Alla scoperta degli eremi dimenticati: Grotta di Sant’Angelo

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C’è una grotta sulla catena montuosa della Serra Lunga che ospita un santuario dalle origini molto antiche. Si tratta della Grotta di Sant’Angelo, per un po’ legato ai benedettini, ma centro del culto dei “Fratelli” legati a San Michele.

Le notizie sulla fondazione della grotta sono legate ad una leggenda secondo la quale un uomo di nome Angelo, vassallo del barone che abitava nel castello di Balsorano (AQ), si accorse che il padrone corteggiava la sua giovane e bella moglie. Sconvolto si rifugiò sui monti e iniziò una crudele persecuzione nei confronti del barone che, spaventato, decise di abbandonare il paese.

Un giorno, passeggiando sui monti, il figlio del nobiluomo, cadde in un burrone e fu salvato da un individuo. In paese tutti si chiedevano chi fosse stato il salvatore ed il mistero venne scoperto solo quando un pastore scoprì una grotta: era Angelo, che per lungo tempo condusse una vita eremitica nella grotta.

L’eremo si scorge sulla cima della catena montuosa Serra Lunga, all’interno di un’imponente grotta naturale divisa in due piani e due parti. La parte esterna, piccola e molto luminosa costituisce l’ingresso dell’altra, profonda e oscura. I piani sono collegati tra loro da due scalinate in pietra: si sale dalla Scala Santa, composta da 27 gradini, che conduce alla cappella della Madonna dello Spirito Santo datata 5 maggio 1553 e si riscende a quella di destra, composta di 23 gradini, che conduce agli altari di San Michele Arcangelo, San Giuseppe e Sant’Antonio da Padova. Tra l’ingresso dell’ospizio e quello della grotta vi sono una raffigurazione su ceramica della Madonna Addolorata, un affresco dedicato all’Arcangelo Gabriele ed alcuni ruderi appartenenti all’edificio antico. Questa piccola area è nota con il nome di “Fuoco Comune”, poiché viene utilizzata per accendere un grande falò col quale i pellegrini si scaldano prima di entrare nella fredda grotta.

Il Santuario ha origini molto antiche: citato in molti testi sacri, è presente anche negli archivi storici del Vaticano, con la denominazione “Monasterium in Cripta”. Il momento storico più importante è rappresentato dall’emanazione della “Bolla Pontificia” del 16 febbraio 1296 di Papa Bonifacio VIII: con essa il Papa toglieva i benefici del monastero all’Ordine di San Benedetto per consegnarlo alla Mensa Vescovile di Sora.

Nel 1750 i monaci Benedettini costruirono, grazie alle donazioni dei molti pellegrini, il piano terra destinato al ricovero dei religiosi, degli eremiti e dei forestieri.

Nel 1868 su ordine del governo italiano rischiò la distruzione, perché considerato un covo di briganti; la leggenda narra di alcuni briganti che terrorizzavano e derubavano tutti coloro che attraversavano la Valle Roveto e la Vallis Soranae, nome antico del paese di Balsorano.
Negli anni, il culto dei “Fratelli” devoti a San Michele è cresciuto sempre più fin quando, nei primi anni Cinquanta del ‘900, Padre Enrico Iacovitti continuò l’opera di costruzione e sopraelevò l’ospizio di altri due piani. Oggi l’edificio sacro è composto di tre piani: il primo utilizzato come refettorio, gli altri due come dormitori. Ha la possibilità di dare un’ottima ospitalità e rappresenta una meta per quanti vogliono vivere in profonda spiritualità o anche solo a contatto con la natura e il paesaggio circostante. Questo però non avviene in due periodi dell’anno: in corrispondenza delle festività di San Michele e di San Giuseppe, in quanto i “Fratelli” si recano in pellegrinaggio al Santuario, il quale prevede il ritiro spirituale con la sola partecipazione degli uomini.

Percorso:
Tipo: Turistico
Difficoltà tecnica: medio
Lunghezza: 3,4 km
Partenza: 378 m
Arrivo: 971 m

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