Card. Tauran ed il valore del dialogo

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Alla presenza di papa Francesco, che vi ha partecipato accanto al feretro, nella cattedra della basilica vaticana si sono svolte giovedì 12 luglio le esequie del card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo inter-religioso; al termine il papa ha presieduto il rito dell’ ‘ultima commendatio’. La messa è stata celebrata dal decano del collegio cardinalizio, card. Angelo Sodano, insieme a 22 cardinali, tra i quali Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano.

Nell’omelia il card. Sodano ha ricordato il card. Tauran: “Personalmente conservo pure un grato ricordo di questo confratello dalla fede profonda, che ha servito coraggiosamente fino alla fine la santa Chiesa di Cristo, nonostante il duro peso della sua malattia. Il Signore accolga questo suo servitore fedele nella gloria del Paradiso!”.

Riprendendo il vangelo delle beatitudini il decano del collegio cardinalizio ha sottolineato che le beatitudini sono state la strada percorsa dal card. Tauran: “E’ sempre commovente sentirle proclamare nelle nostre chiese: ‘Beati i poveri di spirito, beati i miti, beati i misericordiosi, beati i puri di cuore, beati gli operatori di pace!’. Sono queste beatitudini evangeliche che illuminarono sempre la vita del nostro caro fratello defunto, come stelle luminose sul suo cammino…

Personalmente sono stato testimone del suo grande spirito apostolico nei lunghi anni di comune servizio alla Santa Sede e ne conserverò sempre un grato ricordo. E’ il ricordo di una grande figura di sacerdote, vescovo e cardinale, che dedicò la sua vita al servizio della Chiesa e al dialogo con tutti gli uomini di buona volontà.

In tal modo, il compianto cardinale Jean-Louis Tauran seguì la linea tracciata dal concilio ecumenico Vaticano II, che nella costituzione ‘Gaudium et Spes’ sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, ci diceva: ‘Essendo Dio Padre principio e fine di tutti, siamo tutti chiamati ad essere fratelli. E perciò, chiamati ad una sola ed identica vocazione umana e divina, senza violenza e senza inganno, possiamo e dobbiamo lavorare insieme alla costruzione del mondo nella vera pace’. Così il nostro compianto cardinale lavorò”.

Ed anche il presidente del Meeting per l’amicizia fra i popoli, Emilia Guarnieri, ha ricordato il cardinale scomparso, che partecipò molte volte alla kermesse riminese: “Siamo grati al nostro grande amico card. Tauran, che ripetutamente abbiamo avuto l’onore di accogliere e ascoltare durante le giornate del Meeting, per l’affettuosa, paterna amicizia con la quale ha sempre accompagnato il nostro umile tentativo di servire la Chiesa e la sua missione”.

L’ultima presenza fu nel 2015 sul tema ‘Le religioni sono parte della soluzione, non il problema’: “In realtà, non esistono oggi conflitti religiosi. E’ necessario distinguere meglio ciò che appartiene alla politica, da ciò che appartiene alla religione. Così, nei conflitti, che in modo troppo sbrigativo definiamo come ‘identitari’, le religioni sono particolarmente presenti.

La religione è, in certi casi, lo strumento di cui si servono i responsabili politici per costruire una nazione. Ad esempio, l’idea ‘iugoslava’ e l’ideologia della grande Serbia hanno generato degli esclusivismi identitari, nutriti da riferimenti religiosi cristiani e ortodossi, o musulmani.

In certi casi, il divario religioso svolge pure un ruolo nella determinazione delle frontiere interne. Basti pensare agli Stati africani dopo il periodo coloniale. La Nigeria, o la Costa d’Avorio, dove la linea di demarcazione si sovrappone a uno spartiacque che è insieme etnico e religioso, tra cristiani e musulmani”.

Ed invitava i giovani a riscoprire le radici culturali e religiose per un’Europa aperta al mondo: “Di fronte alla grande crisi culturale che viviamo, noi ebrei, cristiani e musulmani dobbiamo ritrovare non solo le nostre radici culturali, ma anche quelle religiose, e non temere di trasmetterle ai giovani. Se no, avremo generazioni con eredi senza eredità e costruttori senza modelli. Per orientarci verso il futuro, dobbiamo ricordare che la nostra Europa non è una sfera, ma un poliedro, e imparare a coltivare la trasversalità e la multipolarità nelle relazioni”.

Inoltre nel 2010 nell’incontro ‘Chi crede si incontra’ aveva sottolineato il valore del dialogo interreligioso: “Il dialogo interreligioso non può nascere dall’ambiguità: si tratta infatti di capire l’altro, il contenuto della sua religione, per vedere le ricchezze degli uni e degli altri, per vedere cosa possiamo fare assieme al servizio della società…

Se riconosco nell’altro un fratello, allora passo dalla paura dell’altro alla paura per l’altro: vuole dire che i suoi interessi, i sui diritti, sono i miei interessi, i miei diritti, e la società pluralistica non può che riposare su due realtà che per tutti i credenti sono inseparabili, la giustizia e la pace”.

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