Sinodo: i giovani solidarizzano con i cristiani perseguitati

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Il Sinodo dei vescovi ha concluso un’altra settimana di lavoro  nei circoli minori, sentendo le testimonianze dei giovani cristiani, che vivono nei Paesi che li perseguitano, come ha raccontato Safa Al Abbia, appartenente alla Chiesa caldea, il quale ha ricordato i numerosi martiri che hanno versato il sangue in Iraq: 224, metà dei quali giovani, i cristiani uccisi negli ultimi anni.

Ha anche ricordato che durante l’offensiva a Mosul e nella Piana di Ninive oltre 120.000 cristiani sono stati espulsi dalle loro case in una sola notte. Così tra i giovani si è diffusa la paura del futuro. Uno dei timori principali è vedere l’Iraq svuotato dai cristiani. La causa è la massiccia emigrazione che ha portato il numero di cristiani dai quasi 1.500.000 nel 2003 ai 400.000 negli ultimi anni.

Da qui l’invito a pregare per l’Iraq e i suoi fedeli, con una speciale intenzione per i giovani anche di altre nazioni dove il cristianesimo è minoritario. Mentre Henriette Camara, membro degli scout cattolici della Guinea, ha fatto riferimento alla situazione dei giovani che vivono in contesti familiari difficili o che si sono convertiti da altre religioni.

Ha proposto di formare una squadra di riflessione per accompagnare coloro che sono perseguitati solo perché vogliono seguire Cristo più da vicino, come nella vita consacrata. Un’altra proposta è stata quella di organizzare un simposio di giovani appartenenti a tutti i movimenti per portare la fiaccola di Cristo e della pace nel mondo.

E nei Circoli di lingua italiana  i giovani hanno sottolineato la necessità di trasmettere la fede e la difficoltà della Chiesa di mettersi in sintonia con le giovani generazioni, ponendo così non pochi ostacoli che ne hanno favorito l’allontanamento.

Tra questi sono stati citati l’abbandono di una paternità e di una maternità che ha lasciato orfane le giovani generazioni, come pure il perpetuarsi di stili pastorali non più capaci di attrarle. Più volte sono stati menzionati i danni provocati sulla loro crescita dagli scandali nel campo della sessualità, della ricchezza ed anche dell’abuso dell’autorità.

Per questo si sente l’urgenza per tutta la Chiesa di mettersi in atteggiamento di conversione per accompagnare i giovani nella loro crescita. Su tale tema è stato presentato un modo specifico. Per i giovani italiani è urgente riscoprire la capacità generativa come dimensione centrale della comunità cristiana. In questo una grande responsabilità l’hanno gli adulti.

Essi, sia in famiglia sia fuori, non sono stati testimoni credibili della bellezza del messaggio evangelico. Per di più il clima di esasperato individualismo, che si è diffuso anche nella comunità cristiana, ha favorito l’affermarsi di una concezione della salvezza come generico benessere psicologico autocentrato e slegato dalla dimensione comunitaria e sacramentale.

Si è così persa la percezione della buona notizia della grazia che ci viene dalla persona di Gesù Cristo. Deve pertanto emergere con maggiore forza la responsabilità da parte dei credenti di accompagnare i giovani all’incontro personale con Gesù.

Questo avviene quando la Chiesa si raduna per ascoltare il Vangelo e si lascia toccare da ciò che il mondo scarta. Abbracciare la carne scartata dei giovani ridona energia e vita a tutta la Chiesa.

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