Aurelio Porfiri spiega l’et-et di Vittorio Messori

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‘Et-Et: ipotesi su Vittorio Messori’ è il nuovo libro del compositore Aurelio Porfiri, che ha vissuto per 7 anni a Macao dove ha insegnato a livello universitario e di scuola secondaria. Ha al suo attivo un vastissimo catalogo di composizioni (per la gran parte per il servizio liturgico) pubblicate in parte in Italia, Francia, Cina, Stati Uniti e Germania.

Nell’introduzione l’autore spiega il significato del libro: “Quando ho accennato a Vittorio Messori la mia intenzione di scrivere un libro che lo riguardava, va detto per onestà, sono stato cortesemente dissuaso dal farlo. Questo, non per sfiducia o altro, ma per quel profondo senso di riservatezza che c’è in Messori e per la paura che l’attenzione possa essere spostata su di lui, quando invece egli stesso ha speso tutta la sua vita perché l’attenzione fosse per il Cristo (ed anche per Maria, sua Madre, per la quale solo abbastanza tardi ha scoperto una devozione tale da dedicarle libri impegnativi).

Ho dovuto rassicurarlo, gli ho spiegato che non era un libro biografico in senso stretto, ma un libro in cui, attraverso il suo lavoro di scrittore, si cercava di fare luce sul mestiere dell’apologeta, del giornalista, sull’essere cattolico a cavallo di due secoli. Spero si sia convinto delle mie buone intenzioni”.

L’autore ha tratteggiato la formazione culturale dello scrittore: “Il cattolicesimo di Messori nacque in un ambito laico, estraneo alla pratica religiosa, addirittura anticlericale. Questo, a mio modesto modo di vedere è un bene, in quanto al convertito può essere possibile un maggiore distacco dai difetti in cui si impantanano tanti credenti, come quel ‘clericalismo’ per cui ‘Ipotesi su Gesù’, ed altri testi di Vittorio Messori, furono per me un antidoto estremamente efficace.

Non so se la lettura di questi testi abbia fatto di me un cattolico migliore, sono troppo conscio delle mie mancanze, dei miei peccati e dei miei difetti. Ma sono certamente state letture che hanno inoculato in me alcuni antidoti contro certe tentazioni del moderno cattolicesimo, tentazioni che molto facilmente annacquano quello che il cattolicesimo stesso dovrebbe essere, facendoci poi vivere, nella realtà dell’esistenza, quasi ai margini di esso”.

Per Messori la cosa fondamentale del cristianesimo è quella riguardante l’ ‘et et’, cioè la completezza: “Tutti, in quanto cristiani, ci salviamo nella verità del nostro essere peccatori, nelle derive possibili e a volte difficilmente evitabili di quella logica dell’et-et che ci chiede di conciliare spirito e carne, mai dimenticando che questo compromesso non è possibile senza i principi e le verità fondamentali su noi e sulla nostra fede, ma proprio grazie ad essi.

Non è un compromesso ‘democristiano’ (che in realtà Messori, molto generosamente e bonariamente, rivaluta in uno dei suoi scritti come derivazione proprio di quella logica ‘onnicomprensiva’ di cui ci andiamo occupando in questo paragrafo) ma un riconoscersi deboli e fragili. E malgrado questo, con il desiderio di infinito che ci fa osare di abbracciare il Tutto che ci sovrasta”.

Nel libro è spiegato anche il grande amore di Messori per la Madre di Dio: “Troviamo Maria in questo spazio dell’umana libertà, quella libertà che ci fa dire il nostro ‘eccomi’ al Figlio e che così ci introduce anche alla Madre. Messori ce lo spiega, nel suo ‘Ipotesi su Maria’: ‘La Madre, come è stato osservato, e come io stesso sperimentai, la si scopre dopo, quando si è entrati in intimità col Figlio e questi ti fa accedere dentro alla casa’.

Ed è in questo modo che Messori ci spiega il suo approdo tardo alla Vergine Maria, un approdo che doveva essere preceduto forzatamente da quell’Ipotesi su Gesù in cui Maria, gli fu fatto notare, non era mai nominata. Ma dal momento che si entra nella casa, stando alla metafora messoriana, de Maria numquam satis, di Maria non si dice mai abbastanza, come direbbe lo stesso scrittore sulla scia di San Bernardo di Chiaravalle”.

Il libro si conclude con l’intervista a Vittorio Messori realizzata dall’autore nel 2015 e pubblicata in lingua inglese in quattro puntate nel dicembre 2016 con il titolo ‘The Catholic wants everything’ (il Cattolico vuole tutto) in ‘O Clarim’, settimanale cattolico della diocesi di Macao sulla contrapposizione nel cattolicesimo della ‘dimensione dell’et-et e non quella dell’aut-aut’: “Intendo dire che la legge che regge il cattolicesimo è quella dell’et-et, mentre quella dell’eresia è l’aut-aut. Non a caso ‘eretico’ in greco significa ‘colui che sceglie’.

Invece il cattolico vuole tutto. Cioè, il cattolicesimo è inclusivo, non espelle nulla, vuole abbracciare tutto. La legge del cattolicesimo è l’unione degli opposti, è il cercare di fare sintesi di ciò che sembra in contrasto. Nel mio libro, intitolato ‘Qualche ragione per credere’, dico che tutto quanto nella prospettiva cristiana, cattolica, non è semplice, è sempre complesso, esige una sintesi.

E do, lì, anche molti esempi. Chiesi una volta a uno dei miei maestri, il filosofo francese Jean Guitton, prediletto da Paolo VI: ‘Maitre (così usa in Francia chiamare i membri, come lui era, della Académie Française) se lei dovesse rispondere in una riga a chi le chiede perché è cattolico, che direbbe?’ ‘Ah, c’est simple, è semplice (mi rispose): sono cattolico perché voglio tutto, perché non voglio rinunciare a nulla. Non è Gesù stesso che dice: Non sono venuto per abolire ma per completare?”

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