Papa Francesco invita a non chiudersi alla luce

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“I Magi offrono a Gesù Bambino i loro doni preziosi. Oggi chiediamo a Dio: Signore, fammi riscoprire la gioia di donare”: è il tweet del papa che ha incorniciato la festa dell’epifania. Ed i doni da scoprire sono quelli fatti da papa Francesco dopo la recita dell’Angelus:

“Da parecchi giorni quarantanove persone salvate nel Mare Mediterraneo sono a bordo di due navi di Ong, in cerca di un porto sicuro dove sbarcare. Rivolgo un accorato appello ai Leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone… L’Epifania è anche la Giornata Missionaria dei Ragazzi, che quest’anno invita i giovanissimi missionari ad essere ‘atleti di Gesù’, per testimoniare il Vangelo in famiglia, a scuola e nei luoghi di svago”.

Durante l’Angelus il papa ha invitato ad accogliere ‘la luce promessa’ dal profeta Isaia: “L’invito del profeta, ad alzarsi perché viene la luce, appare sorprendente, perché si colloca all’indomani del duro esilio e delle numerose vessazioni che il popolo aveva sperimentato.
Questo invito, oggi, risuona anche per noi che abbiamo celebrato il Natale di Gesù e ci incoraggia a lasciarci raggiungere dalla luce di Betlemme. Anche noi veniamo invitati a non fermarci ai segni esteriori dell’avvenimento, ma a ripartire da esso e percorrere in novità di vita il nostro cammino di uomini e di credenti”.

E questa ‘luce’ è rivolta all’accoglienza di tutti, ‘vicini’ e ‘lontani’: ad Erode ed ai Magi. Purtroppo i ‘vicini’ l’hanno rifiutata, come ha raccontato l’evangelista Marco: “Per esempio, Erode e gli scribi di Gerusalemme hanno un cuore duro, che si ostina e rifiuta la visita di quel Bambino. E’ una possibilità: chiudersi alla luce.

Essi rappresentano quanti, anche ai nostri giorni, hanno paura della venuta di Gesù e chiudono il cuore ai fratelli e alle sorelle che hanno bisogno di aiuto. Erode ha paura di perdere il potere e non pensa al vero bene della gente, ma al proprio tornaconto personale.
Gli scribi e i capi del popolo hanno paura perché non sanno guardare oltre le proprie certezze, non riuscendo così a cogliere la novità che è in Gesù”.

Invece i Magi hanno intrapreso un cammino per vedere la novità offerta dalla ‘luce’: “Venuti dall’Oriente, essi rappresentano tutti i popoli lontani dalla fede ebraica tradizionale. Eppure, si lasciano guidare dalla stella e affrontano un viaggio lungo e rischioso pur di approdare alla meta e conoscere la verità sul Messia. I Magi erano aperti alla ‘novità’, e a loro si svela la più grande e sorprendente novità della storia: Dio fatto uomo”.

E concludendo l’Angelus papa Francesco ha invitato i fedeli ad aprire il cuore alla ‘novità’: “Fratelli e sorelle, ogni volta che un uomo o una donna incontra Gesù, cambia strada, torna alla vita in un modo differente, torna rinnovato, ‘per un’altra strada’… Non è possibile ‘impossessarsi’ di quel Bambino: Egli è un dono per tutti. Anche noi, facciamo un po’ di silenzio nel nostro cuore e lasciamoci illuminare dalla luce di Gesù che proviene da Betlemme. Non permettiamo alle nostre paure di chiuderci il cuore, ma abbiamo il coraggio di aprirci a questa luce che è mite e discreta”.

Il richiamo era risuonato anche nella celebrazione eucaristica nella cappella papale, dove è stato dato l’annuncio della Pasqua, che cade il 21 aprile: “Epifania: la parola indica la manifestazione del Signore, il quale, come dice san Paolo nella seconda Lettura, si rivela a tutte le genti, rappresentate oggi dai Magi.

Si svela così la bellissima realtà di Dio venuto per tutti: ogni nazione, lingua e popolazione è da Lui accolta e amata. Simbolo di questo è la luce, che tutto raggiunge e illumina”.

Ed il papa ha detto che Dio si è manifestato senza troppa ‘luce’, invitando a non confonderla con quella del mondo: “Ascoltando quella lista di personaggi illustri, potrebbe venire la tentazione di ‘girare le luci’ su di loro. Potremmo pensare: sarebbe stato meglio se la stella di Gesù fosse apparsa a Roma sul colle Palatino, dal quale Augusto regnava sul mondo; tutto l’impero sarebbe diventato subito cristiano. Oppure, se avesse illuminato il palazzo di Erode, questi avrebbe potuto fare del bene, anziché del male.

Ma la luce di Dio non va da chi splende di luce propria. Dio si propone, non si impone; illumina, ma non abbaglia. E’ sempre grande la tentazione di confondere la luce di Dio con le luci del mondo”.

Invece la ‘luce’ di Dio invita ad un cammino di accoglienza: “La luce di Dio va da chi la accoglie… Occorre alzarsi, cioè levarsi dalla propria sedentarietà e disporsi a camminare. Altrimenti si rimane fermi, come gli scribi consultati da Erode, i quali sapevano bene dov’era nato il Messia, ma non si mossero. E poi bisogna rivestirsi di Dio che è la luce, ogni giorno, finché Gesù diventi il nostro abito quotidiano. Ma per indossare l’abito di Dio, che è semplice come la luce, bisogna prima dismettere i vestiti pomposi.

Altrimenti si fa come Erode, che alla luce divina preferiva le luci terrene del successo e del potere. I Magi, invece, realizzano la profezia, si alzano per essere rivestiti di luce. Essi soli vedono la stella in cielo: non gli scribi, non Erode, nessuno a Gerusalemme.
Per trovare Gesù c’è da impostare un itinerario diverso, c’è da prendere una via alternativa, la sua, la via dell’amore umile. E c’è da mantenerla”.

Quindi per ‘trovare’ Gesù occorre percorrere la strada dei Magi: “Oggi, fratelli e sorelle, siamo invitati a imitare i Magi. Essi non discutono, no, camminano; non rimangono a guardare, ma entrano nella casa di Gesù; non si mettono al centro, ma si prostrano a Lui, che è il centro; non si fissano nei loro piani, ma si dispongono a prendere altre strade. Nei loro gesti c’è un contatto stretto col Signore, un’apertura radicale a Lui, un coinvolgimento totale in Lui”.

E con doni preziosi: “Il Signore gradisce che ci prendiamo cura dei corpi provati dalla sofferenza, della sua carne più debole, di chi è rimasto indietro, di chi può solo ricevere senza dare nulla di materiale in cambio. E’ preziosa agli occhi di Dio la misericordia verso chi non ha da restituire, la gratuità! E’ preziosa agli occhi di Dio la gratuità”.

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