Giovanni Paolo II: il santo dei giovani

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“Siamo ancora tutti addolorati dopo la morte del nostro amatissimo papa Giovanni Paolo I. Ed ecco che gli Eminentissimi Cardinali hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato da un paese lontano… lontano, ma sempre così vicino per la comunione nella fede e nella tradizione cristiana. Ho avuto paura nel ricevere questa nomina, ma l’ho fatto nello spirito dell’ubbidienza verso Nostro Signore Gesù Cristo e nella fiducia totale verso la sua Madre, la Madonna Santissima.

Non so se posso bene spiegarmi nella vostra… nostra lingua italiana. Se mi sbaglio mi corrigerete. E così mi presento a voi tutti, per confessare la nostra fede comune, la nostra speranza, la nostra fiducia nella Madre di Cristo e della Chiesa, e anche per incominciare di nuovo su questa strada della storia e della Chiesa, con l’aiuto di Dio e con l’aiuto degli uomini”.

Era il 16 ottobre 1978 e Karol Woytjla era eletto papa con il nome di Giovanni Paolo II. Veniva dalla Polonia, che ancora era sotto il regime comunista. E papa Francesco, nel 2016 anno giubilare della Misericordia, lo ha ricordato come un papa per i giovani, perché li invitava a ‘spalancare le porte a Cristo’:

“Queste parole le ha pronunciate all’inizio del suo pontificato, Giovanni Paolo II, papa di profonda spiritualità, plasmata dalla millenaria eredità della storia e della cultura polacca trasmessa nello spirito di fede, di generazione in generazione… Quest’invito si è trasformato in un’incessante proclamazione del Vangelo della misericordia per il mondo e per l’uomo, la cui continuazione è quest’Anno Giubilare.

La sua coerente testimonianza di fede sia un insegnamento per voi, cari giovani, ad affrontare le sfide della vita; alla luce del suo insegnamento, cari ammalati, abbracciate con speranza la croce della malattia; invocate la sua celeste intercessione, cari sposi novelli, perché nella vostra nuova famiglia non manchi mai l’amore”.

Infatti c’è stato sempre un rapporto ‘intimo’ tra i giovani e san Giovanni Paolo II, come è dimostrato dalle Giornate Mondiali della Gioventù, ‘inventate’ nel 1984, come ha spiegato durante la celebrazione della domenica delle Palme nel 1988: “Allora questa ‘Giornata per i giovani’ rimane nella Chiesa un momento eloquente del vostro ‘pellegrinaggio mediante la fede’. In quest’anno rivolgiamo il nostro sguardo alla Madre di Dio presente nel mistero di Cristo e della Chiesa – presente anche all’agonia sul Golgota.

Proprio lì si trova il punto culminante del pellegrinaggio di Maria, a riguardo della quale il Concilio, seguendo le indicazioni della Tradizione, ci insegna che ella ci precede tutti nel cammino: va innanzi nel pellegrinaggio ‘della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo’.

A tutti i giovani auguro nell’anno marino, che, guardando Maria come ‘figura’, scoprano tutte le profondità nascoste nel mistero di Cristo. Poiché Cristo dice sempre di nuovo ai giovani, così come disse nel Vangelo: ‘Seguimi’. L’analisi di questa chiamata si trova nella lettera inviata ai giovani e alle ragazze del mondo, nell’anno 1985”.

Ed Il 22 aprile 1984, domenica di Pasqua, papa Giovanni Paolo II donò la croce esposta nella basilica di san Pietro ai giovani, rappresentati dai giovani del Centro internazionale San Lorenzo: “Carissimi giovani, al termine dell’Anno Santo affido a voi il segno stesso di quest’Anno Giubilare: la Croce di Cristo! Portatela nel mondo, come segno dell’amore del Signore Gesù per l’umanità ed annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione”.

Infatti nel 1985, anno internazionale della gioventù, scrisse loro la lettera apostolica ‘Dilecti Amici’, sottolineando che la giovinezza è una ricchezza: “La giovinezza di ciascuno di voi, cari amici, è una ricchezza che si manifesta proprio in questi interrogativi. L’uomo se li pone nell’arco di tutta la vita; tuttavia, nella giovinezza essi si impongono in modo particolarmente intenso, addirittura insistente.

Ed è bene che sia così. Questi interrogativi provano appunto la dinamica dello sviluppo della personalità umana, che è propria della vostra età. Queste domande ve le ponete a volte in modo impaziente, e contemporaneamente voi stessi capite che la risposta ad esse non può essere frettolosa né superficiale. Essa deve avere un peso specifico e definitivo. Si tratta qui di una risposta che riguarda tutta la vita, che racchiude in sé l’insieme dell’esistenza umana.

In modo particolare queste domande essenziali se le pongono quei vostri coetanei, la cui vita sin dalla giovinezza è gravata dalla sofferenza: da qualche carenza fisica, da qualche deficienza, da qualche handicap o limitazione, dalla difficile situazione familiare o sociale. Se con tutto ciò la loro coscienza si sviluppa normalmente, l’interrogativo sul senso e sul valore della vita diventa per loro tanto più essenziale ed insieme particolarmente drammatico, perché sin dall’inizio è contrassegnato dal dolore dell’esistenza.

E quanti di questi giovani si trovano in mezzo alla grande moltitudine dei giovani nel mondo intero! Nelle diverse nazioni e società; nelle singole famiglie! Quanti sin dalla giovinezza sono costretti a vivere in un istituto o in un ospedale, condannati ad una certa passività, che può far nascere in loro il sentimento di essere inutili all’umanità!”

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