Il papa ha ricordato la Giornata del Rifugiato

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Nell’Angelus di domenica scorsa papa Francesco ha ricordato la Giornata del Rifugiato che si è celebrata lunedì 20 giugno, promossa dall’Onu: “Il tema di quest’anno è ‘Con i rifugiati. Noi stiamo dalla parte di chi è costretto a fuggire’.

I rifugiati sono persone come tutti, ma alle quali la guerra ha tolto casa, lavoro, parenti, amici. Le loro storie e i loro volti ci chiamano a rinnovare l’impegno per costruire la pace nella giustizia. Per questo vogliamo stare con loro: incontrarli, accoglierli, ascoltarli, per diventare insieme artigiani di pace secondo la volontà di Dio”.

E per l’occasione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’ha celebrata insieme ai 200 rifugiati assistiti dal Centro Astalli, in occasione dei 35 anni di attività della sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia: “Di fronte al fenomeno migratorio vi sono due scelte: una è far finta che non esista, illudendosi che per fermarlo basti qualche barriera ai confini tra gli Stati, senza rendersi conto che è un fenomeno epocale e in aumento.

L’altra è affrontarlo e governarlo con senso di responsabilità, con politiche serie e concrete che garantiscano sicurezza. Occorre una scelta e la scelta che abbiamo fatto sempre è la seconda. Occorre che la faccia anche l’Europa… I rifugiati arricchiscono il nostro Paese: l’Italia soffre di un tasso di demografia basso e l’arrivo di giovani di talento e capacità, se ben governato, la arricchisce…

L’Onu e il Centro Astalli si trovano a un crocevia: Da un lato ci sono i rifugiati, che fuggono da guerre, persecuzioni e miserie. Dall’altro i Paesi di approdo, che vivono in pace e libertà, con benessere a volte mal distribuito, ma certamente in condizioni migliori dei Paesi da cui i rifugiati fuggono. Dovrebbe essere un incontro semplice, ma non sempre è così. A volte ci sono reazioni diverse nei Paesi d’arrivo, provocate da paura o peggio dall’indifferenza. In questo quadro, vi è un’esigenza di politiche serie e lungimiranti”.

Il presidente del Centro Astalli, padre Camillo Ripamonti, ha presentato al presidente Mattarella l’iniziativa del Centro (‘Negli occhi dei rifugiati la nostra storia’): “Il titolo della campagna di quest’anno può essere letto in molti modi. Ne suggerisco alcuni che mi sembra possano aiutarci in questo frangente storico. Negli occhi. Abbiamo voluto sottolineare gli occhi, per indica re lo sguardo che spesso un rifugiato è costretto a tenere basso, a causa della sopraffazione, dell’umiliazione e della violenza subita.

Occhi per dire ciò che quegli occhi hanno visto: tanto dolore, distruzione, morte e ingiustizia. Ma occhi anche per trasmettere un desiderio di bellezza, di giustizia, di vita. Occhi che guardano in alto che aspirano alla felicità. In questi occhi c’è il riflesso della nostra Storia: della nostra Storia come cittadini italiani, come cittadini europei, come cittadini del mondo.

Quest’anno celebriamo i 70 anni della Repubblica, nata dalle ceneri di una guerra straziante che aveva seminato tanta sofferenza e tanto dolore non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo intero. Negli occhi di tanti bambini, donne e uomini rifugiati possiamo rivedere oggi come riflesso tutto questo.

In quegli occhi possiamo rivedere trincee, filo spinato e muri che avevano diviso noi e il nostro continente e nella profondità di questi occhi l’abisso in cui rischiamo di perderci ancora una volta come continente, perdendo di vista ciò che più conta cioè la centralità della persona umana. Ma in quegli occhi c’è anche la possibilità di ritrovare il senso più vero e più profondo del vivere insieme”.

E nei giorni scorsi si è svolta a Ginevra la Conferenza di alto livello sui rifugiati organizzata dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc) e dalle Nazioni Unite per un miglior coordinamento e una maggiore collaborazione per rispondere alla crisi migratoria in Europa. Nella dichiarazione finale, i partecipanti hanno chiesto ‘un impegno collettivo maggiore della comunità internazionale’ per cercare soluzioni politiche ai conflitti, a cominciare dalla guerra in Siria, alle disuguaglianze e all’esclusione che sono all’origine di una ‘crisi migratoria senza precedenti’.

Il testo ha sottolineato anche l’urgenza di implementare, rafforzare e migliorare il sistema di accoglienza dell’Unione Europea: “E’ necessario un coordinamento per far fronte alle esigenze dei migranti, proteggendoli dalla violenza sessuale e di genere, fornendo istruzione ai bambini e agli adolescenti, nonché assistenza sanitaria e cibo. L’accesso a una procedura equa di asilo non deve essere limitata dalla nazionalità, etnia, religione, stato di salute dei richiedenti o da altri criteri che non siano quello del bisogno.

Inoltre, è urgente cooperare per contrastare episodi e comportamenti xenofobi, razzisti e islamofobi”. I rappresentanti delle Chiese e delle agenzie umanitarie hanno ribadito anche la necessità di adottare misure volte a favorire l’integrazione dei rifugiati e degli immigrati, auspicando che le “richieste si traducano in azioni e che la voce dei rifugiati e dei migranti venga ascoltata. Chiediamo meccanismi concreti per la pianificazione strategica e l’implementazione di un piano d’azione in modo da stabilire obiettivi specifici, realizzabili e con scadenze precise”.

Infatti, secondo un sondaggio, condotto dall’Ong ‘Save the Children’, il tema dei rifugiati è particolarmente sentito, rispetto ad altre problematiche, dagli europei: “Il livello di preoccupazione riguardo alla discriminazione dei piccoli rifugiati in alcuni Paesi europei, come Svezia, Regno Unito, Danimarca e Germania, è al di sotto della media globale, mentre sono Spagna e Italia, tra i Paesi del vecchio continente, a essere maggiormente preoccupati da questo fenomeno (con un tasso rispettivamente dell’86% e del 78%)…

Eppure, nonostante emerga chiaramente da parte degli intervistati una forte percezione del problema della discriminazione nei confronti dei bambini rifugiati, pochi di loro sarebbero disposti a compiere azioni concrete per combattere questo fenomeno: quattro su 10, a livello globale, sarebbero anche disposti ad accogliere un numero maggiore di bambini rifugiati nel proprio Paese. In Italia la percentuale degli intervistati favorevoli a questa misura si assesta al 33% (un altro terzo è neutrale), seconda solo alla Spagna tra i paesi europei esaminati (Spagna, Italia, Germania, Regno Unito e Danimarca)”.

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