La Civiltà Cattolica fa 4000 numeri al servizio della Chiesa

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In occasione della presentazione del numero 4000 de ‘La Civiltà Cattolica’ papa Francesco ha incontrato gli scrittori ed i collaboratori della rivista, che ha compiuto 167 anni, invitandoli a proseguire questo viaggio nel mare aperto:

“Ecco: restate in mare aperto! Il cattolico non deve aver paura del mare aperto, non deve cercare il riparo di porti sicuri. Soprattutto voi, come gesuiti, evitate di aggrapparvi a certezze e sicurezze. Il Signore ci chiama a uscire in missione, ad andare al largo e non ad andare in pensione a custodire certezze. Andando al largo si incontrano tempeste e ci può essere vento contrario”.

Quindi ha elencato i papi che hanno concesso loro udienza, da papa Pio IX a papa Benedetto XVI, esortandoli a non remare ‘contro’ la Chiesa: “Questo vincolo al Pontefice è da sempre un tratto essenziale della vostra rivista. Voi siete nella barca di Pietro. Essa, a volte nella storia, oggi come ieri, può essere sballottata dalle onde e non c’è da meravigliarsi di questo.

Ma anche gli stessi marinai chiamati a remare nella barca di Pietro possono remare in senso contrario. E’ sempre accaduto. Voi di Civiltà Cattolica dovete essere ‘rematori esperti e valorosi’: remate dunque! Remate, siate forti, anche col vento contrario! Remiamo a servizio della Chiesa. Remiamo insieme!”

Inoltre il papa ha evidenziato coloro che nel passato si facevano chiamare ‘lavoratori’ e non ‘intellettuali’: “Mi piace molto questa definizione che è umile, modesta e molto efficace. Sant’Ignazio ci vuole lavoratori nella vigna mistica. Io lavoro in un modo, voi lavorate in un altro. Ma siamo insieme, accanto. Io nel mio lavoro vi vedo, vi seguo, vi accompagno con affetto. La vostra rivista è spesso sulla mia scrivania.

E so che voi nel vostro lavoro non mi perdete mai di vista. Avete accompagnato fedelmente tutti i passaggi fondamentali del mio Pontificato a partire dalla lunga intervista che ho concesso al vostro direttore nell’agosto 2013: la pubblicazione delle Encicliche e delle Esortazioni apostoliche, dando di esse una interpretazione fedele; i Sinodi, i Viaggi apostolici, il Giubileo della Misericordia. Vi ringrazio di questo e vi chiedo di proseguire su questa strada a lavorare con me e a pregare per me”.

Per papa Francesco il tutto deve ruotare attorno alla missione, benedicendo le edizioni della rivista ora disponibili in spagnolo, inglese, francese e coreano: “Si tratta di una evoluzione che già i vostri predecessori, ai tempi del Concilio, ebbero in mente, ma che mai fu messa in opera. Già da molto tempo la Segreteria di Stato la invia a tutte le Nunziature nel mondo. Adesso che il mondo è sempre più connesso, il superamento delle barriere linguistiche aiuterà a diffonderne meglio il messaggio a più ampio raggio.

Questa nuova tappa contribuirà pure ad ampliare il vostro orizzonte, e a ricevere contributi scritti da altri gesuiti in varie parti del mondo. La cultura viva tende ad aprire, a integrare, a moltiplicare, a condividere, a dialogare, a dare e a ricevere all’interno di un popolo e con gli altri popoli con cui entra in rapporto. La Civiltà Cattolica sarà una rivista sempre più aperta al mondo. Questo è un nuovo modo di vivere la vostra missione specifica”.

Ecco il compito di una rivista cattolica: “Ma essere rivista cattolica non significa semplicemente che difende le idee cattoliche, come se il cattolicesimo fosse una filosofia. Come scrisse il vostro fondatore, p. Carlo Maria Curci, La Civiltà Cattolica non deve ‘apparire come cosa da sagrestia’. Una rivista è davvero ‘cattolica’ solo se possiede lo sguardo di Cristo sul mondo, e se lo trasmette e lo testimonia”.

Consegnando tre parole (inquietudine, incompletezza, immaginazione, ha assegnato loro un punto di riferimento nella figura del servo di Dio, padre Matteo Ricci: “Egli compose un grande Mappamondo cinese raffigurando i continenti e le isole fino ad allora conosciuti. Così l’amato popolo cinese poteva vedere raffigurate in forma nuova molte terre lontane che venivano nominate e descritte brevemente.

Tra queste pure l’Europa e il luogo dove viveva il Papa. Il Mappamondo servì anche a introdurre ancora meglio il popolo cinese alle altre civiltà. Ecco, con i vostri articoli anche voi siete chiamati a comporre un ‘mappamondo’: mostrate le scoperte recenti, date un nome ai luoghi, fate conoscere qual è il significato della ‘civiltà’ cattolica, ma pure fate conoscere ai cattolici che Dio è al lavoro anche fuori dai confini della Chiesa, in ogni vera ‘civiltà’, col soffio dello Spirito”.

E nel numero 4000 l’editoriale de ‘La Civiltà Cattolica’ ha specificato il proprio contributo: “Il contributo de La Civiltà Cattolica è serio e qualificato, ma non elitario. Non è mai stato tale. Essa soprattutto è una rivista che, sin dall’epoca del nostro Risorgimento, vuole condividere le proprie riflessioni non solamente con il mondo cattolico, ma con ogni uomo impegnato seriamente nel mondo e desideroso di avere fonti di formazione affidabili, capaci di far pensare e di far maturare il giudizio personale.

Anche se in modalità molto differenti nel corso di ormai quasi 170 anni, la rivista ha inteso fare da ponte, interpretando il mondo per la Chiesa e la Chiesa per il mondo. Questo è anche ciò che papa Francesco ci chiede nel chirografo che ha voluto offrire alla rivista come augurio per la pubblicazione del suo fascicolo numero 4.000: La Civiltà Cattolica sia ‘una rivista ponte, di frontiera e di discernimento’…

Il dialogo ha senso soltanto se si riconosce in chi si ha davanti un interlocutore che abbia qualcosa di buono da dire. Senza cadere nel relativismo, occorre fare spazio ai punti di vista differenti, spesso sostenuti non solo da persone, ma anche da istituzioni culturali, sociali, politiche, per comprenderne le ragioni dall’interno. Il compito di una rivista di cultura come la nostra, dunque, non può essere la pura apologetica.

In un mondo come il nostro, ‘soggetto a rapidi mutamenti’ e ‘agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede’, come disse Benedetto XVI, annunciando la sua rinuncia al ministero petrino, deve includere lo sforzo di comprendere le ragioni profonde dei dibattiti culturali, politici e sociali. Senza capire non si può riflettere né aiutare gli altri, cioè i lettori, a comprendere”.

E nel fondo dell’editoriale riprende l’editoriale del 1851: “Tra chi scrive e chi legge corre una comunicazione di pensieri e di affetti che tiene molto dell’amicizia, spesso giunge ad essere quasi una segreta intimità: soprattutto quando la lealtà da una parte e la fiducia dall’altra vengono a raffermarla”.

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