità ancora non ha maturato: la donna è considerata di ‘seconda classe’.

Cominciamo da qui: è un problema culturale. Poi si arriva fino ai femminicidi. Ci sono dei Paesi in cui il maltrattamento delle donne arriva al femminicidio e prima di arrivare alla sua domanda concreta, una curiosità… E’ vero, dentro la Chiesa ci sono stati dei chierici che hanno fatto questo. In alcune civilizzazioni in modo più forte che in altri. Ci sono stati sacerdoti e anche vescovi che hanno fatto quello. E io credo che si faccia ancora: non è che dal momento in cui tu te ne accorgi, finisce. La cosa va avanti così. E’ da tempo che stiamo lavorando in questo…

Vorrei sottolineare che Benedetto XVI ha avuto il coraggio di fare tante cose su questo tema. C’è un aneddoto: lui aveva tutte le carte su una organizzazione religiosa che aveva dentro corruzione sessuale ed economica. Lui provava a parlarne e c’erano dei filtri, non poteva arrivare. Alla fine il papa, con la voglia di vedere la verità, ha fatto una riunione e Joseph Ratzinger se né andato lì con la cartella e tutte le sue carte. Quando è tornato, ha detto al suo segretario: mettila nell’archivio, ha vinto l’altro partito.

Non dobbiamo scandalizzarci per questo, sono passi di un processo. Ma appena diventato papa, la prima cosa che ha detto è stata: portami dall’archivio questo. Il folklore lo fa vedere come debole, ma di debole non ha niente. E’ un uomo buono, un pezzo di pane è più cattivo di lui, ma è un uomo forte. Su questo problema: preghi che possiamo andare avanti. Io voglio andare avanti. Ci sono dei casi. Stiamo lavorando”.

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