La fraternità è il fondamento della Pace

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Il 1° gennaio il patriarca di Gerusalemme, Sua Beatitudine Fouad Twal, nella ConCattredale del Patriarcato latino di Gerusalemme, ha celebrato la giornata mondiale della pace; nell’omelia ha sottolineato:

“Oggi la Chiesa ci ricorda che siamo tutti suoi figli, figli di un medesimo Padre, figli della stessa Madre, quella che il Cristo Gesù ci ha donato ai piedi della Croce, sul Calvario, a pochi metri da qui. Noi formiamo ormai una sola e medesima famiglia, una famiglia fecondata dallo stesso Sangue, quello che nostro Signore ha versato per noi, e abitata dall’unico Spirito, ricevuto nel Cenacolo. Papa Francesco ci invita oggi a meditare questo nostro vincolo di Sangue, ricordandoci che ‘noi non siamo più schiavi ma fratelli’ (lettera a Filemone 1,16)”.

Ma oggi cosa significa lottare contro la schiavitù, si è domandato mons. Twal: “Il Vangelo ci invita a riconoscere la dignità inviolabile di ogni persona umana. Noi cristiani, dobbiamo essere segno vivente di fraternità, soprattutto qui nel cuore del Medio Oriente tormentato e ferito. Essere fratelli richiede da noi una carità gratuita e una solidarietà senza confini.

E’ quello che cerchiamo di vivere verso i nostri fratelli rifugiati in Giordania, venuti dalla Siria e dall’Iraq. Questa sfida è resa ancora più grande dal fatto che la nostra regione è in preda agli estremismi religiosi. Questa Terra la cui vocazione è così alta, è lacerata da politiche i cui problemi non sono quelli del nostro popolo”. E nell’anno della vita consacrata si è affidato alla Madre di Dio per preservare la vita dei cristiani nella Terra Santa:

“Il Vangelo ci ricorda come Maria sia colei che sa ‘custodire tutte queste cose, meditandole nel suo cuore’. Quando noi stessi ci troviamo davanti all’incomprensione, quando le nostre domande restano senza risposta, giriamoci verso il Bimbo Gesù. Piccolo, debole, vulnerabile, eppure il Solo capace di rispondere alle nostre attese,di calmare il nostro mare in tempesta e di ridonarci la Sua Pace…

Nell’occasione dell’anno della Vita Consacrata, siamo lieti di dire ancora una volta la nostra gratitudine a tutti i nostri religiosi e religiose, di vita attiva o contemplativa, per la loro fedeltà al loro carisma e il loro amore per questa Terra. La Chiesa, oggi più che mai, ci esorta a vivere il Messaggio del Vangelo, Messaggio d’Amore e di Fraternità che nostro Signore Gesù ci ha lasciato su questa Terra, lacerata da un conflitto senza fine”.

Infatti nel suo messaggio papa Francesco ha scelto come tema la fraternità: ‘Fraternità, fondamento e via per la pace’, sottolineando l’importanza di superare una ‘cultura dello scarto’ e di promuovere la ‘cultura dell’incontro’, per camminare verso la realizzazione di un mondo più giusto e pacifico:

“la fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura.

E occorre subito ricordare che la fraternità si comincia ad imparare solitamente in seno alla famiglia, soprattutto grazie ai ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri, in particolare del padre e della madre. La famiglia è la sorgente di ogni fraternità, e perciò è anche il fondamento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore”.

All’inizio del messaggio il papa ha chiesto: ‘dove è tuo fratello?’, perché la cultura del benessere fa perdere il senso della responsabilità e della relazione fraterna: “Il racconto di Caino e Abele insegna che l’umanità porta inscritta in sé una vocazione alla fraternità, ma anche la possibilità drammatica del suo tradimento. Lo testimonia l’egoismo quotidiano, che è alla base di tante guerre e tante ingiustizie: molti uomini e donne muoiono infatti per mano di fratelli e di sorelle che non sanno riconoscersi tali, cioè come esseri fatti per la reciprocità, per la comunione e per il dono”.

Quindi il papa invita a riconoscersi tutti fratelli: “Chi accetta la vita di Cristo e vive in Lui, riconosce Dio come Padre e a Lui dona totalmente se stesso, amandolo sopra ogni cosa. L’uomo riconciliato vede in Dio il Padre di tutti e, per conseguenza, è sollecitato a vivere una fraternità aperta a tutti”.

Dalla consapevolezza della novità di fraternità ne consegue una nuova visione del mondo, in quanto essa deve permeare tutti gli aspetti della vita, compresi l’economia, la finanza, la società civile, la politica, la ricerca, lo sviluppo, le istituzioni pubbliche e culturali, riprendendo gli insegnamenti dei papi precedenti:

“La fraternità ha bisogno di essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata. Ma è solo l’amore donato da Dio che ci consente di accogliere e di vivere pienamente la fraternità. Il necessario realismo della politica e dell’economia non può ridursi ad un tecnicismo privo di idealità, che ignora la dimensione trascendente dell’uomo. Quando manca questa apertura a Dio, ogni attività umana diventa più povera e le persone vengono ridotte a oggetti da sfruttare.

Solo se accettano di muoversi nell’ampio spazio assicurato da questa apertura a Colui che ama ogni uomo e ogni donna, la politica e l’economia riusciranno a strutturarsi sulla base di un autentico spirito di carità fraterna e potranno essere strumento efficace di sviluppo umano integrale e di pace… Ogni attività deve essere, allora, contrassegnata da un atteggiamento di servizio alle persone, specialmente quelle più lontane e sconosciute. Il servizio è l’anima di quella fraternità che edifica la pace”.

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