Ai vescovi papa Francesco illustra tre preoccupazioni

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Papa Francesco, parlando ai vescovi italiani, ha espresso tre preoccupazioni, ‘non per bastonarvi’, ha aggiunto con un battuta, ma perché si tratta di questioni molto importanti per la vita della Chiesa in Italia. Innanzitutto la crisi delle vocazioni per risolvere la quale ha anche proposto uno scambio tra fidei donum da diocesi a diocesi, quindi la povertà evangelica e la trasparenza nella gestione economica, infine la necessità di procedere alla riduzione e all’accorpamento delle diocesi.

L’Assemblea Generale della CEI è imperniata sul tema: ‘Quale presenza ecclesiale nell’attuale contesto comunicativo’. Sollecitati dalla relazione del prof. Pier Cesare Rivoltella, i vescovi si confrontano sulla responsabilità educativa e missionaria della Chiesa all’interno di una cultura fortemente plasmata dalla comunicazione.

All’inizio il papa ha ringraziato i vescovi per la presenza ed ha rivolto una preghiera alla Madonna, affinché ispiri la vita della Chiesa: “Santa Madre Chiesa Gerarchica, così piaceva dire a Sant’Ignazio di Loyola. Che Maria, Madre nostra, ci aiuti affinché la Chiesa sia madre. E, seguendo l’ispirazione dei padri, che anche la nostra anima sia madre. Le tre donne: Maria, la Chiesa e l’anima nostra. Tutte e tre madri. Che la Chiesa sia Madre, che la nostra anima sia Madre”.

Poi ha elencato le tre preoccupazioni, iniziando da quella delle vocazioni: “La prima cosa che mi preoccupa è la crisi delle vocazioni. E’ la nostra paternità quella che è in gioco qui! Di questa preoccupazione, anzi, di questa emorragia di vocazioni, ho parlato alla Plenaria della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, spiegando che si tratta del frutto avvelenato della cultura del provvisorio, del relativismo e della dittatura del denaro, che allontanano i giovani dalla vita consacrata;

accanto, certamente, alla tragica diminuzione delle nascite, questo ‘inverno demografico’; nonché agli scandali e alla testimonianza tiepida. Quanti seminari, chiese e monasteri e conventi saranno chiusi nei prossimi anni per la mancanza di vocazioni? Dio lo sa. E’ triste vedere questa terra, che è stata per lunghi secoli fertile e generosa nel donare missionari, suore, sacerdoti pieni di zelo apostolico, insieme al vecchio continente entrare in una sterilità vocazionale senza cercare rimedi efficaci. Io credo che li cerca, ma non riusciamo a trovarli!”

La soluzione prospettata dal papa consiste in una più stretta collaborazione tra le diocesi: “Pensate, una creatività bella: un sistema fidei donum dentro l’Italia. Qualcuno sorride… Ma vediamo se siete capaci di fare questo”.

La seconda preoccupazione riguarda la povertà evangelica e la trasparenza: “Per me, sempre (perché l’ho imparato come gesuita nella costituzione) la povertà è ‘madre’ ed è ‘muro’ della vita apostolica. E’ madre perché la fa nascere, e muro perché la protegge. Senza povertà non c’è zelo apostolico, non c’è vita di servizio agli altri…

E’ una preoccupazione che riguarda il denaro e la trasparenza. In realtà, chi crede non può parlare di povertà e vivere come un faraone. A volte si vedono queste cose… E’ una contro-testimonianza parlare di povertà e condurre una vita di lusso; ed è molto scandaloso trattare il denaro senza trasparenza o gestire i beni della Chiesa come fossero beni personali”.

Per questo il papa ha chiesto gesti significativi nell’amministrazione delle diocesi alfine di evitare scandali: “Noi abbiamo il dovere di gestire con esemplarità attraverso regole chiare e comuni ciò per cui un giorno daremo conto al padrone della vigna. Sono consapevole e riconoscente che nella CEI si è fatto molto negli ultimi anni soprattutto, sulla via della povertà e della trasparenza. Un bel lavoro di trasparenza”.

Ed infine la terza preoccupazione riguarda l’accorpamento delle diocesi: “Si tratta certamente di un’esigenza pastorale, studiata ed esaminata più volte, voi lo sapete, già prima del Concordato del ’29. Infatti Paolo VI nel 1964, parlando il 14 aprile all’Assemblea dei vescovi, parlò di ‘eccessivo numero delle diocesi’; e successivamente, il 23 giugno del 1966, tornò ancora sull’argomento incontrando l’Assemblea della CEI dicendo:

‘Sarà quindi necessario ritoccare i confini di alcune diocesi, ma più che altro si dovrà procedere alla fusione di non poche diocesi, in modo che la circoscrizione risultante abbia un’estensione territoriale, una consistenza demografica, una dotazione di clero e di opere idonee a sostenere un’organizzazione diocesana veramente funzionale e a sviluppare un’attività pastorale efficace ed unitaria’.

Fin qui Paolo VI… Quindi stiamo parlando di un argomento datato e attuale, trascinato per troppo tempo, e credo sia giunta l’ora di concluderlo al più presto”.

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