Concistoro 2015. I profili dei nuovi cardinali

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C’è un solo curiale, e tutti gli altri sono vescovi in diocesi molto periferiche. Dal punto di vista geografico, ci sono delle sorprese assolute, come quella di Tonga. Ma Papa Francesco ha sostanzialmente confermato la sua linea: non vuole premiare troppo i cardinali di Curia, non vuole che si pensi che alcune siano delle diocesi cardinalizie, anche per tradizione apostolica. Il Papa vuole “pastori con l’odore delle pecore”, anche se questi hanno poca esperienza istituzionale. E prosegue nel designare vescovi che facciano del Collegio cardinalizio una rappresentanza del mondo. Meno principi della Chiesa, più persone vicine all’idea di Chiesa di Papa Francesco: sembra essere questa la linea guida che viene fuori leggendo i profili dei 20 nuovi cardinali.

Primo della lista è l’arcivescovo Dominique Mamberti, che da febbraio prenderà il posto di presidente del Tribunale della Segnatura Apostolica dopo aver servito dal 2006 come “ministro degli Esteri” vaticano. Ha una esperienza diplomatica che si è svolta soprattutto in Africa, e nel campo del dialogo interreligioso, ma ha una solida formazione giuridica che lo aveva reso il candidato giusto per il posto nella Segnatura.

Manual Macario do Nascimento Clemente è patriarca di Lisbona. Nel crearlo cardinale, Papa Francesco segue una tradizione della Chiesa cattolica, che prevede gli unici due patriarchi rimasti in Occidente (quello di Lisbona e quello di Venezia) dotati di porpora cardinalizia, anche perché da cardinali possono già vestire i paramenti rossi. Colpisce che ancora non sia in lista Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, ma la scelta seguirebbe la volontà del Papa di rendere il collegio cardinalizio sempre meno italiano – l’Italia è la nazione con più berrette rosse per tradizione. Clemente ha lavorato nel patriarcato di Lisbona, è stato vicerettore e rettore del seminario maggiore del Portogallo e ha insegnato nella Facoltà di Teologia dell’Università Cattolica Portoghese. Ausiliare di Lisbona dal 2000, vescovo di Porto dal 2007, arcivescovo di Lisbona dal 2013. È presidente della Conferenza Episcopale Portoghese.

L’Africa entra nella lista delle nuove porpore con la creazione a Cardinale dell’arcivescovo di Addis Abeba Berhaneyesus Demerew Souraphiel, lazzarista, laureato in Sociologia alla Gregoriana. Vescovo dal 1998, nominato ausiliare di Addis Abeba, è diventato della città prima amministratore della sede vacante, e poi arcivescovo metropolita dell’arcidiocesi. È uno dei partecipanti al sinodo straordinario sulla famiglia.

Dall’Africa all’Oceania. Quarto nella lista  l’arcivescovo John Atcherley Dew di Wellington, Nuova Zelanda, e non è una novità assoluta: Wellington è già stata sede cardinalizia. Sacerdote dal 1976, con incarichi nel seminario diocesano e studi in Inghilterra, è dal 1995 ausiliare di Wellington, arcidiocesi di cui è diventato arcivescovo nel 2004. È anche l’ordinario militare della Nuova Zelanda. Presidente della Conferenza Episcopale Neozelandese, è stato anche presidente della Federation of Catholic Bishops Conferences of Oceania dal 2011 al 2014.

La prima delle due nomine italiane in lista è quella di Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo. Settantaquattro anni, prossimo a lasciare l’incarico in diocesi, marchigiano, ha anche lavorato a Roma: officiale dal 1968 al 1991 del Supremo Tribunale della Segnatura, addetto di Segreteria presso la Congregazione delle Chiese Orientali dal 1992 al 1994, segretario particolare dell’allora prefetto, il Cardinale Achille Silvestrini, è stato poi arcivescovo di Chieti Vasto dal 1994 al 2004, e poi è stato spostato a casa, a guidare l’arcidiocesi metropolita di Ancona-Osimo. Al sinodo straordinario sulla famiglia è stato membro di nomina pontificia.

Pierre Nguyen Van Nhon, arcivescovo di Hanoi (Vietnam) è la prima delle nomine provenienti dall’Asia. Il Vietnam sta vivendo un periodo di fioritura nelle relazioni con la Chiesa, e la nomina di un cardinale proveniente da lì potrebbe aiutare il percorso verso il pieno stabilimento di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Vietnam. Vescovo coadiutore di Da Lat dal 1991, vescovo ordinario della stessa diocesi dal 1994, è nominato da Benedetto XVI coadiutore dell’arcidiocesi della capitale Hanoi nel 2010, e dopo poche settimane diventa arcivescovo.

Alberto Suarez Inda è arcivescovo di Morelia (Messico), e rappresenta l’attenzione del Papa per una terra che forse visiterà nel corso del 2015. Vescovo dal 1985, è stato nominato alla cura diocesana di Tacàmbaro, e poi dal 1995 a guidare l’arcidiocesi metropolita di Morelia.

Charles Maung, salesiano, è arcivescovo di Yangon (Myanmar), una terra cara a Papa Francesco, che guarda all’Asia con attenzione (e le cause di beatificazione di alcuni martiri del posto sono allo studio). Vescovo dal 1990, è stato a Lashio (di cui era prefetto), poi a Pathein dal 1996 e infine dal 2003 a Yangon.

