Caritas: in Europa avanzano i nuovi poveri

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In Europa una persona su quattro è a rischio povertà (24,5%); in Italia quasi uno su tre (28,4%), in linea con lo standard dei 7 Paesi ‘deboli’ dell’Ue (Italia, Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Romania e Cipro); l’Italia ha anche il triste primato dei giovani tra i 15 e i 24 anni che non studiano né lavorano, i cosiddetti Neet:

il dato è emerso dal terzo rapporto ‘Poverty and inequalities on the rise’ di Caritas Europa sulla crisi economica, che ha un particolare focus sui sette ‘paesi deboli’ dell’Unione Europea (Italia, Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Romania, Cipro).

Dal rapporto è’ emersa una panoramica sconfortante: le strategie europee che dovevano portare a una diminuzione della povertà entro il 2020 hanno fallito, perché l’impatto della crisi, le politiche di austerity e i tagli al sociale imposti dai governi hanno aumentato la povertà e le disuguaglianze sociali. Nei 7 Paesi lo stesso fenomeno coinvolge il 31% della popolazione residente (+6,5% rispetto alla media Ue).

In tema di povertà e di esclusione sociale, si evidenzia un’Europa due velocità: alla fine del 2013 il 24,5% della popolazione europea (122.600.000 di persone, un quarto del totale) era a rischio di povertà o esclusione sociale (1.800.000 in meno rispetto al 2012). Nei sette paesi lo stesso fenomeno coinvolge il 31% della popolazione residente, (+6,5% rispetto alla media UE28). L’Italia si posiziona su valori intermedi (28,4%).

Il valore molto elevato della Romania (40,4%) dimostra come anche in presenza di alti tassi di occupazione la povertà possa comunque essere rilevante (in work poverty). Sempre nel tema lavorativo nell’Ue a 28 nel 2014 erano più di 25.000.000 i cittadini privi di lavoro (8,4 milioni in più rispetto al 2008). Le persone più colpite sono quelle con bassi livelli di istruzione e i giovani (oltre 5 milioni sotto i 25 anni, il 22,5%).

La disoccupazione è particolarmente grave in Grecia: 27,3% e 58,3% quella giovanile. In Italia, nel 2013, il tasso di disoccupazione era inferiore alla media dei 7 Paesi deboli (12,2%), ma superiore alla media europea, mentre la disoccupazione giovanile appare più grave della media europea (40% dei 15-24enni). Inoltre a causa dei tagli alla sanità e alle spese scolastiche aumenta anche il numero di europei che rinunciano alle cure mediche essenziali (22,8% in media nei 7 Paesi); in Grecia la spesa sanitaria pro capite è scesa dell’11,1%, in Irlanda del 6,6% . Nel corso del 2013, in Italia, il 10,5% degli utenti dei Centri di ascolto ha richiesto una prestazione di tipo sanitario (+6% rispetto al 2012).

I tagli alle spese scolastiche hanno visto un aumento della dispersione scolastica (in Romania è scesa del 9,4% dal 2010 al 2014); inoltre in questo stato è anche altissimo (40,4%) il numero dei working poor (lavoratori con un basso livello di reddito). Negli altri 6 Paesi è invece aumentato il numero di famiglie quasi totalmente prive di lavoro: erano il 12,3% nel 2012 e sono diventate il 13,5% nel 2013. Ed in Italia dal 2010 ad oggi le Caritas diocesane sono state costrette a raddoppiare (+99%) le iniziative contro la crisi.

Più 70% gli empori della solidarietà che distribuiscono cibo gratuitamente in 109 diocesi e più 77,7% i progetti sperimentali per contrastare la crisi (da 121 a 215 nel 2013). Caritas ha attive 1.148 iniziative anticrisi: 139 sportelli diocesani di consulenza al lavoro e servizi informativi sul disagio abitativo in 68 diocesi (+77,7%).

Nel corso del 2013 Caritas italiana ha attivato un ‘fondo straordinario anticrisi’ per sostenere le Caritas diocesane. Da giugno a dicembre 2013, il 76% delle Caritas diocesane ha presentato richiesta di rimborso per un importo pari ad € 5.650.000. Prevalgono le spese per i contributi al reddito (il 39,6% dell’ammontare complessivo) e l’acquisto di beni di prima necessità (32%).

Al Sud vengono chiesti più fondi di garanzia bancari per attività di microcredito, contributi al reddito e sostegno alle esigenze abitative. Al Nord, invece, le spese per i voucher lavoro. Per risolvere la situazione di povertà la Caritas propone ai governi europei dodici azioni per dare “priorità agli investimenti su vasta scala, pluriennali e mirati ad aree ad alta intensità di lavoro; poi tutte le decisioni dei governi dovrebbero essere sottoposte a un processo di verifica, che assicuri che le azioni promosse non vadano ad aggravare il livello di povertà; rafforzare i sistemi di sicurezza sociale;

investire in servizi di qualità e introdurre verifiche sociali sulle misure di risanamento economico; adottare misure di protezione del mercato del lavoro; definire misure di tassazione proporzionali alle capacità reddituali dei cittadini; combattere l’evasione fiscale; esplorare nuove forme di cooperazione pubblico‐privato per creare nuovi posti di lavoro, lavori socialmente utili e di ultima istanza, sostenuti dalle amministrazioni pubbliche; assicurare un reddito minimo garantito per tutti; assicurare una governance inclusiva e partecipativa delle politiche sociali; assicurare il monitoraggio e la valutazione di impatto sociale di ogni misura legislativa; trarre il massimo beneficio dagli aspetti sociali della programmazione dei fondi europei”.

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