Sri Lanka e Filippine, un viaggio di consolazione e riconciliazione

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Due giorni pieni in Sri Lanka, tre giorni pieni nella Filippine, sulle orme di Paolo VI e Giovanni Paolo II, che prima di lui seguirono quel tragitto che porta verso oriente. In un briefing con i giornalisti, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha percorso le tappe del viaggio che Papa Francesco farà in Sri Lanka e nelle Filippine. Partenza il 12 gennaio, ritorno a Roma nel pomeriggio del 19 gennaio. Con voli lunghi, che potranno permettere anche le consuete chiacchierate del Papa con i giornalisti.

Papa Francesco va in Oriente a portare consolazione alla popolazione delle Filippine, scossa lo scorso anno da un tifone (chiamato Yolanda) che si stima abbia causato almeno 7 mila morti. In Sri Lanka, per andare a rendere omaggio alla “riconciliazione” del Paese, che pure ha ancora strascichi pesantissimi, anche nella vita democratica. Ci saranno le elezioni, domani, anticipate in occasione della venuta di Papa Francesco, e alcuni cattolici srilankesi avevano persino chiesto al Papa di non andare per non far strumentalizzare la visita dal presidente uscente, che non si è mostrato campione di libertà religiosa.

Un viaggio sulle orme dei predecessori. Lo stesso tragitto, a tappe inverse (prima Filippine, poi Sri Lanka) lo fecero Paolo VI nel 1970 e Giovanni Paolo II nel 1981 e poi nel 1995. Fu quest’ultimo l’anno della Giornata Mondiale della Gioventù di Manila, la più affollata che la storia ricordi. E in quell’occasione, Giovanni Paolo II beatificò il missionario Giuseppe Vaz.

Esattamente venti anni dopo, Papa Francesco canonizzerà padre Vaz in una grande messa che vedrà la partecipazione di centinaia di migliaia di persone. Non era ancora stato riconosciuto un miracolo, ma il Papa – secondo una procedura che ha usato più volte – ne ha decretato la canonizzazione con formula equipollente, cioè senza bisogno di ulteriori prove, per la gioia dei cattolici dello Sri Lanka.

Indiano, padre Vaz (1651-1711) si era introdotto a Ceylon clandestinamente, e vi rimase per vent’anni, mentre il Paese era oppresso dalla persecuzione anti-cattolica dei fanatici calvinisti olandesi. Sfuggì alla persecuzione nonostante la sua evangelizzazione consistesse nel chiedere l’elemosina con al petto la corona del rosario, e lavorò incessantemente nel Paese, amato da tutti, adoperandosi anche nella lotta all’epidemia di vaiolo che scoppiò sull’isola, curando i malati e dettando norme igieniche che fermarono il contagio.

Giovanni Paolo II disse di lui nella Messa di Beatificazione del 21 gennaio 1995: In considerazione di tutto ciò che P. Vaz fu e fece, di come lo fece e delle circostanze nelle quali riuscì a svolgere la grande opera di salvare una Chiesa in pericolo, è giusto salutarlo come il più grande missionario cristiano che l’Asia abbai mai avuto”.

Un santo che non poteva non piacere a Papa Francesco, impegnato a portare la Chiesa nelle periferie. E Papa Francesco porterà in dono agli srilankesi, su loro richiesta, la riproduzione esatta in rame del decreto con cui il re nel XVIII secolo autorizzava la conversione al cristianesimo. Un cristianesimo che in Sri Lanka rappresenta solo il 7 per cento della popolazione, per di più diviso tra etnie e con scarsa propensione al dialogo interno. Per questo, è significativa la preghiera mariana che Papa Francesco guiderà nel Santuario di Nostra Signora del Rosario il 14 gennaio, dopo la Messa di canonizzazione. Un santuario che è un luogo universalmente riconosciuto da tutte le religioni, e frequentato non solo dai cattolici.

Padre Lombardi invita a leggersi i grandi discorsi dei Papi che prima di Francesco sono stati in Sri Lanka e Filippine. Quando ci andò Paolo VI, diede vita alla Confederazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche, nell’ottica di quello slancio mondializzante che caratterizzò il pontificato di Montini.

Uno slancio mondializzante che sarà molto presente nella visita di Papa Francesco nelle Filippine. Il Paese asiatico più grande per numero dei cattolici, le Filippine si preparano a festeggiare i 500 anni di evangelizzazione con una novena tutta particolare: l’anniversario cade il 2021, perché l’inizio dell’Evangelizzazione si data al 1521, anno del passaggio del navigatore portoghese Magellano, ma la novena consta di nove anni. Dunque, la visita di Papa Francesco arriva proprio nel pieno della novena di preparazione al cinquecentenario dell’evangelizzazione.

Ma arriva anche in un momento importante per segnare il salto di qualità delle isole. Presidente è Aquino, figlio di Corazon Aquino, anche lei presidente storico del Paese e cattolicissima, che salì al potere anche sull’onda dell’emozione dell’omicidio del senatore Aquino, suo marito, ucciso appena rientrato dall’esilio cui lo aveva costretto il regime che aveva operato sull’isola per diversi anni.

Ora, il Paese è pacificato, e cerca di resistere all’onda d’urto della secolarizzazione. I vescovi, guidati dal Cardinal Luis Antonio Tagle (per cui alcuni prospettano un futuro da presidente di Caritas Internationalis) si sono opposti con forza a una legge pro-aborto.

Forse parlerà anche di questo Papa Francesco, che però è andato lì con lo scopo di recarsi nella regione di Tacoblan, la più colpita dal tifone che ha devastato l’isola. Ma ci sarà anche un incontro con le famiglie, con un gruppo di trenta persone guidato dall’anziana matriarca che ha ormai 100 primavere che comprende persino un trisavolo.

All’arrivo in Sri Lanka, ci sarà una accoglienza ufficiale, con tanto di discorso, una novità nel pontificato di Francesco. All’arrivo nelle Filippine, i discorsi con le autorità saranno invece spostati ad un appuntamento successivo. Diversi gli spostamenti in Papamobile. Il Papa parlerà sempre in inglese, e i discorsi “saranno scritti, e il Papa non improvvisa in quella lingua”, fa sapere padre Lombardi. I discorsi del Papa saranno riassunti in tamil e cingalese.

La delegazione è quella classica. Ci sarà il Cardinal Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, sotto cui le responsabilità ricadono i territori che vengono visitati. E ci sarà il Cardinal Robert Sarah, prefetto della Congregazione del Culto Divino e dei Sacramenti, che da presidente di Cor Unum ha contribuito ad aiutare la popolazione devastata dal tifone costruendo molti centri di accoglienza.

Il motto del viaggio papale nelle Filippine sarà “Misericordia e compassione”. Quello della visita in Sri Lanka sarà “Dimorare nell’amore”. Tra i Paesi sorvolati dall’aereo papale durante il volo di ritorno, ancora una volta la Cina: molta curiosità ci sarà per il consueto scambio di telegrammi. In attesa di un disgelo che porti finalmente un Papa a toccare il suolo cinese.

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