Comunicazione Sociale: il papa invita a guardare la realtà con occhi diversi

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“L’accesso ai mezzi di comunicazione, grazie allo sviluppo tecnologico, è tale che moltissimi soggetti hanno la possibilità di condividere istantaneamente le notizie e diffonderle in modo capillare. Queste notizie possono essere belle o brutte, vere o false. Già i nostri antichi padri nella fede parlavano della mente umana come di una macina da mulino che, mossa dall’acqua, non può essere fermata.

Chi è incaricato del mulino, però, ha la possibilità di decidere se macinarvi grano o zizzania. La mente dell’uomo è sempre in azione e non può cessare di ‘macinare’ ciò che riceve, ma sta a noi decidere quale materiale fornire”: con questa immagine papa Francesco invita i fedeli a meditare sulle buone notizie attraverso il messaggio per la 51^ giornata mondiale della comunicazione sociale, partendo dalla frase di Isaia, che rincuora il popolo israelitico: ‘Non temere, perché io sono con te’ (Is 43,5). Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo’.

Nel messaggio il papa esorta a guardare la realtà con un occhio diverso ed a “spezzare il circolo vizioso dell’angoscia e arginare la spirale della paura, frutto dell’abitudine a fissare l’attenzione”. Però egli non chiede di ignorare i drammi del nostro tempo, come le moltitudini di migranti che cercano a fatica una terra che li accolga, o le disuguaglianze sociali che spingono i poveri sempre più in basso;

al contrario, lo sforzo deve essere orientato a “oltrepassare quel sentimento di malumore e di rassegnazione che spesso ci afferra, gettandoci nell’apatia, ingenerando paure o l’impressione che al male non si possa porre limite”. Secondo il papa la realtà ‘non ha un significato univoco’:

“Tutto dipende dallo sguardo con cui viene colta, dagli ‘occhiali’ con cui scegliamo di guardarla: cambiando le lenti, anche la realtà appare diversa”. Quindi per i cristiani, l’unico occhiale adeguato per decifrare la realtà non può che essere quello del Vangelo: la “buona notizia che è Gesù stesso non è buona perché priva di sofferenza, ma perché anche la sofferenza è vissuta in un quadro più ampio, parte integrante del suo amore per il Padre e per l’umanità”.

Secondo la prof.ssa Sandra Costa, vice presidente dell’Aiart, occorre educare alla cultura dell’incontro per una comunicazione costruttiva: “La cultura dell’incontro va formata, così come va educato lo sguardo sulla realtà anche attraverso il ‘comprendere e costruire l’intercultura’. E’ un approccio alla realtà sociale, culturale e umana che favorisce il decentramento e realizza l’io inclusivo, rifiutando i pregiudizi che ostacolano il riconoscimento dell’altro e deformano le letture su situazioni e condizioni umane che chiedono invece risposte di senso.

Così come va formata la cultura statistica, al fine di apprezzare e sfruttare appieno la portata informativa, offrendo la possibilità di avvicinare numeri e parole nel processare i dati che accompagnano le notizie. Questo significa favorire l’esercizio di cittadinanza e porre le basi per una partecipazione consapevole alle scelte del Paese”.

Riflettendo sull’invito del papa a ‘oltrepassare quel sentimento di malumore e di rassegnazione che spesso ci afferra, gettandoci nell’apatia, ingenerando paure o l’impressione che al male non si possa porre limite’ la vice presidente dell’Aiart ha sottolineato che occorre avere uno ‘sguardo generativo’:

“Oltrepassare il sentimento di malumore e rassegnazione costruendo fiducia e speranza: l’adulto che educa deve essere consapevole del proprio sguardo generativo… nella reciprocità, anche l’adulto può vedere se stesso attraverso lo sguardo del bambino che gli comunica ‘dove si trova’ (Dove sei?) – dentro o fuori la relazione educativa autentica. Di qui il passaggio dall’essere all’agire: educare alla fiducia e alla speranza attraverso le narrazioni.

I bambini incrociano le loro storie di vita personale e di gruppo con quelle dei protagonisti che agiscono nei racconti: affrontano ostacoli (anche interni), lottano e sperimentano la liberazione. E’ il ‘viaggio dell’eroe’ che possiamo far scoprire anche nelle storie di personaggi biblici, mettendo i nostri passi sulle loro orme, imparando a sostare nelle situazioni aperti alla speranza”.

Anche per il presidente dell’Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi), Vania De Luca, il papa invita a guardare la realtà con gli occhiali giusti: “La realtà da osservare e raccontare è in una relazione molto stretta con lo sguardo di chi guarda, con gli ‘occhiali’ con cui si sceglie di guardare…

E’ inevitabile che a volte abbiamo, come comunicatori, uno sguardo selettivo, che vede alcune cose e non ne vede altre, che pure abbiamo davanti. E’ fisiologico che pur essendo nello stesso luogo si vedano cose diverse, perché diverso è il punto di vista, perché la capacità di leggere la realtà attraverso lo sguardo è conseguenza del proprio orizzonte culturale e valoriale, di un modo di pensare, di sentire, perfino di cercare.

Credo sia utile, per dei comunicatori, interrogarsi su ciò che si ha davanti ma contemporaneamente anche sugli occhi con cui si guarda e di conseguenza si racconta”.

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