Il card. Scola invita a vivere la Quaresima come tempo di conversione

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Anche la diocesi ambrosiana ha iniziato, secondo il proprio rito, il tempo quaresimale con il rito delle Ceneri, celebrato dal card. Angelo Scola, che nell’omelia ha invitato a comprendere fino in fondo l’amore di Cristo che non abbandona mai: “Quaranta giorni di cammino verso la rigenerazione profonda della nostra persona.

Per la nostra Chiesa milanese, la quaresima si configura con una certa precisione fin dai tempi di sant’Ambrogio, nello scorcio finale del IV secolo, quando la società si andava progressivamente convertendo al cristianesimo e molti pagani chiedevano il Battesimo. La quaresima nacque proprio come tempo in cui i catecumeni si preparavano a ricevere il Battesimo nella veglia pasquale. Per questo essa ebbe da subito un forte carattere battesimale, oltre a quello penitenziale”.

Intesa in questo senso la quaresima non assume un connotato negativo: “La penitenza, il digiuno cristiano non indica prevalentemente una posizione che si attua nella negazione. Essa è una posizione ‘positiva’, che si attua nel donare. L’anima della penitenza cristiana è l’amore… Un amore che libera, non un possesso che asserve.

Torniamo così al battesimo che ci fa figli. Qui vanno inseriti i gesti tradizionali propri di questo tempo, quelli della penitenza, del digiuno in senso stretto e dell’astinenza, della carità come condivisione anche del bisogno materiale (elemosina) e, soprattutto, della preghiera”.

In questo senso il card. Scola ha parlato di ‘struggimento amoroso’ del Padre verso i figli nel rispetto della libertà dell’individuo: “Il Padre non si rassegna alla separazione dai suoi figli, ma per poterli riabbracciare accetta, in un certo senso, di volgersi contro se stesso (espressione molto forte usata da Benedetto XVI): nel Figlio Gesù, assume la Croce per loro.

Le parole di Paolo (‘vi supplichiamo, lasciatevi riconciliare con Dio, non accogliete invano la grazia’) dicono tutto lo struggimento d’amore di Gesù, ed in Lui di tutta la Santa Trinità, per noi. La loro è una stretta che ci accompagna dal concepimento fino al termine naturale della vita. Dio si ‘prende cura’ per orientare gioie e dolori di ciascuno di noi alla felicità eterna. Ma lascia anche emergere tutto lo spessore della nostra libertà davanti alla Sua iniziativa”.

Ma, secondo il cardinale, entra in ballo anche la questione della libertà personale, quella di cui ‘il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto ci aiuta a renderci veramente conto’: “La prova della libertà è descritta con efficacia dal vangelo delle tentazioni di Gesù”. Gesù non va solo nel deserto: “Lo Spirito è per Gesù una presenza interiore costante che guida il suo cammino. Nello Spirito Santo Gesù rimane continuamente unito al Padre in una comunione che riempie il suo cuore anche quando è solo.

Proprio questa relazione, come fu all’inizio quella dei nostri progenitori, suscita l’invidia del diavolo. Il racconto delle tentazioni narra proprio questo tentativo che il diavolo fa di spezzarla. Egli non si limita a mettere alla prova le virtù di Gesù. Va più a fondo. Attenta al suo rapporto filiale con il Padre, nell’amore dello Spirito Santo. Il tentatore avvelena, con il sospetto, questa correlazione costitutiva della persona del Signore.

Non a caso il diavolo introduce le tentazioni con le parole: ‘Se tu sei figlio di Dio’. Gesù ci insegna, però, un buon metodo per vincere la tentazione… Egli si rifà alla Parola di Dio per entrare sempre più a fondo in dialogo con il Padre. E lo fa con il desiderio di obbedirGli”.

Riprendendo il tema centrale del messaggio quaresimale di papa Francesco il card. Scola ha tratteggiato la fragilità dell’uomo, che solo se si riconosce figlio di Dio acquista grandezza: “Il Padre conosce la nostra fragilità di creature, ma anche la nostra grandezza. Ce lo ricorda il gesto dell’imposizione delle ceneri che vivremo tra poco.

Accoglieremo, sulla soglia della Quaresima, l’invito: ‘Convertiti e credi al Vangelo’. Un grande pensatore francese, Charles Péguy, ha scritto: ‘Ora io sono loro padre, dice Dio, e conosco la condizione dell’uomo… tutte le sottomissioni del mondo mi ripugnano e darei tutto per un bello sguardo d’uomo libero. […] Per ottenere questa libertà, questa gratuità ho sacrificato tutto… Per insegnargli la libertà’… Ma se ci capita di cadere nella malinconia della solitudine dobbiamo sapere che non siamo lasciati soli”.

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