Svizzera: nella vita sociale le radici cristiane

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Nei giorni scorsi Berna ha allungato la lista degli aeroporti internazionali ritenuti ‘a rischio’ d’immigrazione illegale, per i cui viaggiatori in partenza con destinazione la Svizzera esige dati personali. L’elenco include anche Abu Dhabi, Doha, San Paolo del Brasile, Pechino e Shanghai. Le compagnie aeree dovranno ormai comunicare a Berna i dati dei passeggeri per tutti i voli in provenienza da questi aeroporti, perché circa un migliaio di persone entrano ogni anno illegalmente in Svizzera per via aerea, secondo la Segreteria.

La normativa entrerà in vigore tra ottobre e novembre. Questo è l’ultimo di tanti provvedimenti, che nel corso degli anni ha allarmato la Chiesa locale, tantoché nel messaggio per la Festa nazionale i vescovi svizzeri hanno invitato a riflettere sulle radici cristiane della vita sociale, economica e politica, che non hanno mai cessato di permeare la Confederazione elvetica. Nel giubileo dei 1500 anni di esistenza dell’abbazia di Saint-Maurice, i vescovi hanno sottolineato che la fede continua ad essere un vettore importante della storia del Paese.

Inoltre, riferendosi alla lunga tradizione umanitaria della Confederazione, hanno esortato a contrapporre la solidarietà all’egoismo, ad essere accoglienti nei confronti dei forestieri e a salvaguardare durevolmente la pace impegnandosi con zelo per il diritto, la condivisione ed il reciproco rispetto. Sulla scia dello stesso dinamismo avviato dall’enciclica di papa Francesco, il messaggio ha sottolineato che il rispetto della natura comprende quello della vita umana, dal concepimento alla morte naturale.

Infine i vescovi hanno incoraggiato i cattolici svizzeri a partecipare alla vita della Chiesa e recare il proprio contributo per una Svizzera generosa, accogliente e solidale: “Le basi della Svizzera moderna quale Paese indipendente sono state poste all’epoca delle cattedrali e delle prime università. La ricerca di indipendenza e libertà l’ha aiutata a difendere e promuovere i poteri locali, cercando l’unità nell’accettazione delle differenze esistenti all’interno del Paese… La Svizzera non è nata in un giorno: i primi Cantoni si sono alleati nel 1291, gli ultimi sono stati accolti nel 1815, solo duecento anni fa, senza dimenticare l’ultimo, il Canton Giura, nel 1979!

La religione è un fattore importante nella nostra storia, sia nella ricerca del bene, sia, a volte, nel male purtroppo suscitato. Anche se la Svizzera ha conosciuto delle tristi guerre di religione, bisogna riconoscere il ruolo essenziale delle Chiese. Esse hanno perseverato nell’annuncio del Vangelo. Oggi, le guerre di religione appartengono fortunatamente ad un lontano passato, sebbene non siano dimenticate.

La chiara volontà ecumenica, che per noi cattolici, con il Concilio Vaticano II, e oggi con i forti incoraggiamenti in questa direzione di papa Francesco, ha aperto nuove strade”. I vescovi hanno anche sottolineato che la Svizzera è un Paese aperto al mondo, grazie alla vita associativa delle comunità locali, che hanno creato uno spirito di solidarietà:

“La Svizzera ha saputo evitare le trappole dei nazionalismi e del comunismo, e ha saputo far crescere l’albero del benessere. Le radici cristiane, la cura dell’albero della solidarietà, la potatura dei rami troppo ingordi, hanno permesso alla costruzione sociale di portare buoni frutti. Ciò che la Svizzera ha saputo fare per se stessa può farlo anche nell’aiutare altri Paesi e altre regioni del mondo, affinché possano vivere uno sviluppo sano, nella ricerca della pace, denunciando gli orrori della guerra…

La Svizzera ha una missione importante nel nostro mondo. La sua neutralità deve essere accompagnata da uno spirito di solidarietà internazionale, che la preservi dalla trappola del profitto ad ogni costo. Se il passato è garanzia del futuro, la Svizzera può ancora attendersi dei bei giorni per l’avvenire! Malgrado i cambiamenti continui dei secoli scorsi, oggi, giorno dopo giorno, sussistono valori fondamentali da coltivare e da salvaguardare.

La Svizzera deve però restare vigile, perché questi valori non vengano messi in secondo piano da altri fattori che più facilmente sanno tentarci quali il benessere, la crescita, il profitto”.

Ed hanno ricordato che la nazione è chiamata a combattere l’egoismo attraverso la solidarietà, che non può esistere senza la giustizia: “Lo sfruttamento dei poveri per l’estrazione delle materie prime nei Paesi in via di sviluppo non è giustificabile. Una parte importante del commercio di alimenti prodotti in Paesi sfruttati a oltranza si genera in uffici che hanno la loro sede in Svizzera.

Non ci si può arricchire sfruttando i Paesi detti poveri! La Svizzera è un paese esemplare nell’accoglienza dello straniero: un abitante su quattro è straniero. Ciò non ci esime però dal continuare a impegnarci per restare una terra di accoglienza. Ricordiamoci che molti sono i migranti che contribuiscono alle nostre capacità industriali ed economiche. La pace non può esistere se non con un lungo lavoro di giustizia, condivisione e rispetto.

L’altro, chiunque esso sia, ha bisogno, più che di tolleranza, di rispetto. Ciò vale tanto dal punto di vista culturale quanto da quello religioso. Solo il rispetto esemplare della diversità può dare un esempio a coloro che vogliono imporre a tutti un solo modo di pensare, o una sola religione da professare”.

Ed in conclusione i vescovi hanno richiamato alla memoria ai cristiani svizzeri di non vergognarsi della fede cattolica: “Non dobbiamo vergognarci di appartenere alla Chiesa cattolico-romana, pur riconoscendo i nostri torti, errori e peccati. La Conferenza dei Vescovi svizzeri non ha mai mancato di ricordare regolarmente ai fedeli gli insegnamenti dei Pontefici e i principi della Dottrina sociale della Chiesa.

Appoggiandosi al lavoro concreto di Caritas, Missio, Sacrificio Quaresimale e di molti altri movimenti di solidarietà, la Chiesa cattolica in Svizzera prosegue nella sua opera di evangelizzazione, in modo dinamico. La missione evangelizzatrice di ogni cristiano continua”.

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