Commento al Vangelo Festivo della XVII domenica del T.O.

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La storia di questi cinque pani d’orzo e di questi due pesci ha sempre colpito il nostro immaginario. Ci siamo sempre chiesti come sia stato possibile sfamare tanta gente con soli cinque pani e due pesci? Crediamo che questo sia il miracolo della condivisione, il miracolo di chi sa rinunciare al suo poco per farne parte con gli altri. Forse è il miracolo del quale oggi c’è maggior bisogno.

Il miracolo nel quale Gesù interviene per soddisfare le nostre necessità ma che mostra come per poterlo fare ha bisogno della nostra collaborazione, della nostra volontà di contribuire con Lui ad alleviare le sofferenze del mondo.
Il racconto ci fa comprendere come dalla condivisione tra tutti non solo ci si sfama ma ci sono anche tanti avanzi. I discepoli li raccolgono a Marco annota che “raccolgono e riempiono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo avanzati a colore che avevano mangiato”. Un miracolo. Si, il miracolo dei una folla che condivide, che dona, che realizza nella vita quotidiana il bene dei fratelli mettendo in comune i beni che si hanno.

Semplice il paragone che ciascuno di noi sta già facendo nella propria mente con le necessità di questo nostro tempo. Purtroppo questa “condivisione” manca. Si vanno sempre più affermando le logiche egoistiche e disumane di una finanza unica regina di questo mondo. I cuori dei ricchi non cedono, si rinchiudono nei loro recinti, si proteggono con armi e soldati, minacciano, scuotono il povero, nazione o persona che sia. E così s’impongono sacrifici e sofferenze a popoli e nazioni, si minacciano conseguenze ancora più gravi e pesanti e si genera un mondo nel quale l’egoismo, la sopraffazione del più forte e più ricco produce solo male.

Da tempo, ormai solo qualche voce sporadica si alza per gridare allo scandalo ma il suo grido si perde nel frastuono e nel chiasso delle borse dove il danaro viaggia virtualmente mentre il dolore e la morte attacca l’uomo nella carne.

Cambiare questo mondo è possibile e dipende da noi.

Questo passo del vangelo di Marco ci suggerisce di aprire il cuore, di essere dono per gli altri, collaboratori dell’amore di Dio. Ogni omissione è un nuovo colpo al corpo di Cristo, ogni parola a cui non seguono fatti fiato sordo, ogni sguardo evitato cecità che avanza.
Se non recuperiamo l’innocenza e il cui di quel ragazzo che dona tutto quello che aveva portato con saggezza per se non entreremo nel Regno dei cieli e non basteranno i nostri comportamenti ossequiosi e riverenti, i nostri vestiti sfarzosi e ricchi di perle, le nostre parole senza opere … il mondo, questo benedetto mondo, che il creatore della terra ci ha donato ha bisogno di noi, ha bisogno di te, ha bisogno di fraternità vera.

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