Giornata del Malato: affidarsi a Gesù misericordioso come Maria

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Nel messaggio per la Giornata mondiale del malato, che si svolge solennemente in Terra Santa, papa Francesco invita a riflettere sull’episodio evangelico delle ‘Nozze di Cana’, indicando Maria come modello da seguire:

“Il tema prescelto si inscrive molto bene anche all’interno del Giubileo straordinario della Misericordia. La Celebrazione eucaristica centrale della Giornata avrà luogo l’11 febbraio 2016, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, proprio a Nazareth, dove ‘il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi’ (Gv 1,14)… La malattia, soprattutto quella grave, mette sempre in crisi l’esistenza umana e porta con sé interrogativi che scavano in profondità.

Il primo momento può essere a volte di ribellione: perché è capitato proprio a me? Ci si potrebbe sentire disperati, pensare che tutto è perduto, che ormai niente ha più senso… In queste situazioni, la fede in Dio è, da una parte, messa alla prova, ma nello stesso tempo rivela tutta la sua potenzialità positiva.

Non perché la fede faccia sparire la malattia, il dolore, o le domande che ne derivano; ma perché offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo; una chiave che ci aiuta a vedere come la malattia può essere la via per arrivare ad una più stretta vicinanza con Gesù, che cammina al nostro fianco, caricato della Croce. E questa chiave ce la consegna la Madre, Maria, esperta di questa via”.

Partendo dal messaggio papale l’Ufficio della Cei per la Pastorale della salute invita a riflettere sulla quinta opera di misericordia corporale, vincendo lo scoraggiamento: “Ogni sofferente e ogni malato sa quanto sia importante avere accanto persone che si prendano cura di lui con competenza professionale, ma anche persone che con una vicinanza umana e spirituale l’aiutino, assieme alle terapie mediche, a sostenere le sue giornate. In questo ambito è necessario ricordare ancora Maria”.

Richiamando le parole di san Giovanni Paolo II, la Chiesa invita a scoprire la natura misericordiosa di Gesù: “La misericordia di Gesù è stata globale e radicale, offerta prima ancora che richiesta, poiché è proprio dell’amore misericordioso fare il primo passo, come ricorda sovente papa Francesco con l’espressione ‘primerear’…

Una misericordia a tutto tondo, dunque: verso gli esclusi, offerta contro ogni discriminazione religiosa e di purità cultuale, verso i peccatori, mostrando che i malati nello spirito sono la sua grande passione, verso lo straniero, come testimonia la guarigione del servo del centurione, verso il sofferente. Vertice dell’azione misericordiosa di Gesù è la sua morte in croce, amore consumato con fedeltà fino alla fine, per tutti, senza eccezione, salvando coloro che erano meritevoli di condanna”.

Ricordando la parabola del Buon Samaritano la Chiesa invita a riscoprire quest’opera di misericordia, spesso troppo tralasciata nell’agire quotidiano: “La visita pastorale agli infermi è un momento privilegiato nel quale la comunità ecclesiale porta la luce e la grazia del Signore a coloro che soffrono e a quanti se ne prendono cura.

Memori della parola del Vangelo, il credente che fa visita o si prende cura di una persona inferma, riconosce con umiltà che il Signore Gesù si è identificato con il malato e non con il visitatore. Rivestito di ‘sacramentalità cristica’ il malato chiede al visitatore di condividere una dimensione di spoliazione, di impotenza, di povertà. Colui che è espressione della comunità cristiana desidera incontrarsi con il volto di Cristo sofferente.

Riconoscendone la sacramentalità e la sua inalterabile dignità, il visitatore entra nella stanza dell’infermo ‘in punta di piedi’ e con profondo rispetto”. Richiamando l’esempio di Maria nelle ‘Nozze di Cana’ la Chiesa invita gli operatori pastorali a vivere sempre più intensamente le relazioni di ‘vicinanza e di cura’:

“L’operatore pastorale non porta qualcosa ma testimonia Qualcuno anzitutto attraverso il dono di sé, del suo tempo, del suo cuore ospitale, accogliente della storia del malato nella sua vulnerabile individualità (non ci sono malati ma singole persone malate). Nella visita all’infermo l’operatore accoglie i suoi sentimenti menti di rabbia o di accettazione della situazione, ugualmente nobili.

Il protagonista dell’incontro che segna tempi e ritmi del colloquio pastorale è il malato che ha il diritto di esprimere quello che ha nel cuore finanche a gridare, come Cristo in croce: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato’.

Per questo all’operatore viene chiesto soprattutto capacità di ascolto della narrazione verbale e non verbale del visitato offrendo all’infermo una comprensione empatica che gli faccia percepire di essere stato accolto e compreso”.

In occasione della Giornata in Terra Santa mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale in Israele, ha proposto questa meditazione: “Papa Francesco è un altro esempio: ogni mercoledì Sua Santità va a visitare e a parlare coi malati presenti in piazza san Pietro.

Dalle nostre parti, abbiamo Mariam Baouardy, Maria Alfonsina Daniel Ghattas e Simone Sarouji. Abbiamo anche i membri della Legio Mariae che visitano quotidianamente i malati. Vorrei ricordare qui l’educatrice Margherita Kashou (deceduta nel 2009) che li visitava regolarmente. Visitare un ammalato è mostrargli coi fatti che egli è sempre amato da Dio e dai suoi fratelli. E’ importante che il malato avverta di avere tanto valore quanto quello di ogni altro essere umano”.

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