Papa Francesco: migranti in cerca di pace

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“Pace a tutte le persone e a tutte le nazioni della terra! La pace, che gli angeli annunciano ai pastori nella notte di Natale, è un’aspirazione profonda di tutte le persone e di tutti i popoli, soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza. Tra questi, che porto nei miei pensieri e nella mia preghiera, voglio ancora una volta ricordare gli oltre 250.000.000 di migranti nel mondo, dei quali 22.500.000 sono rifugiati.

Questi ultimi, come affermò il mio amato predecessore Benedetto XVI, ‘sono uomini e donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove vivere in pace’. Per trovarlo, molti di loro sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta”.

Così inizia il messaggio di papa Francesco dedicato ai rifugiati: ‘Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace’, in occasione della 51^ giornata per la pace, celebrata dalla Chiesa il 1° gennaio di ogni anno, con l’invito a guardare a questo fenomeno non come ‘una minaccia’ ma come ‘una opportunità per costruire un futuro di pace’.

Nel messaggio, che è stato diffuso il 13 novembre scorso, memoria liturgica di Santa Francesca Cabrini, patrona dei migranti, il papa ha sottolineato l’esigenza di impegni concreti: “Siamo consapevoli che aprire i nostri cuori alla sofferenza altrui non basta. Ci sarà molto da fare prima che i nostri fratelli e le nostre sorelle possano tornare a vivere in pace in una casa sicura.

Accogliere l’altro richiede un impegno concreto, una catena di aiuti e di benevolenza, un’attenzione vigilante e comprensiva, la gestione responsabile di nuove situazioni complesse che, a volte, si aggiungono ad altri e numerosi problemi già esistenti, nonché delle risorse che sono sempre limitate. Praticando la virtù della prudenza, i governanti sapranno accogliere, promuovere, proteggere e integrare, stabilendo misure pratiche, ‘nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, [per] permettere quell’inserimento’.

Essi hanno una precisa responsabilità verso le proprie comunità, delle quali devono assicurare i giusti diritti e lo sviluppo armonico, per non essere come il costruttore stolto che fece male i calcoli e non riuscì a completare la torre che aveva cominciato a edificare”. E per ribadire l’impegno della Chiesa nel campo migratorio papa Francesco ha citato l’impegno di san Giovanni Paolo II per offrire un ‘rifugio sicuro’ ai migranti dalla guerra nel Giubileo del 2000:

“La maggioranza migra seguendo un percorso regolare, mentre alcuni prendono altre strade, soprattutto a causa della disperazione, quando la patria non offre loro sicurezza né opportunità, e ogni via legale pare impraticabile, bloccata o troppo lenta. In molti Paesi di destinazione si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio.

Quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti, magari a fini politici, anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano”.

Però il papa al contempo chiede lungimiranza e ‘sguardo contemplativo’: “Saprà scorgere anche la creatività, la tenacia e lo spirito di sacrificio di innumerevoli persone, famiglie e comunità che in tutte le parti del mondo aprono la porta e il cuore a migranti e rifugiati, anche dove le risorse non sono abbondanti.

Questo sguardo contemplativo, infine, saprà guidare il discernimento dei responsabili della cosa pubblica, così da spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei ‘limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso’, considerando cioè le esigenze di tutti i membri dell’unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi.

Chi è animato da questo sguardo sarà in grado di riconoscere i germogli di pace che già stanno spuntando e si prenderà cura della loro crescita. Trasformerà così in cantieri di pace le nostre città, spesso divise e polarizzate da conflitti che riguardano proprio la presenza di migranti e rifugiati”.

A questo punto il papa ha approfondito il senso delle quattro azioni che sono alla base di una adeguata strategia per affrontare il fenomeno delle migrazioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Infine il messaggio di papa Francesco si è chiuso con un auspicio riguardante il processo che nel 2018 condurrà alla definizione e all’approvazione da parte delle Nazioni Unite di due patti globali, uno per migrazioni sicure, ordinate e regolari, l’altro riguardo ai rifugiati:

“In quanto accordi condivisi a livello globale, questi patti rappresenteranno un quadro di riferimento per proposte politiche e misure pratiche. Per questo è importante che siano ispirati da compassione, lungimiranza e coraggio, in modo da cogliere ogni occasione per far avanzare la costruzione della pace: solo così il necessario realismo della politica internazionale non diventerà una resa al cinismo e alla globalizzazione dell’indifferenza.

Il dialogo e il coordinamento, in effetti, costituiscono una necessità e un dovere proprio della comunità internazionale. Al di fuori dei confini nazionali, è possibile anche che Paesi meno ricchi possano accogliere un numero maggiore di rifugiati, o accoglierli meglio, se la cooperazione internazionale assicura loro la disponibilità dei fondi necessari”.

Ed ha chiuso il messaggio con le parole di san Giovanni Paolo II contenute nel messaggio per la Giornata del Migrante del 2004: “ ‘Se il ‘sogno’ di un mondo in pace è condiviso da tanti, se si valorizza l’apporto dei migranti e dei rifugiati, l’umanità può divenire sempre più famiglia di tutti e la nostra terra una reale casa comune’. Molti nella storia hanno creduto in questo ‘sogno’ e quanto hanno compiuto testimonia che non si tratta di una utopia irrealizzabile”.

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