I vescovi francesi adottano provvedimenti contro la pedofilia

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Per sensibilizzare l’insieme dell’episcopato ed ‘iniziare un processo per un lavoro comune’, 8 persone vittime di abusi sessuali commessi da sacerdoti e religiosi sono state ascoltate dai vescovi francesi riuniti a Lourdes fino all’8 novembre per l’assemblea plenaria, grazie all’iniziativa della Cellula permanente di lotta contro la pedofilia, guidata dal vescovo di Le Puy-en-Velay, Luc Crepy, con l’obiettivo di consentire ‘un dialogo proficuo e responsabile a livello istituzionale’.

Quindi sabato scorso 7 vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti e religiosi hanno letto una lettera indirizzata alla Chiesa francese e a tutti i fedeli: “Non abbiate paura. E’ sotto questo invito di Cristo che vogliamo porre tale scambio. Rappresentiamo, al di là di noi stessi, tutte le vittime che non potranno mai esprimersi e che, ferite, rifiutano la Chiesa.

La nostra speranza è che questa giornata porti profondi cambiamenti nella presa di coscienza e nella pratica della Chiesa per prevenire e gestire le aggressioni e i crimini sessuali. Siamo venuti a cercare decisioni e azioni concrete per andare avanti insieme e mettere in atto la tolleranza zero voluta da papa Benedetto XVI”.

A tale richiesta l’arcivescovo di Marsiglia, Georges Pontier, presidente dell’episcopato francese, ha risposto che l’incontro ha rappresentato un ‘momento storico’: “Ho sentito, come vescovo, che ero guardato da voi non più come qualcuno che non ha saputo fare, o che ha avuto paura, o che non ha agito di conseguenza, ma come qualcuno con cui rinnovare i legami di fiducia e il desiderio di lavorare e andare avanti insieme… Venite e lavoriamo insieme. Ritroviamo la fiducia minima necessaria per riuscire in questo”.

Ed alla vigilia dell’assemblea plenaria, è stato pubblicato il Rapporto della Conferenza dei vescovi di Francia sulla lotta contro la pedofilia nella Chiesa. Contiene soprattutto cifre e dati. Dal gennaio 2017 a oggi, per esempio, sono state 211 le persone che si sono recate nelle diocesi per denunciare casi di abuso, 75 i fatti segnalati direttamente in procura.

Questa crescita del numero dei testimoni in soli due anni è l’esito di una serie di nuovi strumenti di prevenzione e denuncia messi in atto dai vescovi, consentendo alle vittime di uscire allo scoperto in tutta sicurezza. Anche la copertura mediatica ha favorito e incoraggiato molti a farsi avanti. Dai numeri del rapporto emerge che sono 129 i sacerdoti e i diaconi nominati da un testimone. Questa cifra tiene conto anche dei preti non coinvolti in nessuna causa. Di questi, 49 sono stati temporaneamente sospesi da tutto o parte del loro ministero.

Si tratta di una misura prudenziale adottata dai vescovi non appena un fatto viene denunciato, in applicazione delle norme canoniche vigenti nella Chiesa di Francia. 9 sono stati invece oggetto di una sanzione della giustizia canonica (giustizia della Chiesa). Queste sanzioni possono essere per esempio: la riduzione allo stato clericale, la sospensione definitiva, il divieto di confessare, il divieto di esercitare il ministero con i bambini…

Si stima infine che siano tra 7/8.000 le persone sensibilizzate o addirittura formate a prevenire il problema e ciò è avvenuto promuovendo vari incontri, corsi o sessioni di lavoro finalizzati a gruppi ecclesiali, movimenti e associazioni. Il Rapporto è stato pubblicato all’indomani della comparizione al Tribunale di Orléans del vescovo mons. André Fort e di padre Pierre de Pierre de Castelet. Quest’ultimo deve rispondere per aggressioni sessuali su minori.

Le accuse risalgono al 1993 e hanno avuto luogo in un campo estivo dove il sacerdote si sarebbe fatto passare per infermiere e avrebbe usato questa posizione per toccare i bambini sotto copertura di esami medici. Il caso però è riemerso solo nel 2010, quando una delle vittime si è accorta che il sacerdote non solo era ancora in funzione nella diocesi di Orléans ma era stato anche nominato cappellano degli Scout di Europa. Da qui il coinvolgimento del vescovo per mancata denuncia del caso.

Ma sul fronte abusi, pesano in maniera molto dura le accuse contro il card. Philippe Barbarin, vescovo di Lione, e negli ultimi due mesi due sacerdoti (uno a Rouen e uno sempre ad Orléans) si sono suicidati perché coinvolti in accuse per atti impropri. Inoltre i vescovi francesi hanno scritto una lettera al popolo francese, ‘Con l’aiuto di tutti’, in cui hanno precisato di aver attivato una rete di controllo in grado fra l’altro di assicurare alla giustizia chi nella Chiesa si renda colpevole di qualsiasi forma di abuso:

“Da diversi mesi, la nostra Chiesa è stata duramente messa alla prova. Laici, clero, consacrati, siamo profondamente toccati dalle rivelazioni di abusi che stanno emergendo in tutto il mondo e nel nostro paese. Di fronte alla sofferenza imprescrittibile delle vittime e dei loro cari, proviamo tristezza e vergogna”.

Nel messaggio i presuli hanno ribadito di essere sempre dalla parte delle vittime: “I nostri pensieri si rivolgono innanzitutto a coloro ai quali è stata rubata l’infanzia, le cui vite sono state segnate per sempre da atti atroci… Tutti noi soffriamo di questo sospetto che coinvolge la Chiesa e i sacerdoti”.

Inoltre l’episcopato transalpino ha avviato diverse misure di contrasto a questi crimini, come l’istituzione in ogni diocesi e provincia ecclesiastica di ‘cellule’ locali di sorveglianza; la realizzazione di un sito internet rivolto espressamente all’accoglienza delle vittime, le quali possono così entrare in contatto con le ‘cellule’ presenti sul territorio; l’attivazione di un indirizzo email (paroledevictimes@cef.fr) aperto a chiunque voglia fare una denuncia o chiedere informazioni:

“Con umiltà riconosciamo che questa lotta deve sempre intensificarsi, che richiede un’attenzione costante e una conversione permanente della mentalità. La sofferenza delle vittime di abusi è oggi la prima delle conseguenze da prendere in considerazione di fronte a questa piaga. Ascoltare la storia delle vittime ci ha profondamente sconvolto e trasformato. Siamo convinti che il loro ascolto e il lavoro svolto con loro ci aiuteranno a combattere la pedofilia e a trovare sempre nuovi modi di prevenzione, formando in particolare gli operatori che sono a contatto con i giovani”.

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