Il Papa a Cuba: la Chiesa prepara il cambiamento

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L’immagine della Vergine col Bambino in braccio fu ritrovata da poveri pescatori nel 1612, mentre erano sulla loro canoa, nella baia orientale di Nipe: galleggiava sull’acqua su una tavola di legno nella quale si poteva leggere un’iscrizione “Io sono la Vergine della Carità”. Il popolo cubano, si legge nella lettera, ha grande bisogno della gioia della fede affinché quanti sono rimasti fedeli possano accrescere la loro fede e quanti invece si sono allontanati possano tornare a Dio”. Una delle necessità della Chiesa a Cuba è quella di preparare una vera riconciliazione. A Cuba la situazione politica potrebbe cambiare radicalmente con la fine della “dinastia” Castro. E già si prepara in diversi ambienti degli esuli cubani della rivoluzione negli Stati Uniti, una specie di “riconquista”. Umori che preoccupano la Chiesa cattolica che punta molto sulla visita del Papa. Del resto ad operare in tal senso c’è l’attuale Sostituto della Segretaria di Stato Angelo Becciu che ha trascorso gli ultimo due anni del suo servizio diplomatico in missione nell’isola caraibica. Nel 2008 il cardinale Tarcisio Bertone aveva fatto un lungo viaggio a Cuba ripercorrendo le tappe della visita di Papa Giovanni Paolo II del 1998. Una occasione per consolidare certe aperture che il regime castrista aveva fatto verso la Chiesa.

Nel suo viaggio storico Giovanni Paolo II aveva emozionato la folla che aveva assistito alla Messa nella Piazza Jose Martì de l’ Avana.”Cuba – aveva detto-possiede un’anima cristiana, e questo l’ha portata ad avere una vocazione universale. Chiamata a vincere l’isolamento, deve aprirsi al mondo e il mondo deve avvicinarsi a Cuba, al suo popolo, ai suoi figli, che ne rappresentano senza dubbio la maggiore ricchezza. È giunta l’ora di intraprendere i nuovi cammini che i tempi di rinnovamento in cui viviamo esigono, all’approssimarsi del Terzo millennio dell’era cristiana!” Il viaggio era stato a lungo desiderato dal Papa che già nel 1986 rispondendo ad un giornalista in volo verso Bogotà, che gli aveva chiesto a quando una visita a Cuba, aveva detto. “ C’è da dire che io desidero andare dovunque si trovino le mie sorelle, i miei fratelli non solo cristiani, ma soprattutto cristiani. Se lo desiderano. Ma questo dipende dalla Chiesa di Cuba. Perché non posso, non posso rendere più difficile la resistenza. Se posso aiutarli con la visita, allora!”

Ad un’altra domanda simile nel 1988 il Papa rispose: “Sì, io so che i vescovi e anche la Chiesa e il popolo di Cuba ha un desiderio grande di avere questa visita. Ma naturalmente la cosa deve maturare anche dal punto di vista della situazione della Chiesa dentro il paese e situazione della Chiesa, vuol dire nello stesso tempo, un certo modo di vedere i diritti della persona umana, delle comunità umane, della Chiesa stessa. E questo deve maturare in un senso tale che renda possibile anche la visita.” Ci vollero altri dieci anni, ma alla fine la diplomazia e la volontà di due personaggi come Fidel Castro e Giovanni Paolo II portarono ad un risultato. Così oggi l’ episcopato cubano ha potuto invitare ancora una volta un pontefice per preparare gli animi ai prossimi cambiamenti sociali e politici.

 

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