Per papa Francesco l’acqua è un bene prezioso

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Nell’udienza generale di mercoledì 22 marzo papa Francesco ha rivolto un saluto ai partecipanti al convegno sul tema ‘Watershed: Replenishing water values for a thirsty world’, promosso dal Pontificio Consiglio per la Cultura e dal Capitolo Argentino del Club di Roma:

“Proprio oggi si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita 25 anni fa dalle Nazioni Unite, mentre ieri ricorreva la Giornata Internazionale delle Foreste. Mi rallegro di questo incontro, che segna una nuova tappa nell’impegno congiunto di varie istituzioni per sensibilizzare alla necessità di tutelare l’acqua come bene di tutti, valorizzando anche i suoi significati culturali e religiosi. Incoraggio in particolare il vostro sforzo nel campo educativo, con proposte rivolte ai bambini e ai giovani. Grazie per quanto fate, e che Dio vi benedica”.

Con tale saluto il papa ha ribadito ciò che ha scritto nell’enciclica ‘Laudato sì’ papa Francesco ha affermato che l’acqua è un bene prezioso: “Un problema particolarmente serio è quello della qualità dell’acqua disponibile per i poveri, che provoca molte morti ogni giorno. Fra i poveri sono frequenti le malattie legate all’acqua, incluse quelle causate da microorganismi e da sostanze chimiche. La dissenteria e il colera, dovuti a servizi igienici e riserve di acqua inadeguati, sono un fattore significativo di sofferenza e di mortalità infantile.

Le falde acquifere in molti luoghi sono minacciate dall’inquinamento che producono alcune attività estrattive, agricole e industriali, soprattutto in Paesi dove mancano una regolamentazione e dei controlli sufficienti. Non pensiamo solamente ai rifiuti delle fabbriche. I detergenti e i prodotti chimici che la popolazione utilizza in molti luoghi del mondo continuano a riversarsi in fiumi, laghi e mari”.

Parole che sono risuonate nella celebrazione della Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita nel 1992 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Per questo le 9 ong del network ‘Agire’ hanno scritto che “L’acqua da risorsa primaria simbolo di vita oggi sempre più rappresenta una minaccia per milioni di persone che subiscono gli effetti estremi dei cambiamenti climatici.

La mancanza e la scarsità di acqua potabile e di fonti idriche per il bestiame e l’agricoltura sta provocando la peggiore crisi alimentare dal secondo dopoguerra a oggi in 4 paesi già devastati dai conflitti armati: Nigeria, Sud Sudan, Somalia e Yemen dove 20.000.000 di persone non hanno accesso a cibo e acqua”.

Inoltre il network non governativo ha sottolineato che oltre 663.000.000 persone vivono senza un approvvigionamento di acqua potabile vicino alla loro casa: “Secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, gli eventi estremi legati al clima, come trombe d’aria, temporali, tempeste, cicloni, inondazioni e siccità, rappresentano quasi il 75% di tutti i disastri, causano un enorme tributo di sofferenza, perdite di vite umane e danni economici. Il monitoraggio di questi eventi, la prevenzione e la messa sicurezza tempestiva della popolazione sono essenziali per mitigare l’impatto disastroso sulle persone e l’economia”.

In questo senso Alessandra Fantuzi, Coordinatrice di AGIRE, ha affermato che l’acqua è un diritto dei popoli: “Dobbiamo considerare la siccità, le inondazioni e le piogge estreme non come eventi casuali e imprevedibili, le emergenze umanitarie e le loro cause possono e devono essere prevenute, se non vogliamo che l’acqua invece che un diritto essenziale per tutti diventi la principale minaccia del nostro futuro» conclude”.

Anche il movimento per l’acqua ha ribadito che l’acqua è un bene inalienabile: “Come movimento per l’acqua continuiamo a ribadire la necessità di una radicale inversione di rotta. Infatti, l’analisi dello stato dell’arte del sistema idrico italiano è impietosa e continuano ad emergere dati sconcertanti: bassi investimenti, reti vecchie con dispersione elevatissima e ritardi nella depurazione, delineando così un sistema gravemente malato”.

Secondo uno studio dell’Unicef in Africa Sub Sahariana per il 29% della popolazione le fonti di acqua potabile sono a 30 minuti distanza o ancora di più. In media in Africa Sub Sahariana, un viaggio per raccogliere acqua dura 33 minuti per chi proviene da aree rurali e 25 minuti per coloro che provengono da aree urbane. In Asia, le stime sono rispettivamente di 21 e 19 minuti. Ciò nonostante, per alcuni paesi i dati potrebbero essere più alti. In Mauritania, Somalia, Tunisia e Yemen per un solo viaggio è prevista più di un’ora di tempo.

Quando l’acqua non arriva direttamente a casa, il suo recupero ricade in maniera sproporzionata sulle donne e sui bambini, in particolar modo sulle bambine. Uno studio su 24 paesi dell’Africa sub Sahariana ha rilevato che quando la raccolta di acqua impiega più di 30 minuti, circa 3.036.000 bambini e 13.054.000 donne adulte sono responsabili della raccolta.

In Malawi, secondo le Nazioni Unite le donne che raccolgono acqua spendono in media 54 minuti di tempo, mentre gli uomini solo 6. In Guinea e Repubblica Unita della Tanzania la raccolta impiega in media per le donne 20 minuti, il doppio degli uomini. Per le donne il costo della raccolta dell’acqua è più alto e questo ha importanti conseguenze sulle loro vite.

Diminuisce considerevolmente il tempo che hanno a disposizione per stare con le loro famiglie, la cura dei figli, della casa, o anche per il proprio tempo libero. Sia per i ragazzi che per le ragazze, la raccolta di acqua può sottrarre tempo che dovrebbero dedicare alla loro istruzione e talvolta impedisce loro di frequentare la scuola.

A tale proposito il presidente del Pontificio consiglio della giustizia e della pace, card. Peter Kodwo Appiah Turkson, intervenendo alla conferenza in corso ‘Watershed. Replenishing water vale for a thirsty world’, ha sottolineato il ruolo fondamentale della Chiesa nella tutela dei più deboli in lotta per l’acqua:

“Il ruolo della Chiesa nel pacificare le tensioni esistenti sull’acqua deve essere orientato all’educazione dei principi di coesistenza e istruzione al riconoscimento del principio base che l’acqua è per tutti… L’acqua è un bene comune e appartiene a tutti, in quanto risorsa della natura. Ma ha sempre creato tensioni ed è stato strumento di guerra.

Per esempio il Nilo nasce in Uganda e sfocia in Egitto, dove esistono una serie di problematiche per cui è difficile fare un comitato che regolamenti tutto il corso… Il Papa parla di vedere l’acqua come un elemento fondamentale, a cui collega il tema della sicurezza, intesa come accesso garantito e qualità della risorsa… Auspico che le politiche governative riconoscano l’acqua come un diritto e non una merce”.

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