Papa Francesco, tra impegni istituzionali e la prima predica di Avvento

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L’appuntamento è nella Cappella Redemptoris Mater, per la prima predica di Avvento. Papa Francesco siede in prima fila, ad ascoltare la predica di Padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia. Il quale annuncia che ci sarà un filo conduttore di queste tre prediche che prepareranno la Curia al Natale: la costituzione conciliare Lumen Gentium.

Una scelta quasi obbligata. Il Concilio si chiuse l’8 dicembre di cinquanta anni fa, e nel giorno stesso in cui si celebrerà l’anniversario della chiusura dell’evento che ancora è oggetto di discussione, si apre un anno straordinario della Misericordia. Così, padre Cantalamessa vuole andare alle radici, e parte dalle domande giuste: non “cosa è la Chiesa” ma “chi è la Chiesa”. La risposta coinvolge l’amore sponsale, ovviamente l’Eucarestia, perché “senza Eucarestia non c’è la Chiesa”. E padre Cantalamessa arriva ad una conclusione: “non si accetta Cristo per amore della Chiesa, ma si accetta la Chiesa per amore di Cristo”. Anche di fronte – afferma – ad una Chiesa “sfigurata dal peccato di tanti suoi rappresentanti”.

D’altronde, lo stesso Concilio Vaticano II dà una visione spirituale e interiore della Chiesa che “non è mai stata negata da alcuno” anche se poi c’è chi l’ha sviluppata in senso orizzontale e sociologico, guardando “più alla comunione dei membri della Chiesa tra di loro che dalla comunione di tutte le membra con Cristo”.

È una chiave di lettura che in fondo permette di comprendere molti dei pensieri post-conciliari, e anche molte delle derive del Concilio, concentrate appunto non tanto su Cristo, ma sulla Chiesa. Non a caso, padre Cantalamessa cita alcune riflessioni del Cardinal Ratzinger nel 1987. Proprio Benedetto XVI, a partire da quelle riflessioni, ha basato tutto il suo pontificato sulla necessità di rimettere lo sguardo su Cristo.
Tornando a padre Cantalamessa, questi ha poi spiegato che la vera domanda è “Chi è la Chiesa”, domanda a cui ha dato varie risposte. La prima: la Chiesa è corpo di Cristo, perché è sua sposa, con alla base “l’idea dell’unica carne che l’uomo e la donna formano unendosi in matrimonio e ancora di più l’idea eucaristica dell’unico corpo che formano coloro che mangiano lo stesso pane”.

Chiavi di lettura che Papa Francesco sarà chiamato a considerare. Intanto, proseguono i suo impegni istituzionali. Tra gli incontri della mattinata, quello con il presidente della Repubblica delle Filippine, Benigno Aquino III. Con lui, il Papa ha parlato del “dialogo tra le diverse componenti della società filippina, nonché sul contributo della Chiesa cattolica alla vita del Paese. Particolare riferimento è stato fatto al processo di pace a Mindanao, con l’auspicio che l’impegno delle parti possa garantire una pace stabile e duratura per quella regione”.

La situazione di Mindanao è da sempre cara a Papa Francesco, che simbolicamente, al primo concistoro, creò cardinale Orlando Quevedo, il vescovo che più di tutti si è dedicato a studaire il conflitto e a proporre soluzioni per la pace nella regione, devastata da scontri tra musulmani e cristiani.

Con il presidente Aquino, il Papa ha parlato anche – riferisce la Sala Stampa Vaticana – della “situazione internazionale e regionale, con speciale riferimento a alla questione dei cambiamenti climatici e alla Conferenza COP21 in corso a Parigi”. Alla conferenza, è stato anche il Segretario di Stato Pietro Parolin, che ha tenuto il discorso della delegazione vaticana e poi è tornato in sede. Anche lui ha incontrato il presidente Aquino.

La Sala Stampa vaticana ha poi annunciato che il Papa ha preso parte alla riunione del Consiglio per l’Economia lo scorso 3 dicembre, nel pomeriggio. Prosegue così la volontà del Papa di mostrare una presenza e un interessa preciso per la situazione ecoomica del Vaticano. La scorsa settimana, ha personalmente preso parte alla riunione del Consiglio di Sovrintendenza dell’Istituto delle Opere di Religione, e ha annunciato nell’occasione la nomina del nuovo direttore generale, Gianfranco Mammì, che ha fatto tutta la sua carriera nell’Istituto. Con la nomina, il Papa aveva praticamente chiuso l’era delle consulenze esterne.

Comunica la Sala Stampa della Santa Sede che – presenziando alla riunione del Consiglio – il Papa ha voluto “incoraggiare e ringraziare personalmente i membri del Consiglio per l’importante ruolo che sono chiamati a svolgere nell’ambito della vigilanza delle strutture finanziarie e amministrative della Santa Sede. Inoltre, il Santo Padre ha confermato il ruolo centrale del Consiglio in questo lavoro di riforma che lo vede personalmente impegnato”.

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