L’arcivescovo di Bangkok Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij ha aspettato un paio di turni prima di essere creato cardinale. Focolarino e presidente dell’associazione dei vescovi amici dei Focolari, ha studiato ha Roma nell’Urbaniana e si è poi specializzato nell’Università Gregoriana. È stato rettore del Seminario intermedio Holy Family, poi (dal 1989 al 1993) sottosegretario della Conferenza Episcopale Thailandese, quindi rettore del Seminario Maggiore dal 1992 al 2000. Nominato vescovo di Nakhon Sawan nel 2007, prende la guida dell’arcidiocesi metropolita di Bangkok nel 2009. Ha partecipato al sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, in cui ha portato l’esempio di una evangelizzazione basata sulle piccole comunità.

Per l’arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro, anche lui tra i nuovi cardinali, l’evangelizzazione passa per l’attenzione agli immigrati. Una attenzione costante, che si è rivelata fondamentale quando ha preso la cura dell’arcidiocesi di Agrigento, in cui c’è l’isola di Lampedusa, asilo dei rifugiati del Mediterraneo e meta del primo viaggio di Papa Francesco. Messinese, direttore della Caritas Diocesana nella diocesi da cui proveniva, una vasta esperienza pastorale che va dall’insegnamento della religione cattolica nelle scuole al rettorato della Chiesa di Santa Rita, è stato dal 1997 al 2000 pro-vicario generale dell’arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa-Lucia di Mela, e presidente della Caritas dal 2003 al 2008. È arcivescovo di Agrigento dal 2008, e presidente della Commissione Episcopale per le migrazioni e della fondazione Migrantes dal 2013.

Non c’è l’arcivescovo di Asunciòn (Paraguay), come molti sospettavano, ma c’è quello di Montevideo (Uruguay) a rinfoltire la rappresentanza dei sudamericani nel collegio cardinalizio. Daniel Fernando Sturla Berhouet, salesiano, ha fatto una carriera proprio nei salesiani, come vicario nel noviziato e postnoviziato e direttore dell’aspirantatato salesiano e maestro dei novizi. Professore di Storia della Chiesa, è nominato Ispettore Salesiano nell’Uruguay nel 2008 e presidente della Conferenza dei Religiosi dell’Uruguay. Vescovo dal 2011, è stato prima ausiliare di Montevideo e poi (dal 2014) arcivescovo metropolita della capitale dell’Uruguay.

E non c’è nemmeno l’arcivescovo di Madrid Osoro, come sarebbe stato prevedibile, ma c’è Ricardo Blazquez Perez, arcivescovo di Valladolid ma soprattutto presidente della Conferenza Episcopapale spagnola. Rappresenta il nuovo corso della Chiesa di Spagna, meno strutturata sulle battaglie culturali come ai tempi dell’era di Rouco Varela. Autore di numerose pubblicazioni, Blazquez è stato vescovo ausiliare di Santiago di Compostela, poi vescovo di Palencia (1992-1995) e di Bilbao (1995) fino a quando Benedetto XVI lo ha promosso alla guida della diocesi di Valladolid nel 2010.

Viene dal Panama José Luis Lacunza Maestrojuan, ed anche questa è una nomina che colpisce da un punto di vista geografico. Membro dell’ordine degli Agostiniani Recolletti, è stato nominato ausiliare di Panamà nel 1985, vescovo di Chitrà dal 1994 al 1999 e poi arcivescovo di David. È stato anche presidente della Conferenza Episcopale di Panamà.

Capo Verde è stata la prima ex colonia a stringere un concordato con la Santa Sede non basato su quello del Paese colonizzatore (in questo caso il Portogallo), e forse viene da qui l’attenzione del Papa per il piccolo arcipelago africano, che creerà cardinale Arlindo Gomes Furtado, vescovo di Santiago di Cabo Verde. Alle spalle, ha anche studi di sacra Scrittura a Roma, ed è vescovo di Santiago di Cabo Verde dal 2009.

Una novità assoluta è la rappresentanza dell’isola di Tonga, certificata dalla presenza nella lista dei nuovi cardinali di Soane Patita Paini Mafi, vescovo di quelle isole. Ha studiato al Loyola College di Baltimora, è dal 2007 vescovo coadiutore di Tonga, di cui poi ha preso la guida effettiva. È presidente della Conferenza Episcopale dell’Oceano Pacifico.

Capitolo emeriti: c’è l’arcivescovo Jesus Pimiento Rodriguez, emerito di Manizales, che ha preso anche parte alle Conferenze generali del CELAM di Medellin, Puebla e Santo Domingo; c’è Luigi de Magistris, pro-penitenziere maggiore emerito; il nunzio Karl Hoseph Rauber, che ha servito anche in Uganda, Svizzera e Lichtenstein; berretta rossa anche a Luis Hector Villalba, arcivescovo emerito di Tucuman (Buenos Aires), che è stato vicepresidente della Conferenza Episcopale argentina quando a guidarla era l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio (dal 2005 al 2011); infine, c’è Julio Duarte Langa, vescovo emerito di Xai Xai, Mozambico, che ha retto per 28 anni, divenendone emerito il 24 giugno 2004.

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