Imam francesi: “Tutte le religioni si uniscano per condannare gli attacchi di Parigi”

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A caldo avevano chiesto a tutti i musulmani di scendere in piazza, per dimostrare che l’Islam non è una religione violenta e prendere le distanze dai “pazzi criminali” che avevano confiscato la loro religione. Il giorno dopo, gli imam francesi in visita in questi giorni in Vaticano, in una piccola riunione non preventivata con alcuni rappresentanti della stampa l’8 gennaio, vanno anche oltre: tutte le religioni si uniscano in una manifestazione che condanni chiaramente l’attacco terroristico alla rivista satirica francese “Charlie Hebdo”, che ha causato 12 morti (tra cui due poliziotti) e una decina di feriti. Perché – sottolineano – “la vera risposta non è solo nel condannare l’attacco. È anche nel rafforzare il dialogo interreligioso”.

Djellou Seddiki, direttore dell’Istituto al Ghazzali della Moschea di Parigi, annuncia che dalla sua moschea è partito un appello a tutte le moschee di Francia, ma anche alle sinagoghe, alle istituzioni cattoliche. “Tutti insieme, dobbiamo mostrare che la religione non è violenza.” E fa anche un appello perché i Paesi islamici si facciano promotore di questo grande evento interreligioso, con il loro potere economico.

“Ho vissuto questo attentato come una doppia violenza. Mi sento colpito come cittadino francese e come musulmano, perché la comunità musulmana è sempre messa sotto accusa,” afferma Seddiki.

Il quale poi si appella ad un rinnovato dialogo interreligioso. Un appello condiviso dal vescovo Michel Dubost, che gestisce la diocesi di Evry-Corbeil-Essonness e che accompagna gli imam in questi due giorni in visita in Vaticano nella sua carica di Presidente del Consiglio per le Relazioni Interreligiose della Conferenza Episcopale Francese.

“Lo stato del dialogo islamo-cristiano in Francia varia a seconda della zona. Dobbiamo entrare nell’ottica di andare incontro all’altro, di comprenderlo, e questo proviamo a spiegare alla comunità cristiana. Ma, in questa società secolarizzata, in questa società in cui tutti vanno di corsa, molti trovano difficile fermarsi e comprendere le ragioni dell’altro.”

Dal conto suo, il vescovo Dubost ha disposto che tutte le chiese della sua diocesi suonino le campane a mezzogiorno, in una ideale chiamata a raccolta dei fedeli alla preghiera per i fatti di Parigi.

Dubost aggiunge che i fatti di Parigi chiedono di “ripensare la laicità,” e spiegare a tutti che “non si tratta di combattere le religioni o lo Stato laico,” ma si tratta piuttosto di trovare un modello di convivenza in cui tutti sono rispettati. “La dobbiamo rispiegare a tutti, perché ogni pregiudizio si basa su una ignoranza fortissima. Soprattutto, questi non devono essere incontri tra intellettuali. Si devono coinvolgere concretamente tutti i fedeli, tutta la base e tutta la popolazione. Perché gli attentatori non sono imam, non sono persone che hanno una cultura di base della loro religione… E allora si deve fare una educazione su scala più larga di quella che è stata fino ad ora portata avanti”.

Anche Tareq Oubreau, rettore della Grande Moschea di Bordeaux, chiede una manifestazione di massa della comunità musulmana per condannare chiaramente gli attacchi. “All’inizio ero colpito, e non pensavo alla necessità di una mobilitazione. Ma poi mi sono ricreduto. Dobbiamo dimostrare la nostra estraneità a questi criminali che hanno confiscato e strumentalizzato l’Islam. Questo atto può dividere la società francese e rallentare l’assimilazione e integrazione dei musulmani nella società francese”.

La notizia dell’attentato ha raggiunto gli imam appena fuori dal loro incontro con Papa Francesco, ieri. “Avevano appena pregato con il Papa per una pace e una speranza capace di consolidare e rafforzare il mondo, con speciali intenzioni per i cristiani in Medio Oriente,” afferma Mohammed Moussaoui, presidente dell’Unione delle Moschee di Francia.

Aggiunge Moussaoui: “Se gli estremisti continuano a raddoppiare i loro sforzi e intensificano le loro azioni, violenze e atrocità, i musulmani devono intensificare la loro reazione a questi atti barbarici, che a volte, purtroppo, sono perpetuati a nome dell’Islam.”

Sarà anche questo il tema dell’incontro degli imam in calendario oggi con gli officiali del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Il Cardinal Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio, aveva rilasciato a metà agosto una forte dichiarazione che chiedeva a tutti i musulmani di prendere le distanze dagli orrori perpetuati dal Califfato dello Stato Islamico in Medio Oriente. In molti, tra i leader islamici, avevano risposto a quell’appello. Oggi, ci si trova uniti tutti insieme a rispondere a un altro atto violento perpetrato in nome di una religione.

Intanto, arriva anche il telegramma del Segretario di Stato Pietro Parolin al Cardinale André Ving Trois, arcivescovo di Parigi, che aveva calendarizzato da tempo per oggi un incontro con Papa Francesco. Nella lettera, il Cardinal Parolin afferma che Papa Francesco si associa alla preghiera per le famiglie colpite dalla morte dei cari e “condanna ancora una volta la violenza che genera così tanta sofferenza”.

In una dichiarazione ripubblicata da Radio Vaticana, il Cardinal Ving Trois ha definito i fatti di Parigi “un atto barbarico”.

Gli imam francesi terminano oggi la loro visita in Vaticano. Sono stati all’udienza generale di Papa Francesco, al Pontificio Istituto di Studi Arabi ed Islamici, all’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede e al Seminario Francese. Mai avrebbero pensato che la loro agenda sarebbe stata sconquassata dai fatti di Charlie Hebdo.

(nella foto: alcuni imam nel cortile del seminario francese di Roma e  C. Roucou, direttore del Servizio Nazionale per il dialogo con l’Islam della Conferenza episcopale francese, dopo il non programmato incontro con la stampa) 

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