Sinodo Giovani: “discernimento, accompagnamento e non copione già scritto”

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“Tutti i giovani, nessuno escluso, hanno diritto a essere accompagnati nel loro cammino”. Questo è un estratto dell’Instrumentum laboris dedicata all’emergenza di ‘un nuovo paradigma di religiosità’, in cui la Chiesa sia un’istituzione che brilli per ‘esemplarità, competenza, corresponsabilità e solidità culturale’.

Quello che chiedono le nuove generazioni è una Chiesa ‘meno istituzionale e più relazionale’, capace di ‘accogliere senza giudicare previamente’, una Chiesa ‘amica e prossima’, una comunità ecclesiale che sia “una famiglia dove ci si sente accolti, ascoltati, custoditi e integrati”. Un doveroso processo di cambiamento che possa arginare un’emorragia.

Di fatto, “un numero sempre più consistente di giovani, provenienti soprattutto da aree molto secolarizzate, non chiedono nulla alla Chiesa perché non la ritengono un interlocutore significativo per la loro esistenza. Alcuni, anzi, chiedono espressamente di essere lasciati in pace, poiché sentono la sua presenza come fastidiosa e perfino irritante”.

Le istanze dei più giovani sono precise e vertono su precise richieste. La loro domanda “non nasce da un disprezzo acritico e impulsivo, ma affonda le sue radici anche in ragioni serie e rispettabili: gli scandali sessuali ed economici, su cui i giovani chiedono alla Chiesa di rafforzare la sua politica di tolleranza zero contro gli abusi sessuali all’interno delle proprie istituzioni.

“L’impreparazione dei ministri ordinati – continua il Testo – che non sanno intercettare adeguatamente la vita e la sensibilità dei giovani; il ruolo passivo assegnato ai giovani all’interno della comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società contemporanea”.

Nel loro essere critici, talvolta severi verso le Istituzioni religiose, i giovani chiedono un cambiamento, lo stesso che il Sinodo è chiamato a offrire.

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