A Gubbio la misericordia per riconciliare

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Nella scorsa settimana fratel Enzo Bianchi ha concluso a Gubbio la 67^ Settimana liturgica nazionale dal titolo ‘La liturgia luogo della misericordia – Riconciliati per riconciliare’, come hanno spiegato il presidente del Cal, mons. Claudio Maniago, e il vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli: “Parlare ancora di riconciliazione nel contesto dell’anno giubilare straordinario della misericordia potrebbe sembrare superfluo e sovrabbondante.

Tuttavia, con questa 67^ Settimana liturgica nazionale ci siamo proposti di dare uno speciale contributo al cammino della Chiesa italiana impegnata nell’annunciare la vita buona del Vangelo e nel tracciare il cammino verso un nuovo umanesimo in Gesù Cristo.

La Settimana, infatti, nel contesto del Giubileo e alla luce della bolla di indizione di papa Francesco, si è posto lo scopo di evidenziare la liturgia, nella diversità dei suoi riti, come luogo dove il grande mistero della riconciliazione è reso presente, annunciato, celebrato e comunicato”.

Fratel Bianchi ha esordito affermando: “Il tema della Misericordia non è novità legata all’attuale pontefice ma Francesco stesso ha subito dichiarato di essere stato lui stesso raggiunto dalla Misericordia di Dio”. Calcando il lessico proprio del Papa, Bianchi ha ricordato a tutti che l’Amore di Dio è tenerezza gratuita, non un correttivo per i peccatori. L’esperienza prima della misericordia rivestì di tuniche la nudità del peccato di Adamo ed Eva, permettendo da quel momento all’umanità di prendere coscienza del suo peccato.

Da qui può scaturire l’esperienza nuova del Perdono, di un Dio che ama nel nostro peccato fino a restaurare un’intera vita umana. Queste riflessioni di Enzo Bianchi hanno percorso i versi dell’Antico e del Nuovo Testamento, per mostrare tutti i petali del significato etimologico di Misericordia, pratica concreta di conoscenza del Padre, da non confondere mai con l’immagine di giustizia che scribi e farisei proiettavano su Dio:

“E’ una grazia che gli altri ci dicano che siamo peccatori, perché dicono la verità, tutt’al più sbagliano peccato per mancanza di fantasia!.. Oggi i cristiani rischiano addirittura di dimenticare la valenza politica e sociale della Misericordia”, citando gli scritti di san Giovanni Paolo II. Nel messaggio di saluto papa Francesco ha ricordato la ricorrenza dei 1600 anni della Lettera di Papa Innocenzo I a Decenzio, vescovo di Gubbio:

“In tale scritto, in cui il Romano Pontefice offriva risposte chiarificatrici a domande poste dal pastore eugubino, si trovano interessanti notizie su peculiari aspetti e momenti della celebrazione di alcuni Sacramenti in quel preciso momento storico. Tra i tanti argomenti trattati, uno in particolare si impone alla nostra attenzione: la riconciliazione dei penitenti in vista della Pasqua…

Il dono della Misericordia risplende in modo tutto particolare nel sacramento della Penitenza o Riconciliazione. Si è riconciliati per riconciliare. La misericordia del Padre non può essere rinchiusa in atteggiamenti intimistici ed autoconsolatori, perché essa si dimostra potente nel rinnovare le persone e renderle capaci di offrire agli altri l’esperienza viva dello stesso dono.

Partendo dalla consapevolezza che si è perdonati per perdonare, occorre essere testimoni di misericordia in ogni ambiente, suscitando desiderio e capacità di perdono. Questo è un compito a cui tutti siamo chiamati, specialmente di fronte al rancore nel quale sono rinchiuse troppe persone, le quali hanno bisogno di ritrovare la gioia della serenità interiore e il gusto della pace”.

Fratel Ermes Ronchi, teologo dell’ordine dei Servi di Maria, ha approfondito il tema della misericordia nella Scrittura e nella liturgia: “Leggendo il Nuovo Testamento si resta sorpresi che i termini povero, poveri, ricorrano più spesso del termine peccatori. Nei vangeli, il campo semantico della povertà, debolezza, sofferenza precede ed è molto più ricorrente del campo semantico del peccato. I poveri riempiono la bibbia, ma non le nostre liturgie. Riempiono la storia ma non il cuore…

Misericordia non si può ridurre, raggrinzire, disidratare al semplice paradigma colpa/perdono. Gesù ha vissuto una combattiva tenerezza per i poveri. Se vogliamo celebrare la misericordia di Dio, in liturgie che siano davvero umane, dobbiamo trovare i modi per far entrare nelle assemblee le piaghe e la sofferenza dell’uomo e del mondo. Non consumo di sacro, ma spazio per l’umanità reale. Non possiamo in chiesa cantare gli inni e poi disinteressarci delle macerie della storia”.

Ed ha concluso, chiedendo ai 400 partecipanti di vivere la misericordia: “Voglio chiedere molto di più. Voglio chiedere Dio a Dio. Dio non è sceso a portare il perdono dei peccati, è venuto a portare se stesso. L’uomo è l’unico animale che ha Dio nel sangue… Dio che porta brecce di luce, fessure di cielo, correnti di vita dentro l’immobile stagno dove la vita si è arenata, forza ascensionale.

Restituiamogli il suo volto solare, un Padre vitale, da gustare e da godere, desiderabile. Sarà come bere alle sorgenti della luce, agli orli dell’infinito. Dio perdona da creatore, non da smemorato, come uno che dimentica il male, come se non fosse successo e non fa l’offeso; perdona da creatore dilatando il cuore, rendendolo spazioso, accendendolo. Perdona risuscitando amore, perché il nome del peccato è il disamore”.

L’arcivescovo di Perugia, card. Gualtiero Bassetti, ha invitato a riscoprire la lode a Dio: “Se la vita del sacerdote e del cristiano non è ritmata da questa scansione del tempo che mette al centro la preghiera di lode, diventa un tempo confuso e in preda alla frenesia della vita moderna con i suoi tempi che non lasciano spazio alla preghiera e alla riflessione.

D’altra parte è lo stesso papa Francesco che nell’Evangelii Gaudium, nella formazione del popolo cristiano ci invita a dare più rilievo al tempo che allo spazio. Il Signore ci aiuti perciò a far tesoro di ogni ora che ci viene donata, per poter camminare tutti onestamente, in pieno giorno, e di compiere sempre la volontà di Dio”.

La settimana liturgica si è conclusa con una frase di sant’Ambrogio: “Dove c’è misericordia c’è Dio. Dove c’è rigore forse ci sono i ministri di Dio, ma Dio non c’è, Deus deest. Se operi misericordia generi presenza di Dio. Se sei rigido, Dio non c’è”.

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