Ortodossi in fibrillazione per la questione ucraina

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Venerdì 14 settembre dal sinodo della Chiesa ortodossa russa riunito in sessione straordinaria sotto la presidenza del patriarca Cirillo è stata presa una decisione dopo la nomina da parte del patriarcato ecumenico di due suoi esarchi a Kiev, ‘nel quadro dei preparativi per la concessione dell’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina’:

“Il patriarcato di Mosca è costretto a sospendere la commemorazione liturgica orante del patriarca di Costantinopoli e, con profondo rammarico, la concelebrazione con i gerarchi del patriarcato di Costantinopoli, oltre a interrompere la partecipazione della Chiesa ortodossa russa alle assemblee episcopali, ai dialoghi teologici, alle commissioni multilaterali e a ogni altro organismo presieduto o co-presieduto da rappresentanti del patriarcato di Costantinopoli”.

Quindi il patriarcato di Mosca, in un lungo documento nel quale ribadisce come la sua giurisdizione sulla metropolia di Kiev duri ininterrotta da secoli, si lamenta del fatto che la decisione di Bartolomeo sia stata presa senza un accordo con Cirillo e con il metropolita di Kiev e di tutta l’Ucraina, Onufry, e costituisca ‘una flagrante violazione della legge ecclesiastica e un intervento di una Chiesa locale nel territorio di un’altra’.

Nel comunicato il patriarcato di Mosca ha affermato che, dopo una serie di vicissitudini politiche e storiche, “la riunificazione della metropolia di Kiev con la Chiesa russa ebbe luogo nel 1686 e fu realizzata attraverso un atto firmato dal patriarca Dionisio IV di Costantinopoli e da membri del suo sinodo. Il documento non dice nulla sulla natura temporanea del trasferimento della metropolia, contraddicendo le attuali accuse infondate dei gerarchi di Costantinopoli”, i quali, invece, sottolineano il carattere temporaneo di tale atto.

Il patriarcato ecumenico, non considerando più l’Ucraina come territorio canonico sotto la giurisdizione di Mosca e in virtù dell’indipendenza ucraina raggiunta nel 1991, ha cominciato con il tempo a prendere in considerazione i tentativi di creare una Chiesa ortodossa locale indipendente.

Nell’aprile scorso il parlamento di Kiev ha sostenuto la richiesta, fatta dal presidente della Repubblica, Poroshenko, al patriarca Bartolomeo, tesa alla concessione del tomos dell’autocefalia; richiesta appoggiata anche dai rappresentanti di organizzazioni (considerate scismatiche da Mosca) come il patriarcato di Kiev e la Chiesa ortodossa autocefala ucraina, non riconosciuti da alcuna Chiesa ortodossa nel mondo.

Quindi la situazione dei rapporti è molto complicato anche se il nunzio apostolico in Ucraina, mons. Claudio Gugerotti, al termine della Divina Liturgia nella Cattedrale di San Giorgio per l’apertura del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina ad inizio mese aveva sottolineato il primato della Parola di Dio e la catechesi: “La Parola di Dio è, sussiste, è il Signore Gesù Cristo, il Logos.

La catechesi è quello che rende accessibile la Parola di Dio a coloro che ne sono i destinatari. Non teniamo quel libro della Sacra Scrittura sigillato, come il libro che verrà consegnato all’Agnello, secondo l’Apocalisse. Apriamolo quel libro, facciamolo passare, perché la notizia, per essere buona, deve essere trasmessa. E la prima modalità per trasmettere la Parola è la vostra testimonianza di pastori. E poi tutto quello che stabilirete, deciderete, organizzerete perché questa Parola diventi ‘parole’ e ogni persona possa essere arricchita della Parola di Gesù”.

Ed ha ribadito l’esigenza della comunione tra le Chiese: “Nelle vostre Liturgie solenni, la terza invocazione del trisagion è cantata in lingua greca. Questo è il segno dell’unione con le radici, che in questo momento ci sono anche qui rappresentate dalla persona dell’Esarca per la Grecia.

Quello che vi chiedo è che durante questo grande trisagion, in cui i vostri occhi saranno sempre rivolti a Cristo Parola, ci sia posto per un ricordo per il Santo Padre Francesco in tempi anche per lui non facili: che in questa aula del Sinodo ci sia posto per ciascuno dei vostri figli e delle vostre figlie che non vi abbandoneranno, vi sosterranno, saranno sempre con voi.

La Chiesa universale, che vi sente come figli particolarmente amati, guarda anch’essa a voi, guarda ai vostri lavori, alle vostre decisioni, si aspetta molto da voi. Questa grande comunione universale è anche una grande responsabilità per la quale siete stati ordinati Vescovi”.

Poi il nunzio apostolico ha richiamato il problema del ‘tomos di autocefalia’: “Mi permetto solo di richiamare una tematica che è stata al centro dell’attenzione comune nel Paese e che continua ad esserlo: la concessione del Tomos di Autocefalia alla Chiesa Ortodossa Locale; una specie di misteriosa chimera, di cui si parla ma che non si vede, che si attende ma non si sa quando arriverà, di cui le persone parlano ma non si sa che cosa dicano esattamente.

Vorrei a questo proposito complimentarmi vivamente con Sua Beatitudine per come si è espresso in questi mesi in cui si discute questa tematica, estremamente delicata anche per la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina perché racchiude molti aspetti che fanno parte della sua sensibilità fin da tempi remoti e comprende tematiche che essa ha sentito e studiato nel passato e nel presente, quale istanza ad un tempo cristiana e nazionale”.

Però ha sottolineato che questo tempo è un’occasione importante per uscire ‘indenni tra queste turbolenze’: “Questo tempo, io credo, sia stato un crogiuolo di sofferenza ma anche una grande occasione per la Chiesa Greco-Cattolica di capire i propri connotati ancora più profondamente ed incisivamente, e quindi di andare all’essenziale della sua storia e della sua identità.

La Chiesa universale è fiera di averla come parte costitutiva di sè, capace di mostrare al mondo tutte le fatiche e le difficoltà, ma anche le speranze che sono connesse all’impegno di vivere la piena appartenenza all’oriente cristiano e la piena comunione col Pontefice Romano”.

Ed ha concluso con un augurio per le prossime scadenze politiche: “Ci stiamo preparando alle prossime importanti scadenze politiche e anche questo costituisce un’occasione particolare per portare come Greco-Cattolici Ucraini una testimonianza che aiuti la gente a capire cosa vuole veramente e ad agire di conseguenza, testimoniando i valori di giustizia, di equità, di rispetto dei diritti umani, compresi quelli che a volte sono calpestati in silenzio e che riguardano la vita umana dal concepimento al suo naturale compimento.

Speriamo che anche questo attragga l’attenzione dovuta da parte di tutte le Chiese, che si sentano mobilitate in un tentativo di essere testimoni credibili della difesa di coloro che non hanno voce”.

Ed al termine dell’intervento la benedizione del papa: “Con questo augurio di una profonda esperienza religiosa, di una esperienza spirituale che sia veramente una Pentecoste in questi vostri giorni di incontro, perché il Signore ispiri i vostri passi e voi siate alla sua sequela, vi consegno l’abbraccio fraterno e la benedizione di papa Francesco perché possiate essere sereni e fieri di quello che siete e di quello che siete chiamati ad essere per confermare i fedeli greco-cattolici nella fede e nella carità”.

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