Don Antonio Sciortino: investire sulla famiglia

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Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, invitato a Macerata, ha lanciato un forte messaggio, affermando che la politica italiana è miope perché non guarda al futuro dei giovani:

“Questo Paese se vuole un futuro non può che investire nella famiglia e invertire la rotta del calo demografico, altrimenti fra una qualche decina di anni avremo soltanto 8.000.000 giovani che dovranno portare sulle spalle il peso di 23.000.000 anziani e super-anziani… Con questi dati siamo spacciati, per questo è indispensabile puntare sulla famiglia che è la principale risorsa, un vero capitale umano, sociale ed economico, il miglior ammortizzatore sociale”.

Al termine dell’incontro siamo partiti dal titolo per chiedergli: quanto resta della notte per la famiglia?
“Speriamo che non resti tanto tempo; però per abbreviare il tempo della notte bisogna che noi siamo tutti attivi e partecipi per metterci non dalla parte dei profeti di sventura, che hanno determinato la morte della famiglia, ma dalla parte di coloro che vogliono risolvere i suoi problemi.

Bisogna considerare la famiglia non un problema, ma una risorsa per questo Paese; una risorsa di cui non possiamo fare a meno. Nonostante le sue difficoltà, la famiglia è la principale risorsa che abbiamo. Ci vuole una politica che metta al centro della sua attenzione la famiglia, perché se sta bene la famiglia sta bene il Paese. Bisogna far ripartire il Paese, ripartendo dalla famiglia!”

Il termine famiglia è un termine grammaticalmente preciso e non può essere usato per altri significati?
“Bisogna essere chiari: la famiglia è un termine ben preciso e non possiamo considerare ogni forma di unione famiglia, perché se tutto è famiglia niente più è famiglia. Chiamiamole con altri nomi, ma la famiglia è un termine ben preciso, come è scritto nell’art. 29 della Costituzione della repubblica italiana: è un matrimonio fondato tra un uomo ed una donna. Troviamo un altro nome per qualsiasi altra unione. Anche dal punto di vista linguistico è una parola molto precisa”.

Come è la situazione della famiglia oggi in Italia?
“Qualcuno oggi vorrebbe rottamarla quasi come fosse qualcosa che appartiene al passato. Invece non c’è nulla di più aperto al futuro: chi ha dei figli non può che pensare a programmare e quindi aprirsi al domani. Questo Paese parla tanto di famiglia ma poi concretamente fa poco a suo vantaggio. In Italia non c’è mai stata una politica familiare seria degna di questo nome.

Alla famiglia sono sempre state date le briciole, dei bonus una tantum. Ma questa non è una politica familiare, questo vuol dire far l’elemosina: questa è un’offesa alla famiglia. Bisogna capire che la famiglia non è un problema, ma una risorsa. E’ questa la grande rivoluzione culturale che dobbiamo portare avanti. Un paese che non ha nuove generazioni e non ha figli muore”.

Allora quale politica occorrerebbe per far crescere l’Italia?
“Un Paese serio che pensa al proprio futuro ha il dovere di investire sulla famiglia, deve investire sui giovani. Deve programmare una politica familiare duratura, strutturale come fanno altri Paesi. L’Italia dedica alla politica familiare soltanto l’1,4% del Pil, mentre la media europea è del 2,4.

Ci sono nazioni come i Paesi scandinavi e la Francia che hanno invertito il basso tasso di natalità perchè oggi dedicano alle politiche familiari più del 4% del Pil: chi investe sulla famiglia investe sul futuro, perché se cresce la famiglia cresce anche il Paese”.

Anche papa Francesco sta conducendo la Chiesa ad una riflessione sulla famiglia?
“Papa Francesco ha dato notevole importanza alla famiglia, dedicando due sinodi, di cui uno straordinario ed uno ordinario, sulla famiglia, perché reputa che la famiglia sia non solo la cellula vitale della società, ma anche la cellula fondamentale per la stessa chiesa. Famiglia come piccola chiesa domestica, per cui non solo per il mondo ma anche per la stessa chiesa bisogna che la famiglia sia rimessa al centro dell’attenzione e le va riassegnato quel ruolo sociale che le compete e le spetta di diritto”.

Quindi all’interno della Chiesa la famiglia deve essere soggetto e non oggetto della catechesi?
“La famiglia deve tornare ad essere protagonista e quindi non semplicemente quella che è oggetto della catechesi. La famiglia deve diventare missionaria e quindi soggetto della catechesi e testimoniare la bellezza del matrimonio. La bellezza della famiglia è la migliore testimonianza cristiana che si può fare: protagonisti di questa testimonianza sono i genitori e la famiglia stessa”.

